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Basta con i “martiri” dell’informazione. L’opinione di Merlo

Al di là della propaganda e di ogni sorta di ipocrisia, o c’è il coraggio per smascherare definitivamente questa narrazione del tutto virtuale e addirittura grottesca oppure, e al contrario, rischiamo di essere complici di una lettura della realtà politica italiana che prescinde da qualsiasi elemento razionale se non di puro e semplice buon senso. L’opinione di Giorgio Merlo

Forse è arrivato il momento per piantarla definitivamente con i “martiri” e le “vittime” della libera informazione, della libertà di parola, della libertà di espressione e della democrazia. Si può ancora dirlo senza essere tacciati di essere autoritari, semi fascisti, illiberali e anti democratici? Detto con altre parole, ma quando finisce questa triste, noiosa e grottesca litania? Una noia che cresce in modo esponenziale per un solo motivo, e di fondo. E cioè, stiamo parlando di professionisti con contratti milionari che trascorrono le loro giornate negli studi televisivi o nelle redazioni giornalistiche a denunciare il clima illiberale, dispotico, anti costituzionale, semi dittatoriale e pseudo fascista che caratterizza il sistema dell’informazione e politico nel nostro Paese.

E, quotidianamente, blaterano senza pudore sulla riduzione della libertà di espressione, la negazione della libertà di parola, il ritorno inesorabile ed irreversibile della censura e in un crescendo di denunce e di allarmi tratteggiano un orizzonte dove la democrazia, di fatto, è ridotta a poco più di un richiamo formale, retorico e burocratico. Il tutto, lo ripeto, con contratti milionari e con una presenza mediatica, e quindi politica, quotidiana in quasi tutte le trasmissioni televisive del nostro Paese e su quasi tutti gli organi di informazione.

Ora, al di là della propaganda e di ogni sorta di ipocrisia, o c’è il coraggio per smascherare definitivamente questa narrazione del tutto virtuale e addirittura grottesca oppure, e al contrario, rischiamo di essere complici di una lettura della realtà politica italiana che prescinde da qualsiasi elemento razionale se non di puro e semplice buon senso. Ma com’è possibile, di grazia, che illustri milionari presenti tutti i giorni nei vari talk televisivi continuino imperterriti a denunciare un permanente attentato alla libertà di espressione e di parola e, di conseguenza, ad una violazione permanente e sistematica dei principi e dei valori costituzionali senza che nessuno abbia il coraggio e la volontà di interrompere questa squallida e ridicola recita?

Come si può continuare a dare quasi per scontato che ci troviamo di fronte a “martiri” e a “vittime” della libera informazione dove viene addirittura invocata una mobilitazione di piazza a loro difesa per evitare un ipotetico e del tutto virtuale scempio democratico? Ma com’è possibile che accada tutto ciò senza che questa recita – questa sì ipocrita e grottesca – venga definitivamente smascherata e ridicolizzata?

Perché se è un dato sufficientemente oggettivo e noto che l’egemonia culturale della sinistra, seppur nelle sue multiformi espressioni, continua da decenni a farla da padrone nel settore televisivo, audiovisivo, giornalistico, artistico, accademico ed universitario, è altresì vero che di fronte ad una sistemica alterazione della realtà prima o poi occorrerà pur reagire. E questo per la semplice ragione che la realtà è semplicemente opposta ed alternativa rispetto a ciò che dicono, predicano e scrivono i sacerdoti del “politicamente corretto” e quelli del “pensiero unico”. Ed è proprio su questo versante che si misura la capacità di competere a livello culturale, politico ed intellettuale nel nostro Paese. E non, invece, nella semplice e banale occupazione dei posti come pare voglia continuare a fare, e anche in modo un po’ grossolano, la destra italiana.

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