Airbus defence and space mostrerà il primo concetto di un loyal wingman a Berlino. Accelerazione tedesca, ed europea, in una tecnologia cruciale per il presente e il futuro dell’aviazione. Per la gioia della Luftwaffe
In futuro saranno dei droni a ricoprire il ruolo di wingman, o gregario, cioè il velivolo che ne accompagna un altro per fornirgli supporto e protezione nel corso di una operazione. Insomma, se siete fan di Top Gun dovrete dimenticarvi degli Iceman di questo mondo. Il ramo Defence and space di Airbus ha infatti annunciato che presenterà il suo nuovo concetto (lo step prima del prototipo) al Salone aeronautico in corso a Berlino (Ila). Così facendo la Germania prova a migliorare il suo strumento militare e a posizionarsi in pole position in un settore cruciale.
Droni di questo tipo sono una delle frontiere più complesse ed impattanti della tecnologia bellica attuale. Punto cruciale dei sistemi di sistemi futuri – i programmi Gcap (Global combat air programme) di Italia-Uk-Giappone, lo Scaf (Système de combat aérien du futur) di Francia-Germania-Spagna e dei due programmi Ngad (Next generation air dominance) delle Forze armate statunitensi – sarà proprio la capacità di rendere il caccia guidato da un pilota il centro di un più amplio sistema di effettori, che comprenderà, appunto, una serie di droni loyal wingman. Questi ultimi avranno un’autonomia variabile, potendo essere pilotati da terra, semi-autonomi (lasciando al pilota del caccia le decisioni più importanti) o quasi-autonomi (lasciando al pilota solo decisioni di massima). La stessa Airbus aveva recentemente presentato il progetto Star (System and Teaming Advanced Research), volto a sviluppare capacità di Manned-unmanned teaming (Mum-t). Ecco, adesso sembra che vedremo il primo concetto della componente unmanned.
L’annuncio dimostra un’accelerazione tedesca (e quindi europea) in questa frontiera. Tedesca perché, anche se Airbus è un colosso franco-tedesco-spagnolo, questo progetto è presentato da Michael Schoelhorn, presidente di Airbus defence and space, come “made in Germany”. Europea perché, appunto, Airbus è un’azienda multinazionale e perché questi droni dovrebbero funzionare a fianco degli Eurofighter tedeschi (per estensione, quindi, anche di quelli italiani, britannici e spagnoli) e per i Rafale francesi, senza escludere anche gli F-35 comprati da Berlino (aereo in servizio anche in Italia e Regno Unito, tra gli altri). In ottica futura, questi droni accompagneranno le piattaforme tedesche (almeno) dello Scaf. Al contempo, Airbus (Germany) non è l’unica azienda europea a sviluppare droni, competendo con Leonardo, BAE Systems, Thales e Saab.
Questa accelerazione si può spiegare guardando allo scacchiere geopolitico dal punto di vista di Berlino. Quest’ultima deve fronteggiare uno scenario molto più instabile e pericoloso di ciò che le proprie Forze armate sarebbero in grado di fare (come ammesso dagli ultimi due ministri della Difesa tedeschi). Per rimediare a ciò, il Cancelliere Olaf Scholz annunciò un investimento da 100 miliardi di euro nel febbraio 2022 e Boris Pistorius, attuale ministro della Difesa, ha dichiarato che la spesa per la Difesa potrebbe raggiungere il 3,5% del Pil. Pertanto, puntare sul proprio vantaggio competitivo (i fondi) appoggiandosi su un campo dove è forte (la tecnologia) pare particolarmente adatto per la Germania. Ad ogni modo, questo sviluppo sposa il desiderio del capo di Stato maggiore della Lufwaffe, Ingo Gerhartz, che aveva dichiarato a Defense News che era possibile avere loyal wingman “molto, molto più rapidamente” dello Scaf (previsto per il 2040) e che Berlino aveva bisogno di questa tecnologia “molto, molto prima”.