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Un’alleanza di democrazie. Il segreto del successo della Nato per Minuto-Rizzo

La Nato è l’unica organizzazione politico-militare al mondo in grado di operare a lunga distanza riunendo forze di Paesi anche molto diversi fra loro. A 75 anni dalla sua fondazione, l’Alleanza Atlantica rimane non solo un baluardo a difesa dei suoi Stati membri, ma è anche un’organizzazione politica che unisce le grandi democrazie Occidentali, i cui interessi finiscono per coincidere. L’analisi dell’ambasciatore Alessandro Minuto Rizzo, presidente della Nato Defense College Foundation e già segretario generale ad interim dell’Alleanza Atlantica

I dodici ministri degli Esteri, tra cui il conte Carlo Sforza per l’Italia, che il 4 Aprile 1949, riuniti a Washington, firmarono il Trattato dell’Alleanza Atlantica sarebbero molto sorpresi se fossero qui. Oggi l’Alleanza ha raggiunto il numero record di 32 Paesi membri e circa quaranta partner con varie formule. In un incontro di chi scrive con la commissione Esteri della Dieta giapponese qualche anno fa, alla domanda “perché vi interessa la Nato?” la risposta fu “perché è un’organizzazione di successo”.
In passato l’Alleanza ha avuto sostenitori e avversari, ma non vi è dubbio che si sia rivelata molto efficiente. In realtà è l’unica organizzazione politico-militare al mondo in grado di operare a lunga distanza riunendo forze di Paesi anche molto diversi fra loro. Molti ne parlano, nelle contingenze attuali di crisi, ma pochi la conoscono da vicino. Di solito passa per uno strumento militare che interviene con la forza in certe occasioni controverse.

In realtà è molto di più! Parliamo di una organizzazione che unisce le grandi democrazie che si riconoscono nei valori Occidentali. È quindi una realtà innanzi tutto politica, con uno strumento militare. Ha un rapporto fra civili e militari con caratteristiche uniche per il rispetto dei ruoli di ciascuno. Non è una organizzazione internazionale in senso proprio e ha la caratteristica di agire “per consenso”. Lo abbiamo visto nella recente adesione della Svezia dove il processo non si è concluso fino a quando, la Turchia prima, l’Ungheria dopo, non hanno dato il loro assenso. In altre parole nella Nato non esiste il voto per decidere, ed è una caratteristica unica che vale la pena di sottolineare.

Anche per quanto riguarda il bilancio ci sono dei malintesi. Perché? Nel dibattito pubblico si fa spesso riferimento a percentuali del Pil da destinare alla difesa. Gli Stati Uniti, sia pure con toni diversi a seconda dell’amministrazione, spingono gli europei ad aumentare il loro contributo perché ritengono di sopportare un peso finanziario sproporzionato. Non si può comunque negare che la Nato abbia reso storicamente servizio all’Europa, che ha potuto progredire e svilupparsi nel corso dei decenni della guerra fredda, proprio per l’ombrello protettore dell’Alleanza garantito dagli Stati Uniti.

Fatta questa digressione, il bilancio della Nato è molto modesto e serve per coprire i costi delle spese comuni per la sede, il suo personale, pochi comandi e alcune attività operative comuni. In altre parole la struttura dell’Organizzazione costa poco. Cosa vuol dire? Che trattandosi propriamente di un’alleanza, sono i Paesi stessi ad assumersi i propri costi. Non vi è un importante bilancio comune, come è nel caso della Ue. Ogni Paese membro sostiene il peso di quello che effettivamente fa nel caso specifico. Non vi è alcuna dimensione sovranazionale. In questo senso Unione europea e Nato sono molto diverse, il che non vuol dire che siano disarmoniche. Anzi, con l’andare del tempo, si registrano sempre maggiori aree di convergenza, per interessi e valori comuni, tenendo conto che i membri sono quasi gli stessi.

Quale futuro? L’aumento dei Paesi rende più complesso il consenso politico data la crescente diversità. Rimane però il fatto che le democrazie alla fine finiscono per convergere su interessi comuni. Per quanto riguarda l’Italia, non si insiste mai abbastanza che il Paese che ha sempre contribuito in modo esemplare sia alle politiche che al funzionamento della Nato, il suo valore aggiunto è stato più volte dimostrato nel corso della storia. Ciò vale per le crisi balcaniche, come per l’Afghanistan e la partecipazione attiva in ogni area.

Complessivamente gli interessi italiani sono ben difesi. Vi è una dimensione di particolare interesse nazionale che è quella del Nord Africa, del Medio Oriente e dei Balcani. Proprio in questi mesi si discute seriamente su come aggiornare la strategia comune e come rinverdire i partenariati storici alla luce delle nuove realtà. Si tratta di un tema che verrà portato per decisione al prossimo vertice dell’Alleanza di Washinton nel mese di luglio.



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