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Come affrontare il tema della disinformazione. L’intervento di Caligiuri

Viviamo in una vera e propria società della disinformazione che si manifesta in un modo molto preciso: la dismisura dell’informazione da un lato e il basso livello di istruzione dall’altro. Questa circostanza determina un corto circuito cognitivo che allontana dalla sempre difficile comprensione della realtà. L’intervento di Mario Caligiuri, presidente della Società Italiana di Intelligence, ospite oggi 9 maggio a Roma dell’evento dal titolo “La disinformazione invincibile”

La disinformazione rappresenta l’emergenza educativa e democratica di questo tempo. Non è certamente un fenomeno nuovo, ma adesso attraverso le tecnologie digitali arriva in modo pervasivo direttamente a ognuno di noi. Infatti, ritengo che oggi il campo di battaglia per la conquista del potere sia rappresentato dalla mente delle persone, oltre la quale non può esserci altro. Al dominio dei mari, del centro della terra, dell’aria e dello spazio è subentrato, attraverso il cyberspazio, la mente delle persone.

Dal mio punto di vista, viviamo in una vera e propria società della disinformazione che si manifesta in un modo molto preciso: la dismisura dell’informazione da un lato e il basso livello di istruzione dall’altro. Questa circostanza determina un corto circuito cognitivo che allontana dalla sempre difficile comprensione della realtà.

La disinformazione è all’ordine del giorno, si susseguono libri e dibattiti. Si attribuisce ad alcuni e si tace di altri.

Secondo me, la disinformazione è un dato strutturale e intenzionale, che viene utilizzato diffusamente: governi, partiti e multinazionali su tutti.

Il dibattito invece verte principalmente sulle fake news, che rappresentano, in genere, la forma meno dannosa e più facilmente individuabile di questo fenomeno sociale.

Stiamo vivendo contemporaneamente in tre mondi: fisico, digitale e ibridato tra uomo e macchina. Quest’ultima dimensione sembra essere, secondo lo studioso statunitense Kevin Kelly, “inevitabile”.

Le piattaforme digitali stanno diventando realtà, per cui è possibile trasmettere il proprio pensiero senza proferire parola e da qualsiasi luogo.

Una metamorfosi del mondo è alle porte, anzi è già in atto. Occorre prima di tutto capire quello che sta davvero accadendo ma siamo in difficoltà perché stiamo utilizzando parole, concetti culturali, categorie mentali, regole giuridiche, teorie pedagogiche che fanno riferimento in gran parte a un mondo che è in via di estinzione.

Ci sono in questo momento delle possibilità di comprensione, di resistenza e di costruzione consapevole? Le trasformazioni sociali sono sempre più rapide ed essendo dettate principalmente dalle tecnologie, superano la nostra capacità cerebrale di comprenderle.

Una delle poche armi che potremmo utilizzare è rappresentata dall’educazione. Dobbiamo però essere consapevoli che si tratta di un’arma spuntata perché i risultati dei processi educativi si constatano dopo tempo e il sistema dell’istruzione non rappresenta una soluzione ma fa parte del problema.

Ma alla crisi dell’educazione occorre rispondere con un’educazione basata sulla qualità e sul merito, inteso come strumento fondamentale di giustizia sociale per consentire ai figli delle famiglie svantaggiate e dei territori svantaggiati di poter tentare di superare i limiti di partenza. Appunto per questo occorre cercare di comprendere la realtà. Ricorda lo storico israeliano che “in un mondo sommerso da informazioni irrilevanti la lucidità è potere”.

Pertanto, affrontare il tema della disinformazione significa porre al centro del dibattito pubblico una riflessione non più rinviabile sull’educazione, fuoriuscendo da affermazioni astratte e retoriche, che, come stiamo constatando negli ultimi decenni, hanno determinato nelle politiche dell’istruzione un “facilismo amorale” che ha allargato in modo consistente le distanze sociali tra i figli delle famiglie ricche e i figli delle famiglie povere.


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