Skip to main content

Cosa potrebbero imparare gli storici detrattori della Dc dalla sinistra sociale. Scrive Merlo

Anche di fronte a una rivisitazione/rilettura storico politica della Democrazia cristiana ad 80 anni dalla nascita e a 30 anni dalla sua fine, i “cattivi maestri” non cessano mai di esistere. Lo erano ai tempi del “né con lo Stato e né con le Brigate Rosse”, lo erano con i vari “appelli” e lo sono tutt’oggi

Sandro Fontana, l’indimenticabile storico, saggista e politico bresciano della Dc e uno dei maggiori teorici della “sinistra sociale” di ispirazione cristiana che aveva come leader nazionale ed indiscusso Carlo Donat-Cattin (nella foto), li avrebbe definiti semplicemente “cattivi maestri”. E penso, citando queste parole, ai corsivi a firma Bertoldo – lo pseudonimo dello stesso Fontana – che hanno deliziato per un po’ di tempo il sempre un po’ dormiente quotidiano della Dc, Il Popolo. Per la precisione, dal 1989 al 1992. Certo, si trattava, quella di Bertoldo, di una penna ricca di contenuti e di cultura politica ma anche, e soprattutto, carica di sferzanti battute contro tutti coloro che coltivavano, ieri come oggi, l’ipocrisia, la doppia morale, il moralismo, il trasformismo e la mai tramontata superiorità intellettuale rispetto agli avversari/nemici politici.

Mi è tornato in mente Sandro Fontana e con Fontana i corsivi di Bertoldo ascoltando i simpatici e goliardici adulatori contemporanei della Democrazia cristiana. Insomma, da strenui ed intransigenti, se non addirittura violenti – in tutti i sensi – detrattori della esperienza politica, culturale ed istituzionale della Democrazia cristiana a misurati ed equilibrati adulatori. Un capolavoro, appunto, di trasformismo ispirato, come sempre, alla doppia morale. Tutto ciò, almeno credo, per un motivo molto semplice. Fingendo che ormai tutti hanno dimenticato il passato dopo varie rottamazioni e il potente e dissacrante vento populista grillino che ha criminalizzato tutto ciò che non appartiene alla contemporaneità, anche gli storici detrattori della Dc rialzano la testa – che peraltro non hanno mai abbassato forti della loro indole trasformistica ed opportunistica – e dispensano pagelle a destra e a manca.

Anche perché hanno la scientifica certezza che quella esperienza – sempre la Dc – è consegnata agli archivi storici definitivamente. Per ragioni storiche e politiche certamente ma anche, e soprattutto, per una strutturale insipienza e mancanza di coraggio di chi ha continuato a riconoscersi in quel patrimonio politico e culturale ma non ha avuto la forza e l’intelligenza di riproporlo seppur con una veste aggiornata e rivista. Ora, per non soffermarsi sui singoli convegni o sugli articoli falsamente entusiasti e celebrativi che compaiono qua e là su quegli organi di informazione che hanno potentemente contribuito a ridicolizzare l’intera esperienza democristiana nel corso degli anni, è di tutta evidenza che per tutti costoro la Dc continua ad essere un “inciampo della storia” o, nella migliore delle ipotesi, un partito che non poteva avere futuro perché appartenente ad una fase politica italiana ormai definitivamente ed irreversibilmente storicizzata. A differenza, come da copione, della sinistra che invece può riproporre tranquillamente un neo “Fronte Popolare” con Schlein, Fratoianni/Bonelli e Conte perché la sua cultura e il suo universo valoriale continuano ad essere di straordinaria attualità e modernità. Come ci spiegano ogni giorno i loro gazzettieri dalle colonne dei noti quotidiani e dai talk de La7.

Ecco perché, anche di fronte a una rivisitazione/rilettura storico politica della Democrazia cristiana ad 80 anni dalla nascita e a 30 anni dalla sua fine, i “cattivi maestri”, per tornare a Sandro Fontana e ai graffianti corsivi di Bertoldo sul Popolo, non cessano mai di esistere. Lo erano ai tempi del “né con lo Stato e né con le Brigate Rosse”, lo erano con i vari “appelli” – contro il commissario Calabresi per fare un solo esempio – e lo sono tutt’oggi. E, guarda caso, provengono quasi sempre – salvo rarissime eccezioni – dalla medesima parte politica. Quella che pensa, ieri come oggi, che la verità politica appartiene sempre e solo ad una precisa e definita cultura politica. Dall’altra c’erano, ci sono e ci saranno sempre e solo la barbarie e l’inciviltà.


×

Iscriviti alla newsletter