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I conti in tasca alle università. I numeri (veri) del finanziamento pubblico

Nei giorni scorsi si è consumata un’aspra polemica tra la conferenza dei rettori e il ministero dell’Università in ordine alla dotazione di risorse da destinare al fondo di finanziamento ordinario. In realtà, l’Ffo anche per il 2024 sarà superiore ai 9 miliardi di euro, soglia superata per la prima volta lo scorso anno grazie a questo Governo. Dal 2019, il Fondo ha registrato un aumento di oltre 1,5 miliardi (pari a un +21%). Inoltre, per i prossimi anni il Fondo sarà stabilizzato a un livello sopra i 9 miliardi. Tutti i numeri del ministero

Dalle polemiche al ragionamento sulle cifre reali. In questi giorni ha impazzato lo scontro tra rettori e ministero dell’Università sull’attribuzione delle risorse legate al Fondo di finanziamento ordinario. Pochi minuti prima della riunione tra la Crui e il ministro Anna Maria Bernini, l’altro giorno, sono state diffuse delle cifre – poi smentite da fonti Mur – secondo le quali le risorse a disposizione quest’anno sarebbero state drasticamente più basse rispetto a quelle dello scorso anno.

Non è bastata la reazione, pressoché immediata del ministero, per placare gli animi. Più della ragionevolezza poté la chiusura. Dunque, riunione saltata e polemiche a non finire consumando una contrapposizione che – numeri alla mano – non ha ragione di esistere.

Lo diciamo perché, leggendo i dati, ci si rende conto che l’Ffo anche per il 2024 sarà superiore ai 9 miliardi di euro, soglia superata per la prima volta lo scorso anno grazie a questo Governo. Dal 2019, il Fondo ha registrato un aumento di oltre 1,5 miliardi (pari a un +21%). Inoltre, per i prossimi anni il Fondo sarà stabilizzato a un livello sopra i 9 miliardi. A legislazione invariata, infatti, si passerà a un incremento del 2% dal 2024 al 2025, e del 2,35% dal 2024 al 2026.

Non solo Ffo

Il Fondo di Finanziamento Ordinario è solo una delle voci di finanziamento statale destinate agli atenei. Le università statali hanno ricevuto risorse extra di quasi 6 miliardi di euro grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza nel periodo di attuazione 2022-2026 e al Piano nazionale per gli investimenti complementari. Accanto agli investimenti del Pnrr e del Pnc, le università statali hanno ricevuto risorse extra anche attraverso il Prin-Progetti di Rilevante Interesse Nazionale, salito a 855 milioni di euro, cui si aggiungono il fondo per l’Orientamento, quello per le Infrastrutture, per le chiamate dei docenti e per l’Housing. Un complesso di risorse che vanno a più che compensare il temuto taglio di 173 milioni (l’1,88% sul totale del Ffo) che secondo i calcoli della Crui – e contestati dal Mur – arriverebbero a circa 500 milioni.

Borse di dottorato e attenzione al Mezzogiorno 

Sono state poi finanziate borse di dottorato extra per un valore di 290 milioni e con la stessa cifra sono state finanziate le università del Mezzogiorno per i Patti territoriali di Alta formazione. Si tratta – come detto – di finanziamenti che accompagnano l’Ffo, ampliando la dotazione in possesso delle università statali e sulle quali le università statali hanno piena autonomia gestionale.

Bilanci in utile

I maggiori finanziamenti degli ultimi anni di cui hanno beneficiato le università statali italiane (+1,5 miliardi di solo Ffo dal 2019) hanno portato a un utile di bilancio, per l’anno 2023, di circa 950 milioni. È quanto si evince dai dati di bilancio pubblicati dagli stessi atenei sui loro siti istituzionali. Fermo rimanendo, peraltro, che la gestione delle risorse per gli atenei è in capo ai singoli rettori.

Assunzioni e organici 

Al momento, si registra anche il massimo dell’organico mai assunto negli ultimi quindici anni. E soprattutto è aumentata la percentuale di professori ordinari e associati. Circa il 68% dell’organico degli atenei, oggi, ha quindi una posizione stabile a tempo indeterminato.

Oltre le polemiche

“A pochi minuti dall’inizio di un incontro in Conferenza dei rettori-Crui programmato da tempo – chiarisce il ministro Anna Maria Bernini – vengono diramate cifre infondate e allarmistiche su presunti tagli agli atenei. Ad un confronto di merito con il ministro ed il suo staff a documento per il Finanziamento ordinario-Ffo ancora aperto, viene preferita la strada del pregiudizio e della polemica pubblica del tutto pretestuosa”.

Secondo il ministro si tratta di un “comportamento inaccettabile e che preclude, su tali premesse, qualsiasi ipotesi di confronto”. E qui si arriva al vero nodo del problema.  “Quello che ha di fronte il sistema, quindi, non è un tema di scarsità di risorse, ma della loro gestione ottimale – scandisce Bernini – . Una questione di capacità gestionale di cui i rettori sono i primi responsabili e di cui dovrebbero rendere conto. Per quanto mi riguarda, sono e resterò in prima linea per tutelare quel grande patrimonio nazionale che è il sistema della formazione superiore. E continuerò a mettere in campo ogni iniziativa nei prossimi mesi per rendere pubblico come le risorse vengono spese, quali sono a parere del ministero le inefficienze e i ritardi. Ricordo a tutti che i fondi di cui disponiamo sono pubblici, a carico dei contribuenti ed al servizio degli studenti”.


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