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Pausa di riflessione. Così la US Air Force rallenta sul caccia del futuro

Come già da lui anticipato, Kendall, segretario Usaf, ha confermato la pausa circa la piattaforma dell’Ngad, rimandando sostanzialmente l’assegnazione dei relativi contratti al 2025. Nel mentre, però, avanzano i programmi sui Collaborative combat aircraft

Dopo molti rumours, il segretario della US Air force, Frank Kendall, ha dichiarato che l’Aviazione a stelle e strisce ha deciso di “mettere in pausa” i suoi sforzi riguardanti “la piattaforma” del proprio caccia di nuova generazione (la sesta), ossia l’Ngad (Next generation air dominance). L’obiettivo di assegnare i contratti nel 2024, quindi, pare sempre più lontano. Considerando che anche la Us Navy ha posticipato lo sviluppo del suo caccia del futuro, sembra sempre più evidente la necessità di ripensare al rialzo gli investimenti nella Difesa (sì, anche negli Usa). 

Non è stato specificato quanto durerà questa pausa, ma il numero uno dell’aviazione Usa ha fissato quel che sembra un periodo minimo: “Un paio di mesi per capire se abbiamo il design giusto e siamo sulla strada giusta”. Lo stop riguarda la piattaforma dell’aereo, ossia la parte per la quale sono rimaste in lizza Lockheed Martin e Boeing. Da notare che potrebbe seguire una simile pausa di riflessione per il motore, per il quale invece gareggiano Ge Aerospace e Pratt & Whitney. 

Bene sottolineare che questo non deve alimentare paure circa una cancellazione del programma: “sono assolutamente convinto che faremo comunque un caccia di sesta generazione pilotato a bordo da umani”, ha dichiarato Kendall. Ciò posto, il dubbio permane, anche al massimo livello: “c’è una possibilità che sia un aereo senza equipaggio… ma non credo che siamo già arrivati fino a lì”, pertanto “potremmo sempre fare qualcosa come una piattaforma che abbia l’opzione di avere l’equipaggio”. 

Progressi sui droni autonomi

A riprova del fatto che non sembra esserci l’intenzione di cancellare Ngad, un altro pilastro del sistema dei sistemi del futuro, i droni autonomi che affiancheranno i futuri caccia (e potenzialmente gli attuali F-22 e F-35) procedono. Il giorno precedente alla dichiarazione di Kendall, infatti, l’Us Air force ha dichiarato di aver assegnato i contratti per l’intelligenza artificiale che verrà utilizzata nei sistemi Cca (Collaborative combat aircraft). I dettagli restano top secret, ma si può affermare che si tratta di un mix tra le tradizionali aziende della difesa statunitensi e nuove realtà di nicchia, per un totale di cinque aziende. 

Similmente, si aspetta il verdetto per la produzione del primo incremento per i Cca: dopo che la fase preliminare era stata vinta da General Atomics e Anduril, potrebbero rientrare in gara anche Lockheed Martin, Northrop Grumman e Boeing. Importante capire cosa si intenda con “incremento”: l’Usaf progetta di costruire un migliaio di Cca per la fine degli anni trenta, e lo farà in, appunto, incrementi successivi. Trattandosi di macchine molto più economiche e spendibili dei caccia la loro vita sarà più breve, e più aziende potrebbero produrne modelli anche assai differenti. A ulteriore riprova della flessibilità cercata dall’Aviazione statunitense, la quantità dei droni comprati non sarà necessariamente uguale per le varie compagnie, ma relativa alle preferenze delle Forze Armate; inoltre, sarà possibile per aziende estere partecipare ai futuri bandi. 

Il contesto sull’Ngad

Nel mondo – oltre al Gcap di Italia, Regno Unito e Giappone – ci sono svariati programmi di caccia di sesta generazione, supercomputer volanti che si collocheranno al centro di sistemi di sistemi, comprendenti droni (semi)autonomi e l’infrastruttura di comando e informativa del Paese di appartenenza. Sempre in Europa, Parigi, Berlino e Madrid stanno sviluppando il Système de combat aérien du futur (Scaf), mentre la Russia lavora sul MiG-41 e la Cina sul J-28. Gli Stati Uniti, invece, progettano addirittura due velivoli, dopo l’esperimento interforze dell’F-35: Ngad per Aviazione e Esercito, F/A-XX per Marina e Marines. 

Mentre il Gcap procede, lo Scaf pure (ma assai più a rilento), e pochissimo si sa circa le alternative cinesi e russe, il budget della Difesa Usa rischia di essere troppo esiguo per fare fronte alle minacce presenti ed assicurarsi la supremazia tecnologica nei decenni a venire. Ecco, quindi, che nascono dubbi su Ngad e F/A-XX, che, c’è da dire, sarebbero velivoli assai più ambiziosi delle controparti europee (in particolare il primo). La Us Navy aveva ufficialmente deciso, già a marzo 2024, di posporre il finanziamento di un miliardo di dollari, inizialmente previsto per il proprio F/A-XX per il 2025. Il capo di Stato maggiore della US Air Force, generale David W. Allvin, ha poi cambiato le carte in tavola con l’annuncio della non-necessità dell’Ngad.

Da quel momento, è iniziato un lungo dibattito circa l’opportunità del programma. Deborah Lee James, già segretario all’Aeronautica degli Stati Uniti dal 2013 al 2017 (anni nei quali il programma Ngad venne avviato) si è espressa su DefenseNews, invitando il Congresso a trovare i fondi, anche a fronte dei progressi cinesi. È poi intervenuto una prima volta proprio Kendall, ribadendo la sua convinzione circa la strategicità dell’Ngad, affermando pure che sarebbe stato necessario ridurre ad un terzo i costi unitari ora proiettati, concentrandosi, in quell’occasione, sul motore. A metà luglio, poi, il capo dell’Air combat command, generale Kenneth Wilsbach, disse di aspettarsi che l’Aviazione avrebbe scelto a quale compagnia affidare il progetto di qua alla fine dell’anno. General subito corretto da Kendall, che, a, Breaking Defense, aveva anticipato la necessità di aspettarsi un riesame completo del programma. 


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