La polemica ingaggiata dai popolari sulla presenza di Berlinguer nella tessera del Pd è sbagliata per due ragioni: l’ex segretario del Pci fu un grande politico italiano e i dem sono diventati gli eredi della storia di quel partito. L’esperienza veltroniana di coabitazione tra cattolici, popolari e comunisti è finita all’indomani dell’elezione di Elly Schlein in segreteria. L’opinione di Merlo
Francamente non si capisce perché Pier Luigi Castagnetti, leader dei Popolari rimasti nel Pd, debba contestare platealmente la scelta di Elly Schlein di inserire il volto di Enrico Berlinguer nella tessera del Pd 2024.
La ritengo una polemica strumentale e sbagliata per due ragioni di fondo. Innanzitutto perché Berlinguer è stato uno dei maggiori leader politici della prima repubblica. Ha guidato il più forte partito comunista dell’occidente per ben 12 anni e, soprattutto, è riuscito, seppur nel pieno rispetto dell’ortodossia sovietica dell’epoca, a ritagliare uno spazio e un ruolo autonomi per la storia e le vicende politiche del comunismo italiano.
Un elemento, questo, che ha fatto proprio di Berlinguer uno dei principali leader della storia del comunismo internazionale. Oltreché, e come ovvio, del comunismo nel nostro Paese.
In secondo luogo, e a prescindere dalla proposta di Elly Schlein, è noto a tutti – almeno credo – che il Partito democratico progressivamente nella sua storia è diventato il naturale erede della della gloriosa e nobile esperienza politica del Pci/Pds/Ds.
L’intuizione originaria di unire le principali culture riformiste – soprattutto la storia della sinistra ex e post comunista e una parte del cattolicesimo politico italiano – nello stesso partito o contenitore elettorale si è esaurita abbastanza velocemente e oggi il Pd è un’area politica radicalmente diversa rispetto ad un passato anche solo recente.
E proprio l’arrivo della Schlein al comando ha rappresentato la naturale e fisiologica chiusura di quella fase inaugurata con Walter Veltroni nel lontano 2007.
Perché oggi parliamo di un partito che esprime, e del tutto legittimamente, un profilo politico e culturale di una sinistra massimalista e libertaria che, non a caso, individua nei populisti dei 5 Stelle, nella sinistra radicale di Nicola Fratoianni e nell’ambientalismo fondamentalista di Angelo Bonelli i naturali interlocutori e alleati per costruire un progetto politico e di governo.
Detto questo, e per fermarsi a queste due sole ragioni, quello che invece stupisce e incuriosisce è la tesi di coloro – a cominciare dai Popolari rimasti in quel partito – che a loro volta si stupiscono della scelta della Schlein per la tessera Pd del 2024.
Stupisce perché tutti sanno che quel partito non centra più nulla con la storia, la cultura, i valori e la stessa prassi del cattolicesimo popolare e sociale italiano. Che, non a caso, fatica a riconoscersi in un partito dove la gerarchia dei valori e lo stesso progetto politico sono distinti e distanti, per non dire alternativi, rispetto alla storica cultura politica dei cattolici impegnati nella vita pubblica.
Ecco perché è del tutto condivisibile l’iniziativa della Schlein di dedicare proprio a Berlinguer la tessera del Pd 2024. Per un fatto innanzitutto di coerenza, di trasparenza e di lungimiranza del nuovo corso del Pd. E la Schlein, checché se ne dica o se ne pensi, è una leader politica e culturale coerente. Come lo dovrebbero essere, su un fronte alternativo, quelli che continuano a dichiararsi Popolari nel Pd.