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Dal G7 una coalizione per far fronte all’emergenza acqua. L’intervento di Gava

Di Vannia Gava

La dispersione idrica è solo una delle numerose priorità che il nostro Paese è chiamato ad affrontare, conseguenza di condotte vecchie, poco e male manutenute nel tempo. La sfida è raggiungere una gestione efficiente e sostenibile. Ma anche i cittadini e le comunità locali dovranno fare la propria parte al fine di ridurre gli sprechi. L’intervento di Vannia Gava, vice ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica

L’acqua è un bene prezioso, fondamentale per la nostra vita e per quella del pianeta, ma è un bene scarso. È partendo da questo presupposto che, ciascuno di noi, è chiamato a fare la propria parte per tutelare questa risorsa, messa a dura prova oggi anche dai cambiamenti climatici.

Premesso questo, è chiaro che la dispersione idrica è solo una delle numerose priorità che il nostro Paese è chiamato ad affrontare, conseguenza di condotte vecchie, poco e male manutenute nel tempo. La sfida è raggiungere una gestione efficiente e sostenibile.

Prioritario, quindi, è stato mettere sin da subito in atto una strategia che combinasse infrastrutture più moderne e funzionali, riforme legislative capaci di accelerare la realizzazione degli investimenti e, non ultimo, azioni di sensibilizzazione e di coinvolgimento dei cittadini a un uso responsabile della risorsa.

Tutti aspetti su cui sia il Mase sia il governo stanno agendo. I finanziamenti Pnrr per oltre 4,3 miliardi di euro e il decreto Siccità sono stati una prima, immediata risposta.

Con i primi andiamo a mettere in sicurezza l’approvvigionamento idrico del Paese investendo, tra le altre cose, per ridurre le perdite delle reti di distribuzione e per un sistema di fognatura e depurazione finalmente efficiente e sostenibile.

Il decreto Siccità, dal canto suo, introduce un regime semplificato per progettare e realizzare nuove infrastrutture su modello Pnrr.

L’obiettivo è sburocratizzare, accelerare e superare i ritardi: l’apposita cabina di regia presso palazzo Chigi e il commissario straordinario di governo sono stati istituiti proprio con questo obiettivo.

Stante la scarsità del bene, è chiaro che dobbiamo agire anche sull’accumulo e sul recupero. Da una prima relazione del commissario è emerso che in Italia numerosi bacini avrebbero una capacità di raccolta idrica del 30% di acqua in più ma che, per problemi strutturali, vengono mantenuti a livelli inferiori.

Ecco, stiamo agendo su questo, anche attraverso il nuovo decreto End of waste dedicato a terre e rocce da scavo che, semplificando le procedure e facilitando la gestione dei sedimenti derivanti da operazioni di escavo e dragaggio, consentiranno di ripristinare in maniera più veloce la capacità e i volumi degli invasi.

Introduciamo anche un regime di semplificazione per i reflui. Abbiamo bisogno del refluo: il riutilizzo dell’acqua affinata rappresenta un cambio di approccio che porta con sé notevoli benefici ambientali ed economici poiché ci dà risorsa aggiuntiva e meno sensibile alla imprevedibilità delle piogge, garantendo così al settore agricolo la disponibilità di acqua anche in situazioni di siccità.

Uno studio dimostra che i volumi di acque potenzialmente riutilizzabili possono soddisfare fino al 50% del fabbisogno irriguo complessivo.

È intenzione del ministero, quindi, implementare questa pratica, estendendola anche ai settori industriale e civile, attraverso strumenti normativi di prossima approvazione e potenziando gli impianti.

Tra le novità contenute nel decreto Siccità ci sono anche modifiche in materia di desalinizzazione per favorire, compatibilmente con la tutela dell’ambiente, la realizzazione di questi impianti, non ancora diffusi nel nostro Paese.

Attraverso l’importante lavoro, poi, che sta svolgendo il Mit, siamo in campo con il cosiddetto Pnissi, un grande Piano di investimenti per il settore idrico che prevede uno stanziamento di risorse come mai prima d’ora – quasi un miliardo di euro – per nuove opere e progettazioni in tutte le regioni italiane.

È il primo piano programmatico in questo senso, che ci consentirà di colmare le lacune infrastrutturali esistenti e di ragionare non più in termini emergenziali ma strutturali.

Parallelamente ci stiamo muovendo sul fronte internazionale: l’Italia ha assunto, infatti, un ruolo di leadership con la Coalizione dell’acqua promossa in seno al G7 Ambiente, clima ed energia di Torino.

Nei giorni scorsi abbiamo ospitato un primo meeting a Roma; l’obiettivo è sviluppare strategie comuni perché la sfida è globale.

È chiaro che, come accennavo prima, è di fondamentale importanza anche coinvolgere i cittadini e le comunità locali, che dovranno fare la propria parte attraverso un uso responsabile della risorsa al fine di ridurne gli sprechi: il Mase è impegnato in campagne di sensibilizzazione per incentivare comportamenti virtuosi, nella consapevolezza che solo attraverso uno sforzo collettivo si può creare un sistema nazionale più efficiente e moderno e garantire un futuro sostenibile alle risorse idriche del nostro Paese e del pianeta.

(Analisi pubblicata sulla rivista Formiche 204)

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