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2 giugno, le due sfide delle Forze Armate e il ritorno della conflittualità. Scrive l’amm. Sanfelice di Monteforte

Il 2 giugno le Forze Armate dovranno mostrare al nostro popolo e ai nostri alleati le loro capacità e la determinazione di tenerci al di fuori della tempesta perfetta che è sempre più vicina, anche se non tutte le nuove capacità potranno essere mostrate al pubblico. Il commento dell’ammiraglio Ferdinando Sanfelice di Monteforte

Come negli anni scorsi, in occasione della Festa della Repubblica le nostre Forze Armate mostreranno i loro lati migliori al popolo italiano. Questo è importante, ancor più in questi tempi, che vedono, da un lato, approfondirsi il rancore russo nei confronti dell’Occidente, e dall’altro crescere le minacce al commercio marittimo internazionale diretto verso il Mediterraneo.

Va ricordato ancora una volta che la sfilata a Via dei Fori Imperiali non è uno show di potenza, come avveniva in passato, ed avviene ancora oggi in altri Paesi a noi non troppo vicini, ma è un’occasione per il pubblico e per tutti gli italiani che guardano la televisione per conoscere le nostre Forze Armate e per apprezzarne i progressi compiuti negli ultimi anni, per adeguarsi al sempre più difficile e insidioso contesto internazionale, sia pure con i limiti dovuti all’impossibilità di mostrare i mezzi più pesanti, per non danneggiare la rete viaria romana.

Siamo passati, infatti, dalle notizie di guerre lontane, instabilità e sommovimenti che comparivano fino a poco tempo fa sui media, a una situazione di preoccupazione diffusa, non solo per l’aggravarsi di una guerra sempre più vicina, che rischia di coinvolgere l’Europa, e l’Italia in particolare, ma anche, e soprattutto, sul pericolo di perdere i benefici che il commercio internazionale ci procura.

La nostra opinione pubblica, infatti, è ormai consapevole che il nostro benessere è messo in pericolo da un lato dall’ostilità russa nei nostri confronti, e dall’altro dai montanari Houthi, probabilmente pilotati da chi domina la Galassia sciita, altro, che vogliono chiudere lo Stretto di Bab-el-Mandeb, strozzando il commercio mediterraneo. Il pubblico, quindi, ha diritto di constatare a che punto siano le nostre Forze Armate, nel processo di ampliamento delle loro capacità: non bastano più, infatti, quelle necessarie a uno strumento di gestione delle crisi, ma esse devono dispiegare anche forze credibili per dissuadere chi ci vuole male.

I compiti che le nostre FFAA devono svolgere, infatti, non sono più solo la stabilizzazione, la prevenzione, la sorveglianza e la protezione, impegni oscuri anche se onerosi, ma a questi si aggiunge la dissuasione, per scoraggiare chi si sta dimostrando ostile a noi. L’amicizia, infatti, è un sentimento reciproco, a differenza dell’animosità, che può essere unilaterale.

Purtroppo, chi ci vuole male sa che l’Occidente si è gravemente indebolito, specie per la valanga di debiti contratti per contrastare gli effetti economici della pandemia che ci ha colpiti negli anni scorsi. La nostra debolezza ha incoraggiato, infatti, alcuni attori, come la Russia e la parte sciita della Galassia islamica a sistemare “con le cattive maniere” – per usare un eufemismo – alcune pendenze pluridecennali, se non secolari, per guadagnare prosperità, influenza e prestigio nel mondo, oppure indebolire ulteriormente chi potrebbe contrastare le loro mire aggressive.

Ma, come diceva Vincenzo Monti, “se Messenia piange, Sparta non ride”: dopo due anni di guerra di logoramento, la Russia, che credeva di assoggettare facilmente la ribelle Ucraina, come aveva fatto più volte nel passato, comincia a soffrire per le enormi perdite di soldati al fronte ed ha un PIL che è precipitato, tanto da essere inferiore persino a quello italiano.

Come tutti i leoni feriti, la Russia è sempre più pericolosa, ed è tentata sempre più di violare le convenzioni internazionali, usando armi che, oltretutto, sono proibite per chiunque abbia un minimo di buon senso.

Neanche la Cina si trova in una situazione ideale, visto che stenta a mantenere il proprio ritmo di sviluppo economico, tanto da cedere alla tentazione di distrarre la propria popolazione dichiarando di voler santuarizzare, come voleva l’Ammiraglio Liu negli anni 1980, l’enorme zona di mare compresa dentro la “prima catena di isole” che circonda il proprio territorio, assoggettando Taiwan e pretendendo di trasformare il Mar Cinese Meridionale in una zona di acque interne, dove esercitare la propria sovranità in via esclusiva.

A questa serie di iniziative, null’altro che prevaricazioni belle e buone, da parte delle due Potenze rivali dell’Occidente, si è aggiunta, dall’autunno scorso, l’assertività della parte sciita della Galassia Islamica, che, sull’onda dei tragici fatti dal 7 ottobre ad oggi, tenta di strozzare l’economia dell’Occidente colpendo il suo principale elemento, il commercio marittimo, agendo tramite gli Houthi, intrepidi montanari “riconvertiti” alla conflittualità sul mare.

Tutto questo non solo ci ha risvegliato dal sogno trentennale di pace, o come disse Francis Fukuyama, dall’illusione che la “Storia fosse finita”, ma sta spingendo il pubblico a guardare dentro le Forze Armate, per vedere a che punto è il loro processo di riconversione alle attuali, sempre più gravi, minacce.

Le Forze Armate, in definitiva, hanno due sfide da affrontare. La prima è che i compiti svolti negli ultimi decenni stanno diventando sempre più difficili, in un mondo nel quale cresce esponenzialmente la voglia, anche da parte di ampie fasce di popolazione, di usare la violenza per risolvere i problemi in corso. Di conseguenza, stabilizzare, prevenire, sorvegliare e proteggere sono azioni che richiederanno mezzi e impegno ben maggiori rispetto al passato.

La seconda sfida, per certi versi, costituisce un ritorno ai tempi della Guerra Fredda; le nostre Forze Armate, insieme a quelle dei nostri amici della Nato e dell’Unione europea, devono non solo tener lontana la minaccia posta dai Paesi che praticano la prepotenza e la prevaricazione, ma anche e soprattutto impedire le aggressioni al nostro territorio, al nostro spazio aereo, al nostro commercio con l’Asia e alle nostre infrastrutture critiche, su terra, sul mare e nell’aria.

Per essere efficaci, le nostre Forze Armate devono disporre di forze integrate e credibili, in termini di mezzi e personale, in modo da scoraggiare i terzi dal compiere violenze che potrebbero portare a conseguenza catastrofiche. Come dice un vecchio detto, “il cannone che non ha ancora sparato fa più impressione di quello che sta sparando”. Dissuadere è meglio che battersi.

Il 2 giugno, quindi, le Forze Armate dovranno mostrare al nostro popolo e ai nostri alleati le loro capacità e la determinazione di tenerci al di fuori della tempesta perfetta che è sempre più vicina, anche se non tutte le nuove capacità potranno essere mostrate al pubblico.


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