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I motivi dietro la proposta di cessate il fuoco di Putin. Tregua o tattica?

Indiscrezioni pervenute a Reuters riportano come Putin sarebbe pronto ad un cessate-il-fuoco sull’attuale linea del fronte. Nonostante il fallimento della proposta di Macron per una tregua olimpica e il rifiuto ucraino a tregue di sorta, quella del Cremlino resta un’apertura da analizzare

Vladimir Putin potrebbe essere pronto ad un cessate il fuoco sull’attuale linea del fronte. Riporta così Reuters, citando quattro fonti russe, al corrente delle discussioni nell’entourage del leader del Cremlino e in posizioni di spessore nei mondi della politica e degli affari in Russia. Tre di essi affermano che Putin sarebbe frustrato in merito alla difficoltà di intavolare trattative, cosa che lui imputerebbe sia al rifiuto del presidente ucraino Volodymyr Zelensky sia ad influenze occidentali. Due dei quattro hanno anche sostenuto che ritengono le attuali conquiste sufficienti a “vendere una vittoria” al popolo russo. 

Mentre i ministeri degli Esteri e della Difesa ucraini non hanno risposto alle domande di Reuters, il portavoce di Putin, Dimitrij Peskov ha detto che il leader del Cremlino aveva già precedentemente chiarito di essere aperto al dialogo.

Un passo indietro

La notizia arriva nella stessa settimana della questione “tregua olimpica”. Il presidente francese Emmanuel Macron aveva proposto di fermare tutti i conflitti mondiali in occasione dei giochi di Parigi, ma Putin ha seccamente rifiutato, citando il trattamento “ingiusto” riservato agli atleti russi. In generale, l’Ucraina si è sempre detta contraria a proposte di cessate-il-fuoco. Questo perché, secondo Kyiv, una tregua non sarebbe propedeutica ad intavolare negoziati di pace (meno che mai negoziati per la pace che gli ucraini vorrebbero), ma solo a consentire ai russi di riorganizzarsi per riprendere l’offensiva o per consentirgli di “congelare il conflitto” a tempo indeterminato, bloccando senz’altro l’ingresso di Kyiv in Ue e nella Nato e, potenzialmente, riservandosi di riaprire il conflitto in futuro. Quelli ucraini sono timori giustificati: i russi hanno dimostrato a più riprese di non essere credibili nel loro prendere impegni e, soprattutto, il congelamento della situazione Crimea-Donbass figlia del 2014 ha creato una frontiera militarmente più vantaggiosa all’attacco russo nel 2022.

E stavolta?

Si può analizzare la proposta russa riportata da Reuters alla luce dei principali sviluppi recenti: l’offensiva russa e gli aiuti statunitensi. Le truppe di Mosca hanno senz’altro ottenuto alcuni vantaggi tattici ultimamente, tornando nella regione Kharkiv; gli ucraini sono sulla difensiva, e dal fronte si susseguono notizie di logorio di truppe e di scarsezza di materiale bellico. Nel mentre, l’annuncio dell’ultimo “super pacchetto” a stelle e strisce è accompagnato da aspettative di nuovo cambiamento degli equilibri, stavolta a favore ucraino. Tutto lascerebbe presupporre un interesse russo di insistere con l’offensiva, con la speranza di rompere le linee ucraine prima dell’arrivo di tutto il nuovo equipaggiamento americano. Di conseguenza, se Putin stesse effettivamente considerando un cessate-il-fuoco sul fronte corrente, si potrebbe pensare che a Mosca ritengano impossibile ottenere veri successi strategici a breve termine. Si tratterebbe, quindi, di una dimostrazione di debolezza. 

Questo non escluderebbe una più ampia chiave di lettura “politica”, che consideri le elezioni estive in Unione europea e Regno Unito, quelle di novembre negli Usa e il recente cambiamento al vertice del ministero della Difesa russo. In quest’ottica si potrebbe intravedere una logica diversa per il cessate-il-fuoco nella mente di Putin, che diverrebbe, come da sempre paventano a Kyiv, un mezzo bellico. A Shoigu è succeduto Belousov, un economista la cui nomina è stata letta da molti come manifestazione della volontà di rendere la macchina industriale bellica russa più efficiente, in vista di un conflitto di lunga durata. In parallelo, a Rishi Sunak dovrebbe succedere Keir Starmer, che, pur rimanendo grande sostenitore di Kyiv, indirizzerà più fondi verso la politica interna, a scapito di Difesa (il ministro Shapps ha annunciato l’ambizione di portare la spesa militare al 3% del Pil, contro un impegno laburista fermo al 2,5%) e Politica Estera. Le elezioni europee dovrebbero vedere una crescita dei partiti della destra populista, cosa che potrebbe far vacillare l’impegno Ue a sostegno di Kyiv. In ultimo, ma non certo per importanza, a novembre Donald Trump potrebbe tornare alla Casa Bianca, e non è ancora chiaro quale potrebbe essere il suo approccio sull’Ucraina.

In conclusione

Ammesso che Putin sia veramente prono ad un cessate-il-fuoco sull’attuale linea del fronte, questo potrebbe essere visto come una scarsa fiducia nell’attuale offensiva russa, e come la speranza di usare la tregua per riorganizzarsi e migliorare la performance della propria economia di guerra, aspettando che le elezioni in Occidente indeboliscano il sostegno a Kyiv. Ad ogni modo, pare difficile che l’Ucraina, che pure potrebbe usare la tregua per integrare i nuovi aiuti americani ed avanzare nell’addestramento dei suoi piloti sugli F-16, rompa con la tradizione e accetti un cessate-il-fuoco. 

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