La comparsa massiccia dei droni sul campo di battaglia e dei nuovi tipi di munizione ha reso evidenti le vulnerabilità delle piattaforme terrestri, pensate e progettate per conflitti dove le minacce erano tecnologicamente diverse. La concezione stessa di Mtb ed Ifv, così come pensata tra la fine degli anni ’70 e le guerre dei primi anni 2000, sull’onda delle esperienze ucraine, è soggetta in questa fase ad un’ampia revisione, in particolare per quanto concerne mobilità, corazzatura ed armamento. L’analisi di Filippo Del Monte, Geopolitica.info
La guerra in Ucraina – ma anche alcune vicende della seconda guerra nel Nagorno-Karabakh del 2020 – ha riportato al centro delle riflessioni l’importanza della componente corazzata delle forze terrestri.
Il carro armato ed il mezzo blindato da combattimento per la fanteria stanno rivestendo un ruolo centrale nelle evoluzioni delle manovre a contatto, proprio come l’artiglieria sta confermando il proprio essenziale compito di supporto alla manovra e, in alcuni episodi, anche di strumento di manovra.
La comparsa massiccia dei droni sul campo di battaglia e dei nuovi tipi di munizione ha reso evidenti le vulnerabilità delle piattaforme terrestri, pensate e progettate per conflitti dove le minacce erano tecnologicamente diverse. La concezione stessa di Mtb ed Ifv, così come pensata tra la fine degli anni ’70 e le guerre dei primi anni 2000, sull’onda delle esperienze ucraine, è soggetta in questa fase ad un’ampia revisione, in particolare per quanto concerne mobilità, corazzatura ed armamento. Ma gli sviluppi teorico-prototipali (eccezion fatta per alcune modifiche effettuate sul campo già oggi, ma con effetto provvisorio) potranno diventare realtà solo nel medio periodo.
Dunque, a fronte dei programmi di sviluppo, gli eserciti hanno necessità ora di avere a disposizione mezzi che, seppur non all’avanguardia, possano comunque essere considerati adatti a sostenere lo sforzo di un conflitto convenzionale che implichi la presenza sul campo di battaglia di munizioni circuitanti e proiettili di nuova generazione.
Questo semplice concetto – che è qualcosa di diverso rispetto a quello che è stato definito come “accanimento terapeutico” nell’aggiornare piattaforme ormai vetuste – è alla base del programma di ammodernamento del carro armato italiano C1 Ariete alla sua versione C2, che deve essere condotta parallelamente all’acquisizione e produzione del Leopard 2A8 nella sua versione “IT” e degli sviluppi del programma Armored Infantry Combat System (Aics), definito come il “Gcap dell’Esercito”.
Il carro C1 Ariete presenta innumerevoli problematiche in relazione alla presenza degli Mtb su un campo di battaglia contemporaneo ed il suo ammodernamento può costituire solo un palliativo per quanto riguarda l’insufficiente corazzatura – figlia del sottodimensionamento dell’apparato motore – che lo rende, con molta probabilità, inadatto agli scontri, o comunque soggetto a molti danni, anche nella sua versione C2.
I miglioramenti nella corazzatura e nell’armamento secondario del C2 Ariete sono frutto delle esperienze operative maturate dall’esercito italiano durante i conflitti in Medio Oriente dello scorso quindicennio; qualcosa concettualmente lontano da una guerra convenzionale. Ma nel frattempo quella dell’ammodernamento dell’Ariete è stata l’unica strada – non tanto in termini di volontà tecnica ma di risorse finanziarie della Difesa – percorribile.
La tendenza più generale nel campo delle corazzature dei veicoli terrestri risulta essere quella legata ad un miglioramento delle blindature oggi esistenti, che per il tipo di materiali utilizzati possano garantire, oltre ad una elevata protezione del carro – dunque di sopravvivenza dell’equipaggio che lo occupa – anche una migliore capacità di manovra del mezzo.
La guerra in Ucraina ha confermato, qualora ce ne fosse stato bisogno, che il fulcro sia della manovra che della battaglia resti indissolubilmente ancorato alle armi di linea (fanteria e cavalleria), specie se utilizzate in formula mista di fanteria meccanizzata e corazzati.
L’utilizzo massiccio dei droni-kamikaze sul campo di battaglia non ha diminuito l’importanza tattica del carro armato, ma ha reso imprescindibile una riflessione sull’efficacia delle corazzature attualmente in dotazione ai principali tank.
Non è un caso che per carri armati di nuova concezione, come il Challenger 3 britannico, l’ammodernamento della corazzatura – con lo sviluppo di corazze composite passive Epsom all’esterno e Farnham all’interno del carro – rivesta un ruolo centrale, quanto quello dell’armamento. Ciò è valido anche per il Leopard 2 nelle varie versioni attualmente in servizio. Si tratta di due esempi tra i più importanti dell’attuale campionario dell’industria della Difesa terrestre.
Lo stesso ragionamento vale per gli Infantry Fighting Vehicles, i quali svolgono un ruolo centrale nelle operazioni condotte dalla fanteria. Esattamente come i carri armati, la gran parte dei veicoli da combattimento per fanteria non sono equipaggiati per resistere agli attacchi di armi come i nuovi tipi di missili anticarro o le munizioni circuitanti.
Gli scenari contemporanei mostrano, al contrario, quanto letali possano essere i droni lanciati contro piattaforme o gruppi di soldati. In tale contesto la funzione antidrone degli Ifv diventa quella più importante. Così, mentre agli Mtb può essere affidato un compito offensivo, agli Ifv spetta quello di sostegno e difesa.
Del resto, è sempre più evidente che gli Ifv, per essere impiegati efficacemente sul campo, devono essere progettati già ab origine quali piattaforme nodali, cioè integrabili negli scenari multidominio della guerra moderna che, chiaramente, non esclude le operazioni terrestri e che, anzi, in esse ha il suo fulcro.
Laser, sistemi Ecm, mitragliatrici e cannoni a fuoco rapido sono gli strumenti più idonei ad equipaggiare un veicolo da combattimento per trasformarlo in una piattaforma antidrone.
Cannoni e mitragliatrici hanno dimostrato tutta la loro versatilità ed utilità specie contro droni a bassa quota, munizioni circuitanti e artiglieria. Le prove sul campo, non solo su terra ma anche nel mare, mostrano quanto importante sia disporre di piattaforme equipaggiate con cannoni a fuoco o rapido.
Nell’ambito del programma dell’esercito italiano per lo sviluppo di un nuovo Armored Infantry Combat System (Aics) la funzione di principale arma antidrone dovrebbe essere svolta dal nuovo cannoncino da 30 mm della famiglia Hitfist di Leonardo.
Anche sul fronte delle corazzature sarà necessario innestare la riflessione relativa agli Ifv in quella già in atto per gli Mtb, ricordando, però, di pari passo, che una delle caratteristiche fondamentali da garantire ad un veicolo da combattimento per la fanteria deve essere l’elevata mobilità della piattaforma.