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Partner, concorrente, rivale e ora anche minaccia? Il dibattito in Ue sulla Cina

Dopo Chatham House, Merics e German Marshall Fund, anche Bruegel suggerisce alla nuova Commissione di cambiare passo con Pechino allargando il trittico che dal 2019 definisce le relazioni. Il sostegno alla Russia è il punto di rottura. Ma serve l’unanimità e Orbán…

Ogni tanto si riapre il dibattito sulla definizione che l’Unione europea dà della Cina. Dal marzo l’Unione europea considera la Cina un partner con obiettivi condivisi su alcuni temi globali, ma anche un “concorrente economico” e un “rivale sistemico”.

È giunto il momento di fare un passo avanti? Secondo alcuni centri di ricerca, sì.

L’ultimo è il Bruegel, think tank di Bruxelles, che nei giorni scorsi ha scritto alcuni consigli indirizzati a Kaja Kallas, prossima a ricoprire l’incarico di Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Ecco cosa si legge: “La Cina è ora largamente riconosciuta come un rivale, e persino una minaccia, dalla maggior parte dei governi dell’Unione europea. La Cina è considerata in grado di ridisegnare l’ordine internazionale basato sulle regole e di costruire un centro di potere alternativo. Tuttavia, rimane un partner commerciale essenziale ed è diventata anche un formidabile concorrente economico, grazie anche a massicce politiche industriali”. Per questo, al trittico partner-concorrente-rivale “occorre aggiungere un altro aspetto: la minaccia”, scrivono gli analisti. Infatti, “le azioni di coercizione economica della Cina e il suo sostegno alla Russia nella guerra contro l’Ucraina dimostrano che la Cina stessa è una potenziale minaccia alla sicurezza dell’Unione europea”. Rivolti a Kallas, gli esperti del Bruegel indicano che la principale sfida sarà “gestire questa minaccia preservando la cooperazione in materia di commercio e cambiamenti climatici e nei forum internazionali”.

A fine giugno, Chatham House, Merics e German Marshall Fund avevano indicato la stessa direzione. Ecco cosa hanno scritto: “L’Europa non può più permettersi di ignorare la minaccia che la Cina rappresenta per la sicurezza europea, anche se rimarrà un partner economico importante e complesso, un concorrente in molti settori e un partner per affrontare le sfide globali”. Il punto di svolta è rappresentato dall’assistenza di Pechino alla Russia nell’invasione dell’Ucraina, che ha trasformato la Cina “in una minaccia alla sicurezza da contenere”. Per questo, bisogna “considerare la Cina come un partner di cooperazione, un concorrente economico, un rivale sistemico e una minaccia per la sicurezza europea”, raccomandano gli analisti.

Sembra improbabile che la prossima Commissione europea riapra questo vaso di Pandora. Appare, infatti, molto difficile trovare consenso unanime: basti pensare all’Ungheria di Viktor Orbán, solo per fare un esempio di chi potrebbe opporsi.

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