Il vicepresidente del Senato è a Taipei per la cerimonia di inizio mandato del nuovo presidente Lai. Siamo uniti dai valori di “pace, libertà e democrazia”, dice sottolineando l’importanza (anche per noi) di difendere lo status quo e non cedere a Pechino. Al G7: “Taipei sia coinvolta nell’Oms”
Taipei (Taiwan). È la condivisione da parte di Italia e Taiwan di “valori di pace, libertà e democrazia” che ha portato Gianmarco Centinaio, vicepresidente del Senato, a Taipei per la cerimonia di inaugurazione del nuovo presidente taiwanese William Lai Ching-te e della vicepresidente Hsiao Bi-khim. Il senatore della Lega guida una delegazione del gruppo interparlamentare di amicizia Italia-Taiwan. Con lui ci sono altri due esponenti della maggioranza, entrambi di Forza Italia: Licia Ronzulli, anche lei vicepresidente del Senato, e la senatrice Daniela Ternullo.
Il discorso odierno di Lai contiene “segnali importanti di pace in un momento critico per il mondo, basti pensare alle notizie che arrivano dall’Iran”, commenta Centinaio a Formiche.net, spiegando di aver molto apprezzato le parole del nuovo presidente taiwanese. “Anche i riferimenti alle libere elezioni e all’importanza del fatto che la maggioranza rispetti la minoranza e la minoranza riconosca la maggioranza”, aggiunge. “Anche alla luce dei pochi Paesi europei presenti oggi, l’Italia può giocare un ruolo anche in Europa, facendo comprendere l’importanza di Taiwan non soltanto dal punto di vista economico ma anche sotto il profilo politico”, dice ancora il vicepresidente del Senato.
Ieri la delegazione italiana è stata ospite del ricevimento di Stato promosso dalla presidente uscente Tsai Ing-wen, che Centinaio aveva incontrato meno di un anno fa nella capitale taiwanese in una delle sue quattro missioni a Taipei. In quell’occasione, il vicepresidente del Senato aveva spiegato a Formiche.net che “Taiwan chiede all’Italia e all’Occidente di non essere lasciata sola”. E ancora: “La paura dei taiwanesi è di subire lo stesso trattamento dell’Afghanistan, abbandonato al proprio destino. Ma in quell’isola risiede un importante presidio di democrazia che merita di essere sostenuto e coltivato”. Quella visita, aveva aggiunto Centinaio, era un altro segnale, assieme al lavoro sui piani diplomatico commerciale, economico, culturale e anche militare, dell’attenzione “per un’area strategica” che dà “prestigio all’Italia agli occhi dei Paesi interessati e dei partner internazionali”.
Questo momento è particolare per l’Italia. Manca meno di un mese al summit dei leader G7 che Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, ospiterà a Borgo Egnazia, in Puglia. Un mese più tardi Meloni volerà a Pechino per il primo incontro con Xi Jinping dopo il mancato rinnovo del memorandum d’intesa sulla Via della Seta. Sarà l’occasione per discutere con il leader cinese anche i risultati del G7. Come ha spiegato nei giorni scorsi l’ambasciatrice Elisabetta Belloni, sherpa G7 a Palazzo Chigi, in Puglia si parlerà non solo di Africa, che sarà il focus, ma anche di Cina. In particolare, di come “collaborare” sulle “sfide globali, come i cambiamenti climatici”, ma allo stesso affrontarne “l’assertività” “cercando un maggiore equilibrio nei rapporti commerciali”, “garantendo la nostra sicurezza economica e non solo”. È necessario, aveva dichiarato ancora l’ambasciatrice definendo il G7 come il “comitato direttivo” delle democrazie e delle economie liberali, “vedere come attuare politiche di reshoring e di derisking dando alla Cina comunque la possibilità di competere”.
Commentando i prossimi impegni internazionali della presidente del Consiglio, Centinaio dice: “L’Italia deve comportarsi da Italia, cioè da Paese autorevole, democratico e indipendente da pressioni esterne. La politica estera dell’Italia non può essere decisa da altri, men che meno dalla Repubblica popolare cinese. È fondamentale che il governo quantomeno difenda il mantenimento dello status quo. Meloni, prima di diventare presidente del Consiglio, ha parlato di status quo e di Taiwan come Paese da rispettare. Spero non abbia cambiato idea”.
Nelle scorse settimane il senatore Centinaio ha presentato una mozione parlamentare per chiedere al governo, anche in occasione della presidenza del G7, “un deciso impegno diplomatico rivolto al mantenimento dello status quo nello Stretto di Taiwan”. Si tratta, spiega, “di un obiettivo fondamentale per impedire una pericolosa escalation militare, che sarebbe drammatica non solo per i cittadini taiwanesi, ma per tutta l’area, con importanti ripercussioni economiche e geopolitiche anche in Occidente”. Basti pensare al settore dei semiconduttori: il mondo, e in particolare l’Europa, non è pronto a un blocco navale e ai suoi effetti sull’industria dei chip, dati il ruolo centrale di Taiwan nel processo produttivo e la centralità degli stessi nella vita quotidiana.
Sempre con riferimento al G7, Centinaio conclude con un invito alla presidenza italiana oltre che agli altri Paesi membri: “È necessario far passare il messaggio che Taiwan deve essere coinvolta nell’Organizzazione mondiale della sanità”.