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Vi racconto la storia dimenticata di Nicholas Winton, lo “Schindler” britannico

Di Francesco Spartà

Winton – amico di Blake membro del Comitato britannico per i rifugiati dalla Cecoslovacchia – organizza, all’alba dell’invasione nazista, un piano per salvare i bambini ebrei dalle persecuzioni razziali. Ebbene, superate le diffidenze iniziali, il piano parte e alla fine della guerra, vengono tratti in salvo poco meno di settecento giovanissimi di origine ebraica. La sua storia, è quella di uno Schindler britannico

Ci sono storie incredibili di cui vieni a conoscenza per puro caso, tramite una semplice chiacchierata. Lunedi 3 giugno, Piazza San Fedele Milano. Si sta per svolgere la manifestazione di solidarietà per gli ostaggi israeliani, alla quale ho voluto partecipare sia da cronista sia da semplice cittadino per esprimere la mia personale vicinanza alla comunità ebraica.

L’Hatikvah e le strofe di Too see the light di Efrat Gosh, insieme ai volantini con i volti dei 125 ostaggi ancora in mano ad Hamas, strappano le lacrime.

Ma prima che il flash-mob inizi, la frase di una signora di circa settant’anni ruba la mia attenzione. “In questo crescente clima antisemita che si sta diffondendo sempre di più, spero che il popolo occidentale inizi a ricordarsi che l’Europa è la terra di eroi come Perlasca, Schinder e Winton. Oggi visto il clima che si respira sembra impensabile, ma è così”.

I primi due li conosco bene, sono tra i “Giusti fra le nazioni” più noti, il terzo no. Incuriosito mi avvicino, chiedo chi sia il terzo nominato e in un paio di minuti vengo a conoscenza di una persona e di una storia incredibile.

Una volta tornato casa, per due settimane, inizio a cercare qualsiasi notizia su Nicholas Winton e dopo aver compreso che praticamente nessuna delle persone che interpello ne è a conoscenza, nonostante un film (interpretato da Anthony Hopkins e Helena Bonham Carter), un libro e diversi articoli che narrano le sue vicende, decido di scriverci un pezzo, perché ritengo che questo tipo di storie, chi fa il giornalista e tiene la penna in mano ha il dovere di raccontarle e farle conoscere a tutti.

Nicholas Winton nacque a Londra nel 1909 da facoltosi genitori di origini ebraico-tedesche, i quali per agevolare l’ingresso nella società inglese decisero di cambiare il cognome originario Wertheim e di convertirsi al cristianesimo. Il giovane Winton inizia sin da giovanissimo a lavorare nelle banche più importanti d’Europa, e una volta tornato a Londra va a vivere nel quartiere di Hampstead, ma è nel 1938 che ha inizio quella che diventerà una storia epica, quando la semplice organizzazione di una vacanza in Svizzera con un suo amico, Martin Blake, cambierà la sua vita, ma soprattutto quella di centinaia di bambine e bambini cecoslovacchi.

Blake, che è membro del Comitato britannico per i rifugiati dalla Cecoslovacchia, stoppa l’idea della vacanza e gli dice: “Niente Svizzera, si va a Praga”. Siamo nel dicembre del ’38, il clima in Europa è rovente, e in quella Cecoslovacchia che qualche mese dopo, pezzo dopo pezzo, territorio dopo territorio, verrà interamente invasa da Hitler e annessa al Terzo Reich, Winton scopre qualcosa di sconvolgente.

Centinaia di famiglie ebree sono già all’interno di campi profughi, in condizioni terribili che possono solo peggiorare con l’imminente arrivo dell’inverno. Le misure antiebraiche, seguendo l’ormai gigante onda antisemita tedesca, sono state gradualmente approvate sin dall’annessione dei Sudeti dell’ottobre.

La gravità della situazione per gli ebrei cecoslovacchi è dimostrata da un dato terrificante: l’altissimo numero di suicidi da parte degli ebrei durante le settimane successive all’annessione. Ma l’apice del terrore è raggiunto tra l’8 e il 9 novembre, quando durante quella tristemente nota come la Notte dei cristalli, in Germania e nei territori annessi, tra cui anche Praga, si scatenano violentissimi pogrom. Il bilancio è agghiacciante: centinaia di vittime, migliaia di ebrei deportati.

Winton comprende che gli ebrei sono abbandonati da tutti e decide che non si può più stare a guardare. Quell’indifferenza europea non è tollerabile, così realizza un piano per aiutare i bambini a fuggire da quell’inferno. Quel piano, denominato Kindertransport, è geniale, ma complicatissimo sia dal punto di vista organizzativo sia da quello economico. Talmente complicato che inizialmente anche il rabbino capo di Praga diffida di lui ed esita a dare parere positivo.

Il piano prevede che, in base anche a quanto previsto da Londra, per ogni bambino bisogna trovare una famiglia affidataria e 50 sterline, impresa assai ardua in quel periodo. Ma Winton e la sua fondazione iniziano a pubblicare annunci sui giornali, nelle chiese e nelle sinagoghe, e alla fine incredibilmente riescono nell’impresa e il piano parte.

Il 14 marzo 1939, esattamente il giorno precedente all’invasione tedesca della Cecoslovacchia, il primo aereo di bambini partì da Praga verso Londra, dando il via a quell’eroico progetto, il quale proseguì con successo fino allo scoppio della Seconda guerra mondiale. Tra marzo e settembre, infatti, partirono da Praga in direzione Londra ben otto treni, mentre il nono che, una volta scoppiata la guerra e chiusi i confini, non riuscì a lasciare la “città d’oro”, con a bordo duecentocinquanta bambini. Winton non se lo perdonerà mai, nonostante alla fine saranno ben 669 i piccoli salvati, quasi interamente ebrei.

Dopo sei anni, la guerra finisce e lascia sul campo oltre 60 milioni di morti, di cui sei milioni ebrei, vittime di quel male assoluto che prenderà il nome di Shoah. Ma vittime anche di quel silenzio che regnò in gran parte dell’Europa non solo durante la guerra, ma anche nel periodo antecedente, quando si programmava lo sterminio del popolo ebraico.

E in silenzio per oltre quarant’anni rimase anche Nicholas Winton, il quale decise di non raccontare a nessuno questa storia.

Dobbiamo ringraziare la moglie di Winton, Grete Gjelstrup, sposata nel 1948, se questi fatti sono diventati noti. Nemmeno a lei Winton aveva raccontato questa storia, ma nel 1988 Grete, trovando un baule nella soffitta viene a conoscenza delle imprese del marito e prepara una sorpresa con il programma That’s Life trasmesso dalla Bbc, facendolo invitare a partecipare ad una puntata tra il pubblico.

Durante quella puntata, la conduttrice iniziò a raccontare la storia di un eroe dimenticato che, alla vigilia della Seconda guerra mondiale, aveva salvato 669 bambini praghesi, e Winton dopo aver scoperto che al suo fianco c’erano proprio due di quei bambini salvati cinquant’anni prima, scoppiò in lacrime.

Il destino ha voluto poi che tra i bambini salvati da Winton ci fossero Leslie Brent, uno dei più importanti immunologi al mondo, il politico Alf Dubs e il regista Karel Reisz.

Winton morì nel 2015 a 106 anni, dopo che nel 2003 era stato nominato cavaliere dalla Regina e dopo aver ricevuto nel 2014 la più alta onorificenza della Repubblica Ceca, l’Ordine del Leone Bianco. Negli ultimi anni, in un’intervista dichiarò: “La vera sfortuna è stata che nessun altro Paese abbia fatto altrettanto. Ho provato a sensibilizzare gli americani, ma non hanno preso con sé alcun bambino. Se l’avessero fatto avrebbero fatto la differenza”.

Il mio auspicio è che questa storia emerga sempre di più tra l’opinione pubblica, come accaduto con Schindler e Perlasca, ma soprattutto che la speranza di quella fantastica signora che due settimane fa mi ha permesso di venire a conoscenza di questa incredibile storia, si concretizzi e che finalmente il popolo occidentale possa, anche nel nome di Winton, porre un freno a quell’odioso ma purtroppo sempre più crescente sentimento antisemita che dal 7 ottobre continua a dilagare nell’Occidente.



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