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Ue e Cina destinati alla guerra commerciale? L’incontro Scholz-Xi

La Cina resiste alle richieste di aprire la propria economia innescando il dispiegamento delle misure di protezione da parte di Bruxelles. Il faccia a faccia a Pechino è solo una dimostrazione delle divergenze tra i 27

O lavora per riequilibrare la bilancia commerciale da 250 miliardi di euro o dovrà affrontare i dazi. È il messaggio con cui Olaf Scholz è arrivato qualche giorno fa in Cina, il principale partner commerciale della Germania, oltre alla richiesta di esercitare il suo peso sulla Russia affinché fermi l’invasione dell’Ucraina (ma anche su questo Pechino continua con la sua ambigua neutralità).

Così Bloomberg riassume la missione del cancelliere tedesco, accompagnato da una delegazione di manager tedeschi, in particolare dei colossi dell’automotive. La risposta ricevuta è un netto no alle pressioni europee e statunitensi. “Le esportazioni cinesi di veicoli elettrici, batterie al litio e prodotti solari hanno arricchito le forniture al mercato globale e attenuato la pressione inflazionistica, oltre a dare un grande contributo agli sforzi globali per affrontare il cambiamento climatico e la transizione verde”, ha detto Xi a Scholz, secondo quanto riportato dai media di Stato cinesi.

Il leader ha detto che la Cina e la Germania, che hanno firmato ieri un’importante dichiarazione di intenti sulla cooperazione nel campo della guida automatizzata e connessa, dovrebbero guardare alle questioni “obiettivamente”. Inoltre, ha messo in guardia dal protezionismo. Stanno facendo lo stesso la diplomazia e il resto del governo di Pechino (anche dal ministro Wang Wentao in visita in Italia) negli ultimi giorni, ovvero quelli dopo l’apertura di un’indagine sui sussidi all’eolico che potrebbe portare a dazi sui veicoli elettrici di fabbricazione cinese da parte dell’Unione europea.

“È normale che Pechino non gradisca che l’Unione europea si stia muovendo nei confronti delle decennali pratiche distorsive delle proprie politiche industriali e commerciali”, ha spiegato nei giorni scorsi Rebecca Arcesati, lead analyst del think tank Mercator Institute for China Studies di Berlino, a Formiche.net. Così, il governo cinese sta facendo appello in particolare alle aziende europee, “che naturalmente sono spesso avverse all’interpretazione governativa del de-risking – ovvero, la mitigazione dei rischi che sta alla base della strategia della Commissione sulla sicurezza economica”, ha aggiunto. Il quadro è quello in cui “buona parte della grande industria tedesca si mette di traverso mentre il governo cerca di ridurre i palesi rischi sistemici derivanti da un’eccessiva dipendenza della Germania dalla Cina”, ha dichiarato ancora l’esperta.

Secondo Bloomberg sta “diventando più chiaro” che l’Unione europea e la Cina “rischiano di entrare lentamente in una guerra commerciale, poiché Pechino resiste alle richieste di aprire la propria economia, innescando il dispiegamento delle misure di difesa” da parte dei 27. E ciò che sta accadendo attorno alle tecnologie verdi, con veicoli elettrici e parchi eolici tra i settori al centro dell’attenzione europea, lo dimostra. La missione di Scholz, accompagnato dai vertici dell’automotive della Germania e attento a parlare dei vantaggi economici offerti dalla Cina al suo Paese piuttosto che delle politiche europee di de-risking, dimostrano invece le divergenze tra i Paesi membri dell’Unione europea quando si tratta di Cina, che trae enorme vantaggio dal divide et impera.

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