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Carta batte smartphone. Perché tornare alle forme tradizionali di lettura

In questa fase di transizione digitale, è fondamentale riportare il focus su abitudini più tradizionali, capaci di stimolare (e quindi di allenare) la nostra mente e la nostra attenzione

La circolare del ministro Valditara sull’uso dei cellulari in classe e sul ritorno della scrittura a mano sul diario personale ha creato un grande dibattito sui media, soprattutto su quelli di carta. Ciò nonostante le guerre, la geopolitica, il futuro dell’Unione europea (e da domenica mattina anche l’attentato a Trump). Evidentemente è una questione importante. Anche in Francia è una questione molto dibattuta, con sperimentazioni di divieti all’interno di molte scuole.

Leggere i tre pezzi di Paolo Di Paolo (“La scuola senza smartphone si rifiuta di capire il mondo”, La Repubblica 12 luglio), di Massimo Adinolfi (“Platone e i cellulari”, Il Foglio del 13 luglio) e di Antonio Gurrado (“Vietare i cellulari in classe è una resa della scuola, caro ministro Valditara”, Il Foglio 12 luglio) è stata una bella lettura (su carta) che ha un po’ mitigato il caldo di queste giornate.

A questo punto era necessario andare alla fonte. Ho così scaricato la Circolare del ministro dal sito del relativo dicastero.

Dopo aver riportato il Rapporto Unesco “Global education monitoring report, 2023: technology in education: a tool on whose terms?” che mette in luce l’impatto negativo di un dispositivo mobile sull’apprendimento e quello Pisa 2022 su come lo stesso sia fonte di distrazione, va riferimento all’uso continuo dei cellulari che incide negativamente sullo sviluppo cognitivo, determinando effetti sulla capacità dialettica e di spirito critico. Insomma cose di non poco conto.

Ciò premesso la Circolare “dispone” il “divieto di utilizzo” in classe del telefono cellulare, anche ai fini educativi e didattici” fino alla scuola secondaria di primo grado,  a meno che sia previsto dal Piano educativo individualizzato o dal Piano didattico personalizzato come supporto per disabilità o a disturbi per l’apprendimento ovvero per oggettive condizioni personali. Secondo la stessa circolare potranno essere utilizzati, per fini didattici, tutti gli altri dispositivi digitali. Così come resta fermo il ricorso alla didattica digitale e la sua valorizzazione, come l’impegno a rendere edotti gli studenti sul corretto e equilibrato uso delle nuove tecnologie, inclusi telefono cellulari e social.

Effettivamente sono “disposizioni” importanti, ma che poco hanno a che fare con una scuola che si “pone come veicolo della formazione etica degli studenti” (Antonio Gurrado su Il Foglio). Se il tema è quello di recuperare l’”attenzione e disattenzione” la disposizione del ministro va proprio in quella direzione. In attesa, che l’impegno delle istituzioni scolastiche al ricorso alla didattica digitale e la sua valorizzazione, come l’impegno a rendere edotti gli studenti sul corretto e equilibrato uso delle nuove tecnologie, inclusi telefono cellulari e social – ricordato dalla stessa Circolare – produca in concreto i suoi effetti.

Come scrive Adinolfi su Il Foglio chattare, postare, taggare, filmare, cliccare non hanno lo stesso senso di domandare, studiare e calcolare. E i modi in cui si apprendono le prime, sono diversi da quelli in cui si apprendono le seconde e che la “scuola ha senso se e finché ha senso custodire questa differenza”. Anche a costo di qualche divieto, aggiungerebbe il sottoscritto.

Meno commentata la “raccomandazione” di accompagnare l’assegnazione dei compiti e impegni sul registro elettronico, con quella di notazione su agende/diari personali. Un modo per far crescere la responsabilità degli studenti, – secondo la Circolare del ministro – senza la necessità di dover consultare il registro elettronico con la mediazione dei genitori titolari delle password di accesso.

Intanto, la scorsa settimana le Commissioni parlamentari hanno dato parere positivo al Piano nazionale Lettura. In particolare, quello della Commissione Cultura della Camera sottolinea come diversi studi scientifici dimostrino “inequivocabilmente che la lettura su carta stimola il cervello e mette in moto meccanismi neurologici che gli strumenti digitali non riescono a sollecitare: farne a meno significherebbe arrecare un danno irreparabile a ciascun singolo individuo, e dunque alla società nel suo complesso”.

Anche dal varo e l’attuazione di un Piano nazionale della Lettura passa il recupero dell’”attenzione” rispetto alla “distrazione”.



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