Non si sta parlando solo di una questione di estetica, ma è una sindemia negletta, che governi, politica e società civile tendono a ignorare. Per questo Competere.eu, insieme al Centro per la Ricerca e gli Studi sull’Obesità dell’Università Statale di Milano, ci ha tenuto a dirlo, inviando una lettera aperta ai leader del G7
Perché il G7 dovrebbe occuparsi di obesità? Perché una delle sfide più critiche per la salute pubblica globale del XXI secolo, ed è per questo che il G7 deve urgentemente includerla nella propria agenda, per poi discuterne possibili soluzioni nel prossimo incontro dei ministri della Salute, in ottobre.
Competere.eu, insieme al Centro per la Ricerca e gli Studi sull’Obesità dell’Università Statale di Milano, ci ha tenuto a dirlo, inviando una lettera aperta ai leader del G7.
Non si sta parlando solo di una questione di estetica, ma è una sindemia negletta, che governi, politica e società civile tendono a ignorare e che combina le sfide di malattie non trasmissibili come il diabete e quelle cardiovascolari con fattori sociali ed economici che amplificano il suo impatto. L’obesità è una delle principali cause indirette di mortalità a livello mondiale e ha effetti devastanti sulla salute mentale e fisica, nonché sulle relazioni sociali e la produttività economica.
La Fao ci dice che, a oggi nel mondo ci sono oltre un miliardo di obesi. Inclusi 159 milioni di bambini e adolescenti e 879 milioni di adulti. In Europa, il 59% degli adulti e quasi un bambino su tre è in sovrappeso o obeso. Il sovrappeso è numericamente più allarmante dell’obesità perché coinvolge molte più individui e viene costantemente sottovalutato. Se queste tendenze non verranno invertite, entro il 2035, oltre la metà della popolazione mondiale sarà obesa o in sovrappeso, con un costo economico globale stimato in 4,32 trilioni di dollari. Entro il 2030, per la prima volta nella storia dell’umanità, le aspettative di vita potrebbero accorciarsi invece che allungarsi, proprio a causa dell’obesità.
L’impatto economico dell’obesità è enorme. La spesa sanitaria associata a trattamenti per malattie correlate all’obesità, come il diabete di tipo 2 e le malattie cardiovascolari, è cresciuta esponenzialmente. Inoltre, l’obesità contribuisce a una ridotta produttività e a un aumento delle assenze dal lavoro, influenzando negativamente le economie nazionali. Questo fenomeno è particolarmente grave nei paesi a basso e medio reddito, dove le risorse per affrontare l’emergenza sono limitate.
L’obesità non è solo il risultato di una dieta eccessivamente calorica e non è certamente la conseguenza di alcuni nutrienti. “È la dose che fa il veleno”, diceva Paracelso. È il prodotto di un mix complesso di fattori: alimentazione e stile di vita, qualità del sonno, stato emotivo, condizioni socio-economiche, fattori genetici e metabolici. Pertanto, le misure per combatterla devono essere personalizzate e basate su un approccio multidisciplinare che consideri le specifiche necessità e circostanze di ciascun individuo.
Le politiche attuate fino a oggi, come l’etichettatura nutrizionale front-of-pack, il Nutriscore per intenderci, le stelline impiegate in Australia, o i macabri bollini neri usati in Cile, non hanno raggiunto i risultati promessi. Si tratta, al contrario, di strumenti superficiali, che non stimolano una consapevolezza critica nei cittadini, né promuovono una conoscenza approfondita delle scelte alimentari. È urgente rivedere questi approcci, spostando l’attenzione da soluzioni generalizzate a interventi di prevenzione e trattamento più mirati e individualizzati.
Fortunatamente, l’evoluzione tecnologica offre nuove opportunità per affrontare l’obesità in modo più efficace. Lo sviluppo dell’Internet of Things, dell’Intelligenza artificiale, della fisica quantistica e della medicina personalizzata ci fornisce gli strumenti indispensabili per implementare soluzioni su misura. Questi progressi ci permettono di combattere l’epidemia silenziosa dell’obesità con maggiore precisione ed efficacia.
Affrontare l’obesità è in linea con gli obiettivi etici del G7, in quanto riguarda il benessere individuale e sociale dei cittadini, ha implicazioni economiche significative e impatta anche l’ambiente, attraverso la produzione eccessiva di calorie. Il G7 ha il dovere di prendere una posizione decisa su questa questione, promuovendo politiche innovative e multidisciplinari che possano realmente fare la differenza.
Solo attraverso un impegno congiunto e l’adozione di strategie avanzate e personalizzate, sarà possibile affrontare efficacemente questa sindemia, migliorando la salute pubblica e contribuendo a una società più sana e produttiva.