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Cosa si aspettano gli Usa dal nuovo presidente di Taiwan

Washington punta a continuare a rafforzare i legami come fatto negli ultimi otto anni. È quanto emerge dalla nota diffusa da Blinken. L’attenzione politica bipartisan e le frequenti visite dei think-tanker possono contribuire a evitare traumi anche nel caso in cui Trump tornasse alla Casa Bianca

Taipei (Taiwan). L’auspicio degli Stati Uniti in merito al nuovo governo di Taiwan è che i rapporti bilaterali possano continuare a crescere come nell’ultimo decennio. È quanto emerge dalla nota diffusa ieri da Antony Blinken, segretario di Stato, che si è congratulato con William Lai Ching-te, “quinto presidente democraticamente eletto di Taiwan”, come evidenzia il comunicato. Nella nota, gli Stati Uniti si congratulano anche con “il popolo di Taiwan per aver dimostrato ancora una volta la forza del suo sistema democratico solido e resistente”. “La partnership tra il popolo americano e il popolo di Taiwan, radicata nei valori democratici, continua ad ampliarsi e ad approfondire i legami commerciali, economici, culturali e tra le persone”, si legge ancora.

Elogiando l’ex presidente Tsai Ing-wen (di cui Lai è stato vice nell’ultima amministrazione) “per aver rafforzato i legami tra gli Stati Uniti e Taiwan negli ultimi otto anni” (e dunque con tre presidenti americani: Barack Obama, Donald Trump e Joe Biden), Washington sottolinea la volontà di “lavorare con il presidente Lai e con tutto lo spettro politico di Taiwan per portare avanti i nostri interessi e valori comuni, approfondire le nostre relazioni non-ufficiali di lunga data e mantenere la pace e la stabilità attraverso lo Stretto di Taiwan”. Gli Stati Uniti sembrano auspicare continuità, che con Lai sembra sarà garantita dagli impegni del presidente e da figure come la vicepresidente, già rappresentante taiwanese a Washington (ambasciatrice de facto), Joseph Wu, ex ministro degli Esteri e oggi segretario generale del Consiglio di sicurezza nazionale, e Wellington Woo, che lascia a Wu il suo ruolo per diventare ministro della Difesa nazionale.

Washington ha inviato a Taipei una delegazione bipartisan non ufficiale composta da: Laura Rosenberger, presidente dell’American Institute in Taiwan che dal 1979 si occupa di gestire le relazioni non ufficiali con Taiwan; Brian Deese, ex direttore del National Economic Council nell’amministrazione Biden; Richard Armitage, ex vice segretario al Pentagono sotto la presidenza di George W. Bush; Richard Bush, ex direttore dell’American Institute in Taiwan e oggi nonresident senior fellow alla Brookings Institution.

Alla cerimonia di lunedì a Taipei hanno partecipato anche, tra gli altri, Mike Pompeo, ex direttore della Central Intelligence Agency e segretario di Stato durante l’amministrazione Trump (come privato cittadino), e alcuni think tank, tra cui lo Hudson Institute, su posizioni conservatrici, con il suo presidente John Walters. La loro presenza è, così come la composizione bipartisan della delegazione non ufficiale inviata dall’amministrazione, la conferma dell’attenzione di tutto lo spettro politico americano verso Taiwan.

L’impegno del Congresso unito, così come il fatto che la preoccupazione verso la maggiore assertività della Repubblica popolare cinese sia bipartisan a Washington, sembra anche un’assicurazione in vista delle elezioni presidenziali a novembre. La politica americana verso Taiwan non dovrebbe subire grossi cambiamenti, anche nel caso di un Trump bis. Il lavoro dell’American Institute Taiwan, che ha sembianze e dimensioni pari a quelle di una normale ambasciata americana in una capitale europea importante, quello dell’Ufficio economico e culturale di Taipei a Washington e le sempre più frequenti visite tra le due capitali di politici e think-tanker, ma anche imprenditori, possono servire ad assicurare che i rapporti bilaterali procedano senza traumi al cambiare del governo.


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