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Inganni digitali, come l’Ue può contrastare la manipolazione russa dell’informazione

Di Irene Sánchez e Giorgos Verdi

C’è stato un aumento della disinformazione russa in vista delle elezioni del Parlamento europeo, ma la disinformazione non si limita al periodo elettorale. A prescindere dal risultato elettorale, combattere la manipolazione informativa dovrebbe essere in cima all’agenda dell’Ue per il prossimo mandato. L’analisi di Irene Sánchez e Giorgos Verdi, rispettivamente program and office coordinator e policy fellow Ecfr

Due giorni prima di un’importante elezione in Slovacchia, è stata pubblicata e condivisa su Facebook una registrazione audio. In quest’ultima, il leader del partito liberale “Slovacchia Progressista” sembrava discutere con un giornalista su come truccare le elezioni. La registrazione è stata immediatamente denunciata come falsa ma, essendo stata pubblicata durante le 48 ore di silenzio elettorale, è stato difficile smentirla.

Tra meno di una settimana, 373 milioni di cittadini saranno chiamati ad esprimere il loro voto per definire la direzione dell’Unione europea su questioni fondamentali come sicurezza, ambiente e migrazione. In queste elezioni, il Cremlino ha tutto l’interesse ad intralciare il processo democratico e ad indebolire il supporto europeo all’Ucraina per mezzo di campagne di disinformazione mirate. Gli sforzi russi in ambito di disinformazione si aggiungono ad altre azioni destabilizzanti e cinetiche in Paesi come Ucraina, Moldavia e Georgia.  Pertanto, queste devono essere ricondotte all’approccio di guerra ibrida della Russia, sfruttato per realizzare  obiettivi strategici oltre confine.

Le tattiche di disinformazione possono ora essere amplificate con l’aiuto dell’intelligenza artificiale. L’accesso a strumenti nuovi e sofisticati, come ChatGPT, può aiutare a creare immagini, video e audio realistici e a generare un’ondata di storie false. Tali deepfake generati dall’IA per influenzare gli elettori sono circolati sui social media. È il caso della registrazione audio apparsa solo due giorni prima delle elezioni slovacche. Ciò è avvenuto anche in altre elezioni, come quelle locali in Moldavia, dove un video deepfake ritraeva la presidente Maia Sandu che presumibilmente si dimetteva, esortando i cittadini a sostenere un partito pro-Putin.

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha recentemente definito le interferenze straniere e la disinformazione come una delle più grandi minacce alla democrazia europea, promettendo, se rieletta, l’istituzione del cosiddetto “European Democracy Shield”. Questo ambizioso progetto ha l’obiettivo di arginare le interferenze straniere adottando misure di rilevamento, monitoraggio ed eliminazione di contenuti online ingannevoli, in coordinamento con le agenzie nazionali. Inoltre, enfatizza la necessità di un approccio più severo verso la disinformazione generata dall’IA, ponendo l’accento sui metodi di costruzione di resilienza e di contrasto preventivo (pre-bunking). Quest’ultimo consiste nel sensibilizzare l’opinione pubblica sui tentativi di manipolazione prima che questi colpiscano.

Una strategia europea contro la manipolazione russa dell’informazione online 

Mentre lo scorso mandato europeo ha visto la nascita di importanti provvedimenti legislativi volti a rafforzare la risposta europea contro i contenuti online dannosi, per mezzo di misure di accountability delle piattaforme e requisiti di trasparenza dell’IA, gli europei sono rimasti indietro. I tentacoli della macchina da guerra del Cremlino cercano di avvelenare il processo elettorale attraverso una diffusa rete di proxy, dispiegati e ben radicati in ogni contesto nazionale. Alcuni Stati membri stanno prendendo iniziativa, creando degli organismi che combattono le interferenze digitali, come nel caso francese di Viginum, o colmando le lacune nella governance delle piattaforme in cui l’Ue non può arrivare. Tuttavia, ciò porta ad una risposta europea disomogenea e priva di coordinamento. Dunque, l’Unione europea dovrebbe fare il punto della situazione e concentrarsi sulle insidie più urgenti nella sua risposta collettiva alla disinformazione russa, a prescindere da chi sarà a capo della nuova Commissione.

In primo luogo, l’approccio dell’Ue dovrebbe passare da una posizione difensiva a una più audace e proattiva. Questo comporta uno sforzo diplomatico condiviso con gli Stati membri per rispondere attivamente ai tentativi di disinformazione convenzionali e di intelligenza artificiale condotti dal Cremlino contro i valori e le istituzioni europee. Un esempio illustrativo è l’inclusione di Voice of Europe nella lista delle sanzioni dell’Ue dopo che la Repubblica Ceca l’ha sanzionata per la diffusione di “false narrazioni pro-Cremlino”.

In secondo luogo, la strategia deve abbattere i silos esistenti. Per consentire ciò, l’Ue-27 deve lavorare per una strategia collettiva di contrasto alle influenze straniere, come proposto dal Triangolo di Weimar. La Commissione, in consultazione con il Parlamento, dovrebbe poi lanciare una nuova task force a livello europeo per alimentare tale visione tra le entità e gli attori coinvolti, attraverso la condivisione di informazioni, la ricerca e il coordinamento istituzionale, nonché il potenziamento dell’alfabetizzazione mediatica.

La nuova task force a livello europeo potrebbe, inoltre, abbattere i silos tra gli approcci europei alla disinformazione e alla regolamentazione digitale.  L’Ue ha intrapreso delle azioni come il Digital Service Act e l’AI Act, che includono degli obblighi per le piattaforme online al fine di combattere la disinformazione e dei requisiti di trasparenza per i contenuti generati dall’IA. La task force a livello europeo potrebbe collegare queste azioni con la più ampia strategia di disinformazione e proporre dei miglioramenti rilevanti. Per esempio, Telegram è stato un popolare canale di distribuzione per la disinformazione, ma non è designato come una “piattaforma online di grandi dimensioni” dal Digital Service Act. La task force potrebbe proporre di rivedere il ruolo svolto dalle piattaforme più piccole, considerando delle misure più stringenti in base ai rischi che presentano per la disinformazione.

Infine, l’Ue dovrebbe lavorare con Paesi terzi partner con pensiero affine attraverso gli sforzi dello European External Action Service in materia di Digital Diplomacy per la costruzione di resilienza e lo scambio di buone pratiche. Questo eviterebbe, in ultima analisi, una risposta a due velocità alla lotta globale contro le narrazioni russe, per concentrarsi sulle regioni che condividono un approccio umano alle tecnologie emergenti, le quali potrebbero beneficiare di un rinnovato coinvolgimento strategico con l’Ue.

C’è stato un aumento della disinformazione russa in vista delle elezioni del Parlamento europeo, ma la disinformazione non si limita al periodo elettorale – né tantomeno alla minaccia di un singolo attore o paese. A prescindere dal risultato elettorale, combattere la manipolazione informativa dovrebbe essere in cima all’agenda dell’Ue per il prossimo mandato. Come ha affermato l’Alto Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell, senza l’accesso a fatti e media indipendenti, la democrazia appassisce.

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