Di ritorno da Tashkent, capitale della Repubblica dell’Uzbekistan, dove si custodisce la copia originale del Corano coordinata dal califfo Uthman, l’imam Yahya Pallavicini racconta storia e insegnamenti del prezioso manoscritto, in stile kufico e senza punti diacritici, prima copia integrale della trascrizione della Rivelazione del messaggio divino per i musulmani
Dopo Kazakhstan e Azerbaijan, prosegue lo sviluppo della cooperazione con l’Asia Centrale. Sono di ritorno da Tashkent, capitale della Repubblica dell’Uzbekistan, dove il Mufti del Consiglio Musulmano mi ha accompagnato a vedere la copia originale del Corano coordinata dal califfo Uthman (in foto). Questo prezioso manoscritto, in stile kufico e senza punti diacritici, è la prima copia integrale della trascrizione della Rivelazione del messaggio divino per i musulmani.
Forse non tutti sanno che il termine italiano Corano deriva dalla radice del verbo arabo Iqra’ che significa leggi o recita e che traduce lo sforzo di lettura, recitazione e interpretazione della Parola e del linguaggio divino da parte dei musulmani. Questo messaggio sacro era stato oggetto di una prima ritrasmissione orale tra i compagni del profeta e fu proprio il califfo Uthman a promuovere la trascrizione della Rivelazione in un primo manoscritto. Dalle copie di questo Libro si sarebbe sviluppata l’arte calligrafica e la grammatica della lingua araba e le successive versioni e traduzioni del testo rituale e dottrinale dei fedeli musulmani nel mondo.
Quest’anno si celebra a Tashkent il centenario della restituzione di questa prima preziosa copia coordinata dal califfo Uthman del Corano nel VII secolo. La storia di questo manoscritto accompagna alcune fasi significative della storia: si narra che il califfo Uthman venne ucciso mentre rileggeva il testo nella città di Medina. Alla sua successione il califfo ‘Ali portò il manoscritto del Corano a Kufa. Il principe Tamerlano alla riunificazione dell’Asia Centrale consegnò il manoscritto alla sua nuova capitale Samarkanda. Con la conquista del territorio da parte dell’impero russo la copia venne trasferita a San Pietroburgo ma dopo la rivoluzione bolscevica Lenin spostò il manoscritto a Ufa con l’intento di amministrare meglio il proprio potere nei confronti dei musulmani della regione. Infine, nel 1924, dopo insistenti preghiere di richiesta, Lenin accettò di restituire la copia del Corano del califfo Uthman a Tashkent.
14 secoli di storia di un manoscritto che ha viaggiato dalla penisola arabica, al Medio Oriente, alla Persia, alla Russia fino a tornare in Asia centrale ed è stato amministrato da califfi, emiri, imperatori, rivoluzionari e presidenti di moderne democrazie. Immaginare Lenin e la sua scarsa sensibilità per ogni comunità di credenti e per i testi sacri e la corrispondenza con alcune autorità spirituali islamiche del secolo scorso nelle trattative diplomatiche per la restituzione del Corano ci fa pensare ad un dialogo senza alcuna possibilità di successo e di reciproca comprensione. Eppure, le vie del Signore sanno aprire corridoi anche quando sembra che non ci siano più speranze di superare la diffusa ottusità e arroganza.
Il Presidente dell’Uzbekistan Shavkat Mirziyoyev ha intenzione di inaugurare quest’anno a Tashkent il Centro per la Civiltà Islamica, un centro nel quale l’insegnamento dei maestri, filosofi, matematici, astronomi come Avicenna, al-Biruni, al-Farabi, al-Khwarizmi, Ulug Bek possa ancora essere accessibile e fruibile per le nuove generazioni di credenti e cittadini interessati ad approfondire, sviluppare e aggiornare gli scambi culturali, interreligiosi e scientifici tra Oriente e Occidente. Sotto la grande cupola centrale di questo centro troverà posto la copia dello storico manoscritto del Corano del califfo Uthman.
Studiare i segni dell’Universo e coltivare l’illuminazione della Conoscenza sacra è un dovere per ogni musulmano anche nel dialogo e nelle responsabilità pubbliche con la società contemporanea. Solo da questa autentica e umile disciplina di sapienza e saggezza rinasce una civiltà tradizionale aperta alla grazia e alla pace.