Il tema è stato un punto centrale alla convention repubblicana di Milwaukee, con accuse ai dem e il candidato Gop che promette di chiudere le frontiere. Ma manca ogni riferimento al ruolo della Cina, che infatti…
L’utilizzo illecito di fentanyl, che negli Stati Uniti rappresenta una vera e propria emergenza nazionale causando oltre 74.000 morti l’anno, è entrato nel dibattito pubblico da tempo. Ma mai prima d’ora era diventato un tema partitico. È accaduto a Milwaukee, in Wisconsin, alla Convention del Partito repubblicano che ha incoronato Donald Trump candidato alla presidenza in vista delle elezioni del 5 novembre prossimo.
Sul palco è salita la californiana Anne Fundner, che ha raccontato del figlio quindicenne morto nel 2022 per abuso di fentanyl. Il suo discorso ha fatto piangere alcuni delegati. Tutti, alla fine, l’hanno applaudita e la folla ha iniziato a gridare “Joe deve andarsene”. È stata lei stessa a criticare il presidente Joe Biden per le sue politiche in materia di frontiere e per il flusso di oppioidi illegali negli Stati Uniti. Fundner ha detto che nemmeno i suoi sforzi per proteggere suo figlio Weston e per informarlo dei pericoli dell’influenza dei coetanei sono riusciti a salvarlo. “E il fentanyl ha trovato ancora mio figlio”, ha detto, in lacrime. “Ritengo Joe Biden, Kamala Harris, lo zar delle frontiere – che scherzo! – e Gavin Newsom e tutti i democratici sostenitori delle frontiere aperte responsabili della morte di mio figlio”.
La soluzione, ha spiegato, è rieleggere Trump. Perché lui chiuderà di nuovo le frontiere. E dovrebbe anche designare i cartelli della droga messicani come organizzazioni terroristiche. A queste sue parole, Trump si è avvicinato al suo candidato vicepresidente JD Vance dicendogli: “Dovremmo farlo”.
Negli interventi successivi, tutti hanno puntato il dito contro la gestione dei confini da parte di Biden. Il senatore Marco Rubio ha detto che con Trump presidente “il nostro confine era sicuro e le nostre leggi venivano applicate”. Ben Carson ha criticato le politiche dell’amministrazione. Il senatore Tom Cotton, che potrebbe avere un ruolo di primo piano in un’eventuale seconda amministrazione Trump, ha detto: “Joe Biden pensa che i confini siano razzisti”. Per tutti loro, dunque il confine aperto è la causa dell’emergenza fentanyl nel Paese riassunta dalla dolorosa vicenda di Fundner.
Il commentatore socialista Ben Burgis su MSNBC ha criticato la linea repubblicana sostenendo che due punti: i dati disponibili mostrano che durante i primi due anni della presidenza Biden ci sono stati più arresti e deportazioni rispetto ai corrispondenti anni sotto Trump; le statistiche indicano che gli immigrati irregolari sono meno propensi a commettere crimini rispetto ai cittadini americani. Ma è un’altra la grande debolezza del ragionamento repubblicano: la maggior parte del fentanyl è contrabbandata da cittadini americani attraverso punti di controllo legali.
C’è, infine, un’ultima questione che né i repubblicani né Burgis considerano o dichiarano: il ruolo della Cina, da cui arriva la stragrande maggioranza dei precursori chimici necessari alla produzione del fentanyl. Come dimostrato in passato sulle criptovalute, se le autorità cinese vogliono dare una stretta, possono farlo e lo fanno. Ed è proprio su questa discrezionalità che Washington muove l’accusa a Pechino di non impegnarsi a sufficienza (nonostante le intese tra i leader dell’anno scorso) lasciando che il traffico illecito alimenti una crisi interna agli Stati Uniti.
(Foto: Twitter @GOPConvention)