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Fentanyl ma non solo. Il viaggio di Blinken in Cina visto da Berg (Csis)

Secondo l’esperto, Washington fa bene a chiedere a Pechino un maggior controllo sui precursori di questa droga sintetica che sta causando una crisi sociale in America. Ma questo tema “non può diventare il punto di partenza di una cooperazione più ampia”. Piuttosto, Xi lo userà come leva su altri dossier

Che Antony Blinken, segretario di Stato americano, abbia incontrato Xi Jinping, leader cinese, oggi, in occasione della sua seconda visita a Pechino, è una notizia positiva pensando all’obiettivo dichiarato dalle due superpotenze: mantenere aperti i canali di comunicazione militari per evitare “incidenti” e lavorare assieme nella lotta al narcotraffico e sull’intelligenza artificiale.

Al fine di stabilizzare i rapporti con Washington per ragioni interne, Pechino ha scelto toni concilianti. E qualche passo in avanti è stato compiuto, come dimostra l’annuncio dei primi colloqui formali, nelle prossime settimane, per rispondere congiuntamente alle comuni preoccupazioni riguardanti l’uso dell’Intelligenza Artificiale. Inoltre, Blinken ha incontrato, tra gli altri, anche Wang Xiaohong, ministro della Pubblica sicurezza, con cui ha affrontato un altro dei temi su cui Biden e Xi avevano cercato di migliorare il dialogo: il contrasto al traffico di fentanyl. A gennaio è stato inaugurato a Pechino il gruppo di lavoro bilaterale antinarcotici, con un focus sui precursori chimici per ottenere questa droga sintetica più potente dell’eroina.

“Gli Stati Uniti hanno ragione nel pensare che il governo cinese potrebbe avere molto un maggiore controllo” sui precursori, commenta Ryan Berg, direttore del programma Americhe del Center for Strategic and International Studies di Washington, a Formiche.net. L’esperto si dice “scettico” nell’attribuire al governo cinese il controllo del commercio del fentanyl, che negli Stati Uniti rappresenta una vera e propria crisi sociale. “La Cina sa di trarre vantaggio da un’America debole al suo interno” ma “non definirei” il suo coinvolgimento “come un ruolo attivo, in altre parole un governo criminale”.

Tuttavia, continua Berg, la cooperazione sul fentanyl “non può diventare il punto di partenza di una cooperazione più ampia”. Pechino intende utilizzarla come strumento negoziale, come “leva per cercare di arrivare a un rapporto meno conflittuale”. Per esempio, per evitare pressioni su altri dossier. A tal proposito, Berg ricorda come una delle condizioni poste da Pechino per l’apertura di questo dialogo sia stata la rimozione delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti sull’Istituto di scienze forensi del ministero della Pubblica sicurezza, accusato di aver avuto un ruolo delle violazioni dei diritti umani contro gli uiguri nello Xinjiang.

Se Pechino dovesse ritenere la relazione con gli Stati Uniti troppo conflittuale, “è probabile” che interrompa la cooperazione sul fentanyl, osserva ancora Berg. Rimangono, infatti, “tanti problemi” da risolvere tra Stati Uniti e Cina, come ha dichiarato Xi auspicando, con la tradizionale narrazione cinese, che Washington e Pechino siano partner e non rivali.

Le aspettative sul viaggio di Blinken non erano altissime da entrambe le parti. Soltanto questa settimana ci sono stati la firma del presidente americano Joe Biden sulla legge “sell or ban” su TikTok e il via libera a uno stanziamento per aiuti militari a Taiwan senza precedenti. Senza dimenticare le questioni commerciali e la libertà di navigazione nel Mar cinese meridionale. C’è poi la guerra in Ucraina con Mosca che farebbe difficoltà a sostenere l’offensiva in corso senza il sostegno di Pechino, ha detto Blinken (che ha appreso proprio a Pechino dell’imminente viaggio nella capitale cinese del leader russo Vladimir Putin). Inoltre, il conflitto in Medio Oriente: Blinken ha invitato la Cina a sfruttare la sua influenza “per dissuadere l’Iran e i suoi proxy dall’allargamento del conflitto”.  Infine, i tentativi cinesi di “influenzare e probabilmente interferire” con le prossime elezioni statunitensi, nonostante un precedente impegno del leader Xi a non farlo, come ha spiegato oggi Blinken alla Cnn.

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