Washington ha deciso: sanzioni ai dirigenti della società russa e divieto di vendita per i software. Una mossa che riguarda chiunque li utilizzi, anche al di fuori degli Stati Uniti. Ecco perché
Venerdì il dipartimento del Tesoro statunitense ha emesso sanzioni contro 12 alti dirigenti di Kaspersky Lab, tra i maggiori fornitori di software antivirus al mondo (afferma di avere 270.000 clienti aziendali), congelandone gli asset negli Stati Uniti. Giovedì l’amministrazione Biden aveva annunciato che la società russa di sicurezza informatica non potrà più vendere software negli Stati Uniti. La Russia “ha dimostrato più volte di avere la capacità e l’intenzione di sfruttare aziende russe, come Kaspersky Lab, per raccogliere e utilizzare come arma informazioni sensibili degli Stati Uniti, e continueremo a utilizzare ogni strumento a nostra disposizione per salvaguardare la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e il popolo americano”, ha spiegato Gina Raimondo, segretaria al Commercio.
Il precedente
Già nel 2017, il governo statunitense aveva vietato il suo software antivirus di punta nelle reti federali, sostenendo legami della società con l’intelligence russa, osservando inoltre che la legge russa consente alle agenzie di intelligence di obbligare Kaspersky a intercettare le comunicazioni tramite reti russe.
Le reazioni
Per Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, si tratta di una forma di “concorrenza sleale”. Kaspersky è “un’azienda molto, molto competitiva in un segmento di mercato rilevante a livello internazionale, e sotto molti aspetti supera i suoi concorrenti”, ha aggiunto, accusando Washington di ricorrere “ogni volta” a questa “tecnica di concorrenza sleale”. La società ha diffuso una nota spiegando che l’amministrazione Biden abbia preso la sua decisione “basandosi sull’attuale clima geopolitico e su preoccupazioni teoriche” e spiegando che le sanzioni non influiscono “sulla capacità dell’azienda di vendere e promuovere offerte e/o corsi di formazione sulle minacce informatiche negli Stati Uniti”.
L’impatto
Quando l’azione era soltanto al vaglio dell’amministrazione, Henry Young, ex consulente del dipartimento del Commercio e oggi lobbista per Business Software Alliance, l’aveva definita come “una nuova era in cui il dipartimento del Commercio sarà più disposto a intervenire in nome della protezione della sicurezza nazionale”. Alla CNN, aveva spiegato anche che le aziende “possedute o controllate da un avversario straniero dovrebbero prendere nota”, perché l’intervento mostra “la volontà di proibire le transazioni che creano un rischio inaccettabile per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti”.
E in Europa?
Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, diversi Paesi occidentali, tra cui l’Italia, hanno deciso di vietare l’utilizzo di prodotti Kaspersky alle pubbliche amministrazioni. Proprio giovedì l’azienda aveva annunciato un nuovo accordo in Italia con Brevi per la distribuzione dei prodotti B2B e della linea Kaspersky Next. L’accordo segna, hanno dichiarato le due società, un’importante evoluzione nella collaborazione tra le due aziende, che hanno già riscosso grande successo con la distribuzione dei prodotti B2C di Kaspersky. Inevitabilmente, però, l’ultima decisione americana, che riguarda anche il lato reputazionale, rappresenta un elemento in più da tenere in considerazione nel calcolo costi-benefici per le aziende che usano i prodotti della società russa.