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Auto elettriche. La Cina avanza, gli Usa studiano i dazi e l’Ue…

Di Erik Brattberg e Jacopo Pastorelli

L’Ue si trova alle prese con la crescente importanza delle auto di fabbricazione cinese. Le aziende di Pechino hanno guadagnato terreno nei mercati europei, beneficiando di dazi di importazione preferenziali. Nell’ottobre 2023, la Commissione ha avviato un’indagine sui sussidi statali per i veicoli elettrici di produzione cinese, concentrandosi in particolare sulle auto prodotte dalle società cinesi Byd, Saic e Geely. Ecco perché nell’analisi di Erik Brattberg, senior vice president presso Albright Stonebridge Group, e Jacopo Pastorelli, intern presso Albright Stonebridge Group

L’Unione europea si sta orientando verso una maggiore attenzione alla sicurezza economica, che mira a ridurre i rischi dei legami commerciali con la Cina, intensificando anche gli sforzi per frenare la dipendenza da Pechino per i veicoli elettrici. Nell’ottobre 2023, la Commissione ha avviato un’indagine sui sussidi statali per i veicoli elettrici di produzione cinese, concentrandosi in particolare sulle auto prodotte dalle società cinesi Byd, Saic e Geely.

L’indagine nasce dalle crescenti preoccupazioni sulla dipendenza del settore automobilistico europeo (un’industria-chiave, che rappresenta il 7% della forza-lavoro dell’Ue) che sarà eclissato dalle auto cinesi meno costose, con le quali Pechino detiene il dominio della catena di approvvigionamento. Il Dragone ha da tempo identificato i veicoli elettrici come un settore strategico, pubblicizzandolo come una priorità di ricerca e sviluppo già nel 2001 e aprendo la strada alla propria leadership di mercato.

Nell’ultimo decennio il governo cinese ha distribuito oltre 40 miliardi di dollari in sussidi al settore per migliorare la capacità e la produzione delle batterie. Mentre la Cina ha fatto affidamento su alcuni trasferimenti di tecnologia estera per sostenere la propria industria, aziende nazionali come Catl, Byd e Calb detengono dei brevetti all’avanguardia frutto di anni di ricerca e lavoro in questo settore.

Inoltre, gli enti cinesi possiedono oltre il 50% di tali brevetti attivi a livello globale per le batterie agli ioni di sodio, considerate la prossima generazione di batterie per veicoli elettrici, superando gli ex leader del settore negli Stati Uniti e in Giappone. Mentre il panorama automobilistico passa ai veicoli elettrici, l’Ue si trova alle prese con la crescente importanza delle auto di fabbricazione cinese. Le aziende cinesi hanno guadagnato terreno nei mercati europei, beneficiando di dazi di importazione preferenziali (10% rispetto al 27,5% negli Stati Uniti) e allineandosi con gli obiettivi climatici dell’Unione.

Le auto elettriche di fabbricazione cinese godono di un enorme differenziale di prezzo nell’Ue, che ammonta in media a 32mila euro rispetto ai 56mila euro dell’Europa. Di conseguenza, le esportazioni cinesi di questi veicoli verso l’Ue sono aumentate vertiginosamente e hanno contribuito a un deficit commerciale da record con la Cina. Inoltre, diversi produttori cinesi hanno annunciato piani per aprire stabilimenti in Europa, con case automobilistiche europee come Volkswagen che hanno stretto partnership con società cinesi di batterie elettriche.

Un recente investimento di Byd in una fabbrica in Ungheria, proprio sul corridoio ferroviario della Belt and road initiative cinese, ha aumentato le preoccupazioni sulla presenza manifatturiera di Pechino in Europa. L’indagine sui sussidi di Bruxelles è fortemente sostenuta dalla Francia, mentre la Germania e la sua industria automobilistica sono scettiche per paura di ritorsioni cinesi.

L’Italia sta valutando un nuovo quadro di incentivi per l’acquisto di veicoli elettrici, seguendo l’approccio francese e tentando di proteggere la propria industria automobilistica dalle importazioni cinesi. Guardando al futuro, la Commissione europea ha pochi mesi a disposizione per completare l’indagine e proporre misure provvisorie (ad esempio sui prezzi).

Bruxelles e Pechino non sono estranee ai contrasti commerciali: in precedenza hanno avuto una disputa sui sussidi per i pannelli solari di fabbricazione cinese. Sebbene la controversia sia stata risolta tramite una soluzione negoziata, si tratta di un risultato improbabile nel caso dei veicoli elettrici, perché l’Ue preferirebbe forse imporre dazi compensativi sulle importazioni dalla Cina (fino al 20%) per affrontare il differenziale di prezzo.

Nonostante Pechino abbia condannato l’indagine dell’Ue definendola “protezionistica” e avvertendo che potrebbe peggiorare le relazioni commerciali, queste dichiarazioni hanno avuto scarso effetto sui leader europei. Al vertice Ue-Cina del dicembre 2023, von der Leyen ha continuato a puntare sulla riduzione dei rischi per diversificare le catene di approvvigionamento e aumentare la resilienza. Oltre all’indagine sui veicoli elettrici, sono allo studio anche altre ricerche dell’Ue sui sussidi cinesi all’energia eolica e all’acciaio.

L’agenda di riduzione dei rischi dell’Unione, guidata da von der Leyen, che mira a ridurre le dipendenze critiche dalla Cina nella produzione di veicoli elettrici, batterie e tecnologie sensibili, è entrata nel vivo. Nell’ambito degli ultimi progressi di questa indagine, gli investigatori della Commissione europea sono pronti a ispezionare le case automobilistiche cinesi Byd, Geely e Saic, tra gennaio e febbraio, una visita che probabilmente determinerà la volontà dell’Ue di imporre misure commerciali restrittive a Pechino.

Analisi pubblicata sulla rivista Formiche 199


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