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Nell’Indo Pacifico i droni di replicator sono già attivi. Ed è solo l’inizio

In una dichiarazione ufficiale, la viceministra della Difesa statunitense ha affermato che i primi sistemi dell’avanzatissimo programma stanno già venendo inviati nel Pacifico

Già da inizio maggio il Pentagono ha iniziato a inviare al Comando Indo Pacifico degli Stati Uniti (Indopacom) sistemi unmanned nell’ambito del programma Replicator che sta raggiungendo “risultati reali”, secondo quanto dichiarato dalla vicesegretaria alla Difesa Kathleen Hicks, che è anche la responsabile diretta del programma inaugurato nell’agosto del 2023 atto a costituire una grande rete composta da migliaia di droni terrestri, marittimi e aerei guidati dall’intelligenza artificiale, ciascuno dei quali completamente autonomo dagli altri ma in grado di scambiare informazioni con essi tramite un cervello centralizzato, vero fulcro dell’intero sistema. “Anche mentre consegniamo i sistemi, il nostro processo di sviluppo delle capacità end-to-end continua” ha specificato poi Hicks, sottolineando la caratterizzazione work in progress del progetto.

Il Pentagono ha mantenuto un certo riserbo sui sistemi che faranno parte del programma, per quello che i funzionari che lo hanno ideato definiscono una scelta voluta: Replicator è infatti focalizzato sul contrasto alla Cina, e si vuole evitare di rivelare alle forze armate cinesi rispetto a quali capacità esse debbano prepararsi. “Al momento non discutiamo di tempistiche, sistemi o luoghi di consegna specifici per motivi di sicurezza delle operazioni. Continueremo a garantire che il Congresso sia pienamente informato sui nostri progressi” ha commentato il portavoce del Dipartimento della Difesa Eric Pahon.

Tuttavia, qualche dettaglio è stato reso disponibile durante gli scorsi mesi, come ad esempio l’inclusione del nuovo sistema Switchblade-600 all’interno della rete dell’iniziativa, ma anche di droni marittimi acquistati attraverso un bando pubblicato all’inizio dell’anno dalla Defense Innovation Unit, unità responsabile dell’acquisizione di armi ad alta tecnologia per conto del Pentagono; sempre nella prima tranche del progetto dovrebbero essere inclusi sistemi “counter-Uas”.

La vicesegretaria alla Difesa ha inoltre notato come “insieme al settore privato e con il sostegno del Congresso, l’iniziativa Replicator sta fornendo capacità a maggiore velocità e scala, riducendo al contempo i rischi e alleviando le barriere sistemiche in tutto il dipartimento”, sottolineando sia l’importanza della cooperazione tra settore privato e amministrazione nello sviluppo delle emerging disruptive technologies, che l’impatto del programma nell’ottimizzazione dei processi d’innovazione interni.

Tra l’anno fiscale 2024 e l’anno fiscale 2025, il Pentagono ha chiesto un miliardo di dollari per finanziare il programma. Il denaro per l’anno fiscale in corso deriva in parte da una richiesta di riprogrammazione inviata al Congresso, che chiede il permesso di spostare i fondi esistenti. Mentre i cinquecento milioni di dollari per l’anno fiscale 2025 sono già inclusi nel bilancio proposto dal Pentagono, ma distribuiti su diverse linee di finanziamento.

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