Dopo dubbi circa l’impegno di Londra per il Gcap, Cingolani ha spiegato la normalità politica di avviare una review strategica dopo un cambio di governo, e sottolineato le rassicurazioni ricevute. L’ad di Leonardo, poi, vedrebbe positivamente l’ingresso di Riyad, e Mariani ha parlato di consolidamento industriale europeo, anche per il caccia del futuro
L’amministratore delegato di Leonardo, Roberto Cingolani, è tranquillo: il Gcap si farà. Ufficialmente problemi veri non ne sono mai emersi, ma sono sorti dubbi per via delle risposte evasive degli esponenti del governo laburista, che sta conducendo una Strategic Defence Review.
Il numero 1 del gigante italiano ha spiegato, nel corso di un’intervista a DefenseNews: “C’è un nuovo governo ed è piuttosto normale che abbiano una spending review. Non ho ricevuto alcuna indicazione che vogliano abbandonare o congelare il programma”.
Questo è, infatti, il primo nocciolo della questione: il momento politico. I conservatori sono stati al governo per 14 anni, nel corso dei quali hanno avuto modo di iniziare una cooperazione sul caccia del futuro con la Francia, farsi scaricare da Parigi dopo la Brexit, trovarsi da soli, mettersi con Italia e Svezia, sostituire la Svezia con il Giappone. Con un governo che vuole concentrarsi di più su coesione sociale e welfare, è scontato che la Difesa finisca sotto la lente d’ingrandimento, ma sarà estremamente difficile che il programma principe di Whitehall sia grandemente intaccato dalla Strategic Defence Review (per altro, il Gcap ne ha già superata un’altra nel 2021, all’apice della spending review post-Brexit).
Il polverone, poi, bene ricordarlo, era iniziato dopo che Luke Pollard, ministro delle Forze armate, aveva solamente affermato di non potersi esprimere prima della pubblicazione della Strategic Defence Review circa la strategicità del Gcap. L’affermazione di Pollard era da prendere da subito con attenzione, non solo per quanto detto sopra, ma anche per ragioni istituzionali. Pollard è il Minister of State for the Armed Forces, ma la parola “minister” non deve trarre in inganno. Si tratta di una sorta di direttore generale all’interno del ministero della Difesa, che è invece guidato da John Healey (la cui carica è, contro-intuitivamente per noi italiani, Secretary of State for Defence).
Il nuovo primo ministro di Sua Maestà, Kier Starmer, si è quindi trovato tra l’incudine e il martello. Da una parte, rimanere coerente con la Strategic Review del suo governo (e col suo funzionario Pollard) a beneficio dell’immagine di rinnovamento che ha portato il suo partito al numero 10 di Downing Street, dall’altra tranquillizzare i partner. Ha scelto di restare evasivo in pubblico, ma di rassicurare privatamente le aziende coinvolte.
Cingolani, infatti, ha specificato: “Ho incontrato il primo ministro Starmer qualche giorno fa, e mi ha assicurato che il programma è una priorità”. Affermazione che Starmer ha ripetuto anche a Herman Claesen, numero 1 del Gcap di Bae Systems, che ha aggiunto: “credo che il fatto che Starmer sia venuto qui [al Farnborough international air show 2024, nda], che volesse vedere il velivolo, che volesse parlarne, dà un’altra indicazione sulla strategicità chiave del programma per il Regno Unito”.
Ecco che si arriva al secondo punto cruciale: il Gcap è una necessità per il Regno Unito. Lo è da un punto di vista militare, perché gli Eurofighter dovranno essere sostituiti in futuro (2040, per dare una stima). Lo è da un punto di vista tecnologico e, quindi, strategico, vista la grande importanza che Londra attribuisce al settore aeronavale. Lo è da un punto di vista economico e industriale, visto il grande indotto che quest’ultima industria genera. Il Times, per esempio, ha definito la possibilità di sfilarsi dal Gcap “disastrosa”.
Di avviso simile anche il ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ha passato una due giorni londinese ricca di incontri apicali. A Repubblica, ha detto di essere “convinto che Londra non si sfilerà, non abbiamo segnali di alcun disimpegno da parte britannica. È un programma fondamentale, non solo per la Difesa, perché porterà l’80% delle tecnologie anche per la parte civile”.
Niente panico, allora: difficilissimo che da Londra arrivino sorprese che facciano saltare il banco. Al più, potrebbero diminuire le sterline dedicate al progetto e/o potrebbe leggermente slittare l’ambizioso obiettivo del 2035 (in anticipo di più di cinque anni rispetto all’alternativa franco-tedesco-spagnola). Qualora questo succedesse, Cingolani ha affermato al Financial Times di essere “personalmente molto favorevole” al chiacchierato ingresso dell’Arabia Saudita nel programma.
L’altra possibilità, sono sinergie più strette con lo Scaf di Francia e Germania. Anche in quel caso, non sarebbe una tragedia per Leonardo. Il suo co-direttore generale, Lorenzo Mariani, ha rilasciato un’intervista a Breaking Defense, commentando le prospettive strategiche dell’azienda in Europa. “Il consolidamento è l’unica strada” per il futuro dell’industria della Difesa europea, che dovrà svolgersi come “l’unione dei campioni nazionali esistenti in organizzazioni pan-europee, simili a Airbus o Mbda”. Mbda, in particolare, è esempio da seguire, per il suo aver mantenuto prerogative nazionali pur sfruttando la dimensione continentale. Dopo i missili “credo che lo spazio debba essere il prossimo”, e anche i cantieri sono molto urgenti. Dulcis in fundo, Mariani si è riferito all’industria aeronautica, indicando il caccia del futuro come un’area dove delle convergenze potrebbero divenire necessarie.
Leonardo: molto più che Gcap
In occasione dell’International Airshow di Farnborough, il Centro italiano ricerche aerospaziali (Cira) e Leonardo hanno rinnovato l’accordo quadro di collaborazione su attività di ricerca e sviluppo tecnologico. L’accordo è volto a potenziare le attività di ricerca e sviluppo tecnologico in ambito aerospaziale. Il Cira garantirà l’uso delle sue infrastrutture avanzate, come il Laboratorio di qualifica spaziale, i Laboratori e testing di strutture di grandi dimensioni, l’Icing Wind Tunnel e le future infrastrutture di ricerca che coordinerà con Leonardo. Leonardo condividerà i progetti di ricerca avanzata di comune interesse e il proprio networking di innovazione e Ricerca e fornirà supporto alle attività strategiche, di ricerca, sviluppo e innovazione del Cira.
Il 26 luglio, la Direzione degli Armamenti Navali del Segretariato Generale della Difesa e Direzione Nazionale degli Armamenti ha siglato con Leonardo e Intermarine (gruppo Immsi) un contratto per la fornitura di unità navali per la ricerca e la bonifica delle mine (Cacciamine nuova generazione costieri, Cng/C) e relativo supporto logistico integrato, del valore di 1,6 miliardi per la realizzazione di 5 unità e di circa 1 miliardo in opzioni per il completamento del programma. Le due aziende collaboreranno nella forma di un raggruppamento temporaneo d’impresa; a Intermarine il 73% del contratto, a Leonardo il 27%. L’avvio del programma consentirà alla Marina Militare di dotarsi di cacciamine altamente innovativi, un unicum mondiale per capacità, poiché saranno in grado di condurre la bonifica di aree minate e le operazioni di seabed surveillance per il controllo e protezione delle infrastrutture critiche subacquee.