Alexander Yuk Ching Ma, ex Cia, si è dichiarato colpevole. Nel 2004 fu assunto come linguista dall’Fbi, che però sapeva dei suoi contatti con l’intelligence di Shanghai e ha apparecchiato tutto per monitorarlo e ricostruire i suoi contatti
Per otto anni Alexander Yuk Ching Ma ha vissuto in un “Truman Show”. Già funzionario della Cia negli anni Ottanta, assegnato alle attività “clandestine”, l’uomo ha lavorato dal 2004 al 2012 come consulente linguistico a contratto presso l’ufficio dell’Fbi di Honolulu. Peccato che il Bureau fosse a conoscenza dei suoi legami precedenti con l’intelligence cinese. Così, lo ha assunto in una sede esterna dove le sue attività e i suoi contatti con la Cina potessero essere monitorati e indagati. Venerdì scorso, l’uomo, 71 anni, arrestato nell’agosto 2020, ha patteggiato dichiarandosi colpevole di associazione a delinquere finalizzata alla raccolta o alla consegna di informazioni sulla difesa nazionale a un governo straniero.
Secondo i termini dell’accordo di patteggiamento, Ma, cittadino americano nato a Hong Kong, dovrà collaborare con gli Stati Uniti, anche sottoponendosi a interrogatori da parte delle agenzie governative statunitensi. Il patteggiamento, se accettato dalla Corte, prevede una pena concordata di 10 anni di carcere. La sentenza è fissata per l’11 settembre. Secondo i documenti del tribunale, Ma aveva un complice: il fratello, nato a Shanghai, anch’egli ex ufficiale della Cia (dal 1967 al 1983, anno delle dimissioni dopo essere stato colpo a utilizzare il suo ruolo per aiutare cittadini cinesi a entrare nel Paese). Questi, però, è stato processato perché soffriva del morbo di Alzheimer e soffriva di problemi cognitivi. I pubblici ministeri hanno dichiarato venerdì che l’uomo, 85 anni, è morto.
Secondo un affidavit dell’Fbi, i due fratelli hanno rivelato i segreti del loro lavoro per la Cia nel 2001 durante tre giorni di interrogatorio a Hong Kong da parte di funzionari impiegati dall’Ufficio per la Sicurezza dello Stato di Shanghai, che fa capo direttamente al ministero cinese per la Sicurezza dello Stato. L’Fbi ha dichiarato di aver ottenuto registrazioni audio e video degli incontri. In cambio di 50.000 dollari, i due ex funzionari hanno anche divulgato “informazioni riguardanti le risorse umane”, i gioielli di famiglia che i dipendenti della Cia giurano di proteggere a vita.
L’affidavit racconta il Truman Show. Ma era osservato qualsiasi cosa facesse in ufficio e anche durante i suoi viaggi all’estero. Qualche esempio: nel 2002 si candida per la posizione di agente speciale dell’Fbi ma non soddisfa i requisiti d’età, così si candida come linguista; il 21 aprile 2003, una settimana dopo aver presentato candidatura scritta, chiama i suoi riferimenti nell’intelligence cinese per aggiornarli sui suoi tentativi di farsi assumere dall’Fbi; il 10 agosto successivo, contatta il fratello spiegandogli che avrebbe lavorato “per l’altra parte”; l’8 settembre inizia a raccogliere informazioni, in particolare su missili e sistemi d’arma; il 17 febbraio 2006 parte per Shanghai, passando da Tokyo; la settimana dopo viene fermato dai doganieri giapponesi durante il suo viaggio di ritorno e viene beccato con 20.000 dollari in contanti; il 23 febbraio successivo invia all’intelligence cinese due email con informazioni sulle attività della Cia; quello stesso anno utilizza la moglie, inviandola a Shanghai, per gestire i contatti con l’intelligence cinese e recapitare un laptop. Nell’agosto 2020, a un agente sotto copertura dell’Fbi che si fingeva un funzionario dell’intelligence cinese racconta la sua motivazione: “Voglio semplicemente aiutare la madrepatria”.
Le manette sono scattate ai suoi polsi nel 2020, quando probabilmente l’Fbi aveva raccolto sufficienti informazioni su di lui e sulla sua rete. E forse, ma non possiamo saperlo, dopo aver concluso che “girarlo” non era possibile e/o conveniente.