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Il cartello delle sinistre? Peggio della “gioiosa macchina da guerra”

Predicare l’antifascismo e combattere la dittatura e il regime illiberale va benissimo. Ad una sola condizione, però: che questi rischi nella società italiana esistano per davvero. Perchè altrimenti dovremmo prendere atto amaramente che pur di vincere le elezioni si recupera il peggior armamentario della politica italiana. Il commento di Giorgio Merlo

“A volte ritornano” è il titolo di un vecchio film. E, mutatis mutandis, anche nella politica tornano i vecchi tic. A destra come a sinistra e, più raramente, anche al centro. Ma, per fermarsi alla sinistra, non possiamo non registrare ciò che avviene sul versante della costruzione della futura alleanza alternativa al centro destra.

Ed è proprio su questo fronte che non possiamo non fare un confronto politico con la strategia che la stessa sinistra mise in piedi nel lontano 1994 con l’ormai celebre “gioiosa macchina da guerra” guidata dal leader degli ex comunisti Achille Occhetto. Nello specifico, adesso, si tratta di capire se l’alleanza tra la sinistra radicale e massimalista di Schlein, la sinistra populista e demagogica di Conte e la sinistra fondamentalista ed estremista del trio Fratoianni/Bonelli/Salis – a cui si aggiunge Renzi ma solo per salvaguardare una manciata di futuri parlamentari per sé e i suoi cari – è un progetto politico o una semplice e banale ammucchiata elettorale.

Un nodo che si può sciogliere tranquillamente ascoltando le parole d’ordine di questo nuovo ed inedito Cln all’italiana. Dall’alleanza antifascista alla deriva illiberale; dalla torsione autoritaria alla difesa della libertà di espressione e di tutte le libertà democratiche; dalla violenta accusa contro quelli che violano sistematicamente la Costituzione al rischio del regime dispotico e, dulcis in fundo, contro la minaccia fascista e antidemocratica rappresentata, come ovvio e persin scontato, dall’attuale centro destra.

Ora, rifare oggi un Cln contro un nemico immaginario significa avanzare un progetto politico che, francamente, fa regredire le lancette della politica italiana verso una stagione che pensavamo fosse ormai alle nostre spalle. Una sorta, cioè, di pregiudizio politico e soprattutto ideologico verso un nemico da annientare e da criminalizzare ma che oggettivamente non esiste. Almeno per tutti quelli che non sono accecati da un furore ideologico e da pregiudizi morali, politici e partitici che rischiano di compromettere definitivamente ed irreversibilmente il cammino di una corretta e trasparente democrazia dell’alternanza.

Ed è proprio su questo versante che non possiamo non registrare una pericolosa regressione rispetto alla stessa strategia e alla tattica messa in campo dalla “gioiosa macchina da guerra” di occhettiana memoria nel 1994. Anche perchè, se non altro, in quella stagione il cartello improvvisato delle sinistre aveva un progetto. Ovviamente era sempre e solo “contro”. Ma in quella occasione si scagliava perlomeno contro un nemico implacabile che esisteva concretamente – e cioè Berlusconi e il berlusconismo – mentre adesso, com’è evidente a tutti, l’odio viene indirizzato contro un nemico che semplicemente non esiste. Ovvero l’intramontabile e sempre presente deriva fascista. Che assume contorni diversi nel corso degli anni ma che è sempre accomunata dal fatto che chi si oppone allo schieramento delle sinistre unite va semplicemente annientato e distrutto.

E, del resto, è cosi dal lontano 1948 con la strategia del Fronte popolare guidato dal leader maximo del Pci dell’epoca, Palmiro Togliatti. Per questi motivi, se si vuole rilanciare la credibilità della politica e dei suoi contenuti, anche per il neo Fronte popolare italiano arriva il momento della verità. E cioè, o si costruiscono alleanze e coalizioni che hanno un comune denominatore politico e programmatico oppure, e al contrario, si continua a mettere in piedi cartelli elettorali alimentati dall’odio ideologico e dalla sola volontà di criminalizzare il nemico politico.

Perché predicare l’antifascismo e combattere la dittatura e il regime illiberale va benissimo. Ad una sola condizione, però: che questi rischi nella società italiana esistano per davvero. Perchè altrimenti dovremmo prendere atto amaramente che pur di vincere le elezioni si recupera il peggior armamentario della politica italiana. Con un danno irreversibile per la stessa qualità della nostra democrazia.

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