Il principale Paese destinatario è l’Ungheria dove le aziende cinesi potrebbero ritenere gli investimenti più sicuri che in Paesi come l’Italia che hanno di recente rafforzato i controlli. Ecco cosa dice l’ultimo rapporto di Merics e Rhodium Group
Nel 2023, gli investimenti diretti esteri cinesi in Europa hanno subito una significativa contrazione, raggiungendo il livello più basso dal 2010. Secondo il report “Dwindling investments become more concentrated – Chinese FDI in Europe: 2023 Update” di Merics e Rhodium Group, il valore complessivo degli investimenti è sceso a 6,8 miliardi di euro, evidenziando le crescenti difficoltà economiche della Cina e i sempre più stringenti controlli europei. Lo confermano i numeri di fusioni e acquisizioni, che hanno registrato una drastica diminuzione: un calo del 58% che le ha portate a soli 1,5 miliardi di euro.
Nonostante il calo generale, sono gli investimenti greenfield a mantenere a galla i livelli di investimenti cinesi. La loro quota è salita al 78% nel 2023. Tra i progetti principali del 2023, si distinguono quelli delle aziende private cinesi Catl, Aesc e Huayou Cobalt, che hanno investito in impianti di produzione di batterie in Ungheria, Germania e Francia. Per esempio, il settore dei veicoli elettrici ha rappresentato il 69% degli investimenti cinesi in Europa nel 2023, con una crescente integrazione lungo tutta la catena del valore. Fornitori di componenti per batterie hanno annunciato due progetti greenfield dal valore di oltre un miliardo di euro ciascuno. Byd ha inoltre annunciato piani per la produzione di veicoli elettrici in Ungheria entro il 2026.
È proprio l’Ungheria il nuovo principale destinatario degli investimenti cinesi. Anche qui, pesano batterie e veicoli elettrici. L’Ungheria raccoglie 44% di tutti gli investimenti diretti esteri cinesi nel continente, superando Germania, Regno Unito e Francia messi insieme.
Nonostante il calo generale, i settori della sanità, dei beni di consumo e delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) si sono dimostrati relativamente resilienti, attirando in media 3 miliardi di euro di investimenti diretti esteri cinesi ogni anno tra il 2021 e il 2023. In particolare, il settore dei dispositivi medici rimane un’area di grande interesse.
Due i riferimenti all’Italia contenuti nel rapporto. Il primo: “Le aziende cinesi potrebbero ritenere che i loro investimenti siano più sicuri in un Paese come l’Ungheria, che ha stretti legami con Pechino, piuttosto che in altre destinazioni, come l’Italia, che di recente hanno aumentato il controllo normativo sulla corporate governance delle aziende cinesi”. Il secondo è sullo screening e ricorda l’intervento del governo Meloni sui patti parasociali tra Pirelli e il suo maggiore azionista, la cinese Sinochem, al fine di garantire l’indipendenza della società di pneumatici.