La decisione di Biden di abbandonare la sua campagna per la rielezione avvia il primo passo verso la fine di una delle carriere più lunghe e importanti della politica moderna
Viene eletto per la prima volta al Senato per il Delaware nel 1972, all’età di 29 anni, ma poche settimane dopo una tragedia familiare lo colpisce e in un incidente stradale perde la moglie Neilia e la figlia Naomi Christina di appena 13 mesi. È ad un passo dal mollare tutto, ma resiste e dà il via a quella carriera politica che durerà più di mezzo secolo: parlamentare, vicepresidente e quarantaseiesimo presidente, in un periodo che va dalle dimissioni di Richard Nixon all’elezione di Barack Obama sino alla storica vittoria su Donald Trump, dalla fine della guerra del Vietnam e dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica alla nascita dell’emergenza del terrorismo islamico e delle guerre in Iraq e Afghanistan.
Dal 1987 al 1995 è stato presidente della commissione Giustizia del Senato federale e, da presidente della commissione giudiziaria nel 1991, ha supervisionato l’udienza di conferma del giudice della Corte Suprema, Thomas Clarence (colui che nel 2022 contribuì all’annullamento della sentenza Roe v. Wade), accusato dalla professoressa di legge Anita Hall di molestie sessuali, mentre come presidente ha nominato Ketanji Brown Jackson, prima donna nera all’Alta Corte.
Arrivato alla Casa Bianca in piena pandemia, ha guidato il Paese fuori dal Covid-19 e nell’agosto 2020 ha ordinato un precipitoso e molto contestato ritiro delle truppe statunitensi dall’Afghanistan.
Rappresentante dem della classe media americana, nonostante sia stato sin da subito un “uomo di Washington D.C.”, ha cercato di mantenere sempre la figura dell’outsider, facendo ogni giorno il pendolare per Wilmington, luogo della sua storica residenza, fino a quando non è diventato vicepresidente.
Tre anni dopo i fatti di Thomas Clarence, nel 1994, si è prodigato per far passare un’importante legge contro la violenza sulle donne, che finanzia i rifugi e mira a prevenire la violenza domestica. Nello stesso anno ha spinto un’altra legge molto importante e altrettanto discussa, per la quale più avanti pubblicamente si è pentito: il Crime Act, approvato in un periodo di forte emergenza criminale, considerato oggi una delle cause dell’esplosione del numero di detenuti negli Stati Uniti.
Poi arrivano gli otto anni come vice di Obama. Per due volte Biden aveva tentato la candidatura alle primarie presidenziali, nel 1988 e nel 2007, in entrambi casi senza fortuna. Ma la seconda volta il candidato Barack Obama lo scelse come running mate, e durante i due mandati dimostrò grande fedeltà al presidente, contribuendo fortemente ad esempio all’approvazione dell’Obamacare, ma esprimendo talvolta anche opinioni contrarie, come quando consigliò Obama di non portare avanti il raid contro Osama Bin Laden.
Durante il secondo mandato è stato poi colpito da un nuovo e dolorosissimo lutto familiare, quello del figlio maggiore Beau, ucciso da un tumore al cervello, che lo ha portato a rinunciare alla candidatura nel 2016 contro Donald Trump. Sfida solo posticipata di quattro anni: Biden ha sconfitto, quindi, la concorrenza all’interno del partito, ha vinto le primarie, ha scelto Kamala Harris come running mate e nel novembre 2020 ha spodestato il tycoon diventando il quarantaseiesimo presidente degli Stati Uniti d’America e riportando i democratici al 1600 di Pennsylvania Avenue.
Il suo mandato è caratterizzato prima dall’emergenza Covid, per cui ha stanziato un maxipiano da 1900 miliardi di dollari per far riprendere il Paese e sanare ferite e diseguaglianze sociali, e poi dalle due guerre, per cui ha garantito pieno sostegno sia all’Ucraina invasa da Putin sia a Israele dopo lo scoppio della guerra di Gaza, per cui ha visto eroso il sostegno di una parte del mondo dem.
Poi nell’ultimo mese tutto è cambiato. Aveva stravinto le primarie, ma le varie gaffe, i dubbi sulle sue condizioni di salute, ma soprattutto il disastroso dibattito del 27 giugno lo hanno portato alla storica decisione presa domenica di ritirarsi dalla corsa presidenziale e di terminare, una volta concluso il mandato, una carriera lunga oltre cinquant’anni.