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Mosca pensa al divieto di TikTok. Crepe tra Putin e Xi

ll potente Roskomnadzor deciderà l’8 maggio se bloccare o meno l’app. Dietro alla questione della localizzazione dei dati c’è l’accordo anti fake news tra il social e Kyiv

L’amicizia “senza limiti” siglata dai leader di Russia e Cina, Vladimir Putin e Xi Jinping, pochi giorni prima dell’invasione russa dell’Ucraina potrebbe non bastare a salvare TikTok. L’app, di proprietà della cinese ByteDance, rischia infatti il divieto  delle autorità di Mosca.

L’Associazione russa degli utenti professionali di social network e messaggistica si è rivolta al Roskomnadzor, ovvero il Servizio federale per la supervisione delle comunicazioni, della tecnologia dell’informazione e dei mass media. E ha chiesto di valutare il blocco di TikTok. L’autorità, impegnata nella censura e nella propaganda del Cremlino, ha risposto che valuterà il prossimo 8 maggio.

Le ragioni di questa richiesta sono ben diverse dai timori delle agenzie d’intelligence americane. Queste ultime da tempo evidenziano i rischi legati alle leggi cinesi. In particolare, quelle che possono imporre alle aziende la collaborazione, e dunque la condivisione di informazioni di tutti gli utenti, con il governo. È sulla base di queste considerazioni che il Congresso ha dato il via libera una proposta di legge di “vendita o divieto” di TikTok: in pratica, o la casa madre cinese ByteDance cede le attività negli Stati Uniti a soggetti non cinesi o l’app verrà bloccata (ma la fase di enforcement sarebbe inevitabilmente difficoltosa per le autorità).

Il pretesto dell’associazione russa sono i dati, certo. Nella richiesta viene ricordato che TikTok non ha mai comunicato pubblicamente se abbia o meno localizzato i dati dei cittadini russi, come promesso nel 2019.

La ragione della richiesta ha però molto a che fare con l’invasione dell’Ucraina e l’accelerazione successiva della Russia da autocrazia a dittatura. A confermarlo è stata Ekaterina Mizulina, figura centrale nelle cose russe riguardanti Internet e presunta amante del leader, la prima a commentare la richiesta dell’associazione. Di fatto spiegato la vera ragione che potrebbe spingere il Roskomnadzor a dire sì. L’obiettivo è quello di aumentare il numero di abbonati ai social network russi, cioè quelli controllati.

“In effetti, oggi questa piattaforma non fa altro che allontanare gli utenti dalle piattaforme nazionali che hanno sostituito TikTok”, ha sostenuto l’associazione. Il divieto di TikTok, ha spiegato la stessa, permetterà alle applicazioni sviluppate in Russia di attirare 30 milioni di utenti e la comunità professionale dei creatori dei video otterranno più opportunità per guadagnare.

Sembra c’entrare, però, anche il recente annuncio di una collaborazione tra TikTok e il Centro ucraino per la lotta alla disinformazione per contrastare la diffusione della propaganda russa sulla piattaforma. Perché, altrimenti, muoversi ora? D’altronde, è da marzo 2022, cioè dai giorni immediatamente successivi all’invasione russa dell’Ucraina, che TikTok ha deciso di impedire agli utenti russi di pubblicare nuovi contenuti. La ragione: le “implicazioni di sicurezza” della nuova legge russa contro la diffusa di cosiddette notizie false sulle forze armate. Da allora gli utenti russi di TikTok possono vedere solo i contenuti precedenti al 2022. A meno che non aggirino le restrizioni in alcuni modi, come utilizzando schede Sim straniere o reti private virtuali (VPN).

C’è un precedente, anche recente. Quello di Google, a cui un tribunale russo a novembre ha inflitto una mossa da 15 milioni di rubli (poco più di 150.000 euro) per aver ripetutamente rifiutato di localizzare i dati personali degli utenti russi in Russia. Per questo, non è chiaro se il Roskomnadzor vieterà TikTok per lo stesso reato per cui ha semplicemente multato Google.

Gli obiettivi della cosiddetta operazione militare speciale vengono prima dell’amicizia “senza limiti” che pur sta assicurando a Mosca la neutralità ambigua di Pechino? O forse Pechino guarda oltre il breve termine pensando piuttosto alla sfida al sistema internazionale lanciata assieme Mosca contro l’Occidente?

In ogni caso, la censura è diventato uno strumento fondamentale per il Cremlino per ripremere il dissenso. Come racconta un recente rapporto dell’Atlantic Council dal titolo “Undermining Ukraine: How Russia widened its global information war in 2023”, sul piano interno la Russia “ha indirizzato i suoi sforzi verso il controllo del pubblico nazionale, concentrandosi principalmente sulla limitazione dell’accesso alle informazioni”. Il think tank americano cita episodi, come l’abortito ammutinamento del gruppo Wagner nel giugno 2023, che “hanno creato un problema al Cremlino per quanto riguarda la tolleranza nei confronti di Telegram, che di fatto è servito come base digitale per Yevgeny Prigozhin e i suoi compagni”. Inoltre, viene ricordato nel documento, continuano a essere in vigore misure di censura e sorveglianza interne, tra cui la legge per limitare le reti private virtuali utilizzate per aggirare le restrizioni online”. Inoltre, il Roskomnadzor ha lanciato un sistema di sorveglianza di Internet noto come Oculus, progettato per rilevare i contenuti che il Cremlino considera indesiderabili.



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