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80 anni fa il D-Day, l’Ucraina oggi. La dimostrazione di unità delle democrazie occidentali

L’80esimo anniversario dello sbarco in Normandia riunisce un consesso dei leader del mondo libero con pochi eguali. Ricordando i sacrifici del passato, si guarda ai pericoli correnti per la democrazia e, oggi come allora, le nazioni libere rimangono unite contro la tirannia

“È con un profondo senso di gratitudine che ricordiamo chi ha perso la vita e tutti quelli che hanno servito in quel momento critico”, ha detto Re Carlo III, in occasione delle celebrazioni per l’80esimo anniversario del D-day, che continuato: “Dobbiamo tenere presente una lezione che ci viene ripetuta ancora e ancora attraverso le decadi: le nazioni libere devono schierarsi insieme per opporsi alla tirannia”. Questo è il significato profondo della cerimonia internazionale che si è tenuta oggi a Omaha Beach (la spiaggia dove si sono svolti i combattimenti più sanguinosi): omaggiare il sacrificio dei combattenti e trarne ispirazione per fare le scelte giuste in un presente così complesso. 

Tra le varie cerimonie nazionali delle Nazioni coinvolte – Regno Unito, Stati Uniti, Canada, Francia – a Omaha Beach si sono riuniti il presidente francese, Emmanuel Macron, quello statunitense, Joe Biden e quello ucraino, Volodymyr Zelenskyy (accolto da applausi scroscianti), insieme al primo ministro britannico Rishi Sunak, e quello canadese, Justin Trudeau, nonché  il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Per la famiglia reale britannica, oltre al Re, presenti anche il principe ereditario William e la regina consorte Camilla. Per l’Italia, ha presenziato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, mentre l’Unione europea è stata rappresentata da Charles Michel, presidente del Consiglio europeo. Con loro altri capi di Stato e di governo, ministri e ambasciatori di tutto il mondo. Assente ovviamente il presidente russo Vladimir Putin, che era presente al 70esimo anniversario, ma non al 65esimo; la Francia aveva in un primo momento invitato l’ambasciatore di Mosca, ma ha poi ritirato l’invito. 

Ultimi, ma non per importanza, i circa 200 veterani del D-day, accompagnati dalle loro famiglie e da attuali membri delle Forze armate alleate. Tra questi, i parà britannici, lanciatisi su suolo francese per le celebrazioni, hanno dovuto immediatamente mettersi in fila, passaporto alla mano, per un controllo delle guardie di frontiera francesi – in conseguenza della Brexit. 

Tra i principali protagonisti Biden: “La probabilità di morire era reale, ma lo hanno fatto lo stesso. Sapevano, oltre ogni dubbio, che ci sono cose per le quali vale la pena combattere e morire. Vale la pena farlo per la libertà, per la democrazia, per l’America, per il mondo. Allora, adesso e sempre”, ha sottolineato il presidente Usa. “Nell’ora della prova, le Forze alleate hanno fatto il loro dovere al D-Day, adesso la domanda è: nel nostro momento della prova, faremo il nostro? Stiamo vivendo in un momento nel quale la democrazia è più a rischio, in giro per il mondo, che in qualsiasi momento dalla Seconda guerra mondiale”, ha detto ancora. “Mi auguro che potremmo essere la generazione della quale – in 10, 20, 30, 50, 80 anni da adesso – la storia dirà: quando il momento è venuto sono stati all’altezza, sono rimasti saldi e le loro alleanza sono divenute più forti. Hanno salvato la democrazia nel loro tempo”. Uno sguardo al presente, guardando anche all’Ucraina: “Arrendersi ai bulli, inchinarsi ai dittatori, è semplicemente impensabile. Non ci gireremo dall’altra parte, perché se lo facessimo, l’Ucraina sarebbe soggiogata e non finirebbe lì, tutta l’Europa sarebbe minacciata. Oggi la Nato è più unita che mai e più pronta che mai a mantenere la pace, scoraggiare aggressioni e difendere la libertà in tutto il mondo”. Parole forti, ben oltre la circostanza, con un chiaro significato per l’Ucraina, l’Europa e tutto il mondo.

Macron ha ringraziato, alla cerimonia franco-statunitense, i veterani americani che “erano pronti a morire su un suolo che non era il loro per una causa che non era la loro” perché “tutto il mondo libero aveva bisogno di ognuno di voi”. Sunak, similmente, si è rivolto ai propri veterani dicendo: “Solo ricordando possiamo essere certi che la causa per cui avete combattuto, per la quale così tanti tra i vostri amici e colleghi sono morti, la grande causa di libertà, pace e democrazia non venga mai data per scontata”. 

Come ha detto il veterano britannico John Dennet, “per il vostro domani, abbiamo dato il nostro oggi”. Che non lo abbiano fatto invano. 

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