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Quali misure attuare contro l’antimicrobico resistenza. Parla Zaffini

La sfida dell’antimicrobico resistenza impone la necessità di individuare soluzioni valide per il nostro Paese. Un approccio coordinato che includa incentivi finanziari, economici, regolatori e di mercato idonei a stimolare l’innovazione e garantire la disponibilità di trattamenti efficaci è una priorità ribadita in più di un’occasione da questo governo. Conversazione con Francesco Zaffini, presidente della Commissione Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale del Senato

L’antimicrobico resistenza si configura come una grave minaccia per la salute pubblica che impone un significativo onere economico sul sistema sanitario nazionale. Nonostante l’inclusione nell’agenda politica attraverso il Piano nazionale di contrasto all’antimicrobico resistenza (Pncar) 2022-2025, l’Italia non ha ancora adottato le strategie di incentivazione Push&Pull già implementate con successo negli altri Paesi. Alla luce delle esperienze avviate a livello europeo, risulta evidente la necessità di attuare misure concrete e adeguate a livello nazionale per affrontare questa criticità sistemica. Ne abbiamo discusso con Francesco Zaffini, presidente della Commissione Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale del Senato.

L’antibiotico resistenza ha un impatto significativo sui costi sanitari ed economici. Uno studio del ministero della Salute ha stimato che in Italia il costo associato all’Amr supera i 300 milioni di euro all’anno. Quali sono le misure che il governo intende adottare per ridurre sia i costi diretti che quelli indiretti legati alla resistenza antimicrobica?

Il problema dell’antimicrobico resistenza è davvero serio, soprattutto per l’Italia che risulta essere fanalino di coda rispetto agli altri Paesi europei. Società scientifiche e gruppi di esperti che, soprattutto negli ultimi anni stanno studiando questa materia hanno presentato dati allarmanti per l’Italia: 8-11mila decessi l’anno attribuibili all’antimicrobicoresistenza (Amr) batterica nel 2019 (circa un terzo di tutti i decessi avvenuti per Amr nell’Ue), con un costo totale, evitabile, annuo di degenze aggiuntive per infezioni correlate all’Amr che sfiora quasi i 2 miliardi di euro in Ue, 300 milioni solo nel nostro Paese, appunto. Come ha già dichiarato, proprio ultimamente, il ministro Schillaci, stiamo parlando di una vera e propria pandemia silente, a cui però il governo ha già messo mano, tanto che il ministero nel 2022 ha stilato il Piano nazionale di contrasto all’antibiotico-resistenza (Pncar) 2022-2025 (che fa seguito al precedente Pncar 2017-2020) con l’obiettivo di fornire al Paese le linee strategiche e le indicazioni operative per affrontare l’emergenza nei prossimi anni, seguendo un approccio multidisciplinare e una visione One Health. Tra le misure di contrasto, il ministero sta lavorando su modelli di rafforzamento della prevenzione e della sorveglianza in ambito ospedaliero e territoriale, su campagne di promozione di un uso appropriato degli antibiotici sia in ambito umano che animale e su misure che possano promuovere l’innovazione e la ricerca della prevenzione e diagnosi delle infezioni resistenti agli antibiotici, ma soprattutto su strumenti volti ad incentivare la ricerca di nuove terapie antibiotiche applicando modelli di Push&Pull, così come già sperimentati in altri Paesi.

La promozione degli investimenti in R&S è cruciale per contrastare la resistenza antimicrobica, che si preannuncia come una nuova pandemia silenziosa. Ma il processo di R&S di nuovi antibiotici, in particolare di tipo reserve, ossia destinati a pazienti con infezioni resistenti e opzioni di cura limitate o assenti, presenta costi elevati e un limitato ritorno sull’investimento che non consentono di rispondere all’enorme unmet need. L’Italia ha in programma iniziative per incentivare gli investimenti in antibiotici reserve?

Tra tutte le misure di contrasto che l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) ha identificato per contrastare efficacemente il problema dell’Amr, vi è quello di incentivare la ricerca, lo sviluppo e anche la commercializzazione di nuovi antibiotici efficaci sui batteri multiresistenti, sempre più diffusi in questi ultimi anni anche a causa dell’uso inappropriato che se ne fa. È stato evidenziato, inoltre, dall’Oms il fatto che stiamo assistendo ad uno sviluppo inadeguato di nuovi trattamenti antibatterici per il contrasto dell’Amr, perché non esiste un mercato favorevole per i nuovi antibiotici. La causa di ciò viene identificata nel fatto che il ritorno dell’investimento per lo sviluppo di nuovi antibiotici non copre i costi del loro sviluppo (produzione e commercializzazione), causando – di fatto – il ritiro dei principali produttori dallo sviluppo di questi farmaci nuovi con le imprese, spesso medio-piccole, che faticano a rimanere sul mercato.

Molti Paesi hanno già implementato con successo strategie di incentivazione Push&Pull. Nonostante il contrasto all’Amr sia entrato nell’agenda politica, con la pubblicazione a febbraio 2023 del secondo Piano nazionale di contrasto all’antimicrobico resistenza (Pncar) 2022-2025, non sono ancora stati adottati meccanismi di incentivazione Push&Pull. È prevista un’inversione di tendenza e un allineamento agli altri Paesi europei?

Abbiamo avviato un’interlocuzione con il ministro ed alcune comunità scientifiche al fine di individuare soluzioni valide per il nostro Paese che possono essere presentate in sede di G7 a ottobre.

Accanto agli incentivi economici, quali altre misure politiche e legislative potrebbero essere messe in atto per promuovere l’uso appropriato e sostenibile degli antibiotici, garantendo al contempo che i nuovi trattamenti siano accessibili a chi ne ha bisogno?

Sicuramente proseguirà l’implementazione e il monitoraggio del Piano nazionale di contrasto all’antibiotico-resistenza (Pncar) 2022-2025, prevedendo un rafforzamento della governance centrale e una maggiore integrazione tra i settori umano, veterinario e ambientale, seguendo un approccio One health. Continueranno le iniziative di informazione e comunicazione rivolte agli operatori sanitari e alla popolazione per promuovere una cultura del buon uso degli antibiotici e l’importanza di misure comportamentali per la prevenzione delle infezioni, specialmente in ambito assistenziale. Sarà potenziata la prevenzione e il contrasto delle infezioni correlate all’assistenza (Ica) tramite l’implementazione di un piano e inoltre verranno promosse ulteriori attività di formazione per il personale sanitario e buone pratiche come il lavaggio delle mani, l’adozione di misure asettiche per l’assistenza ai pazienti e il rafforzamento della sorveglianza. Particolare attenzione sarà anche data all’informazione della popolazione, alla cura delle strategie di comunicazione, alla trasparenza e agli aspetti etici relativi all’antibiotico-resistenza. Infine, come ha anche di recente annunciato il presidente di Aifa, è stata avviata una riflessione anche sulla necessità di prevedere percorsi rapidi di approvazione per i nuovi antibiotici in grado di sostituire quelli che hanno generato forme di resistenza batterica.

A ottobre si terrà la ministeriale del G7 sulla salute. Quali sono le proposte di policy che l’Italia intende mettere in campo per valorizzare il tema dell’Amr?

In questo senso, un approccio coordinato che includa incentivi finanziari, economici, regolatori e di mercato idonei a stimolare l’innovazione e garantire la disponibilità di trattamenti efficaci per le generazioni future è una priorità affermata in più di un’occasione da questo Governo e confermata anche nel Comunicato della Puglia dello scorso 14 giugno nell’ambito del recente G7 a guida italiana, dove i Paesi del G7 (tra cui anche l’Italia) si sono impegnati ad implementare incentivi Push&Pull, a sostenere partenariati pubblico-privato e ad esplorare strumenti innovativi per accelerare la ricerca e lo sviluppo di nuovi antimicrobici, delle loro alternative e della diagnostica. L’Italia ci sta lavorando a tutti i livelli e lo stesso Mef nel comunicato finale del G7 Finanze pubblicato ha ribadito l’impegno dei leader G7 per dotarsi degli strumenti più opportuni per affrontare la resistenza antimicrobica (Amr) a livello nazionale e globale, promuovendo la ricerca di nuovi antibiotici attraverso incentivi di tipo Push&Pull. Questa dichiarazione – che arriva dopo quella di aprile dei leader G7 Esteri – mostra che il tema Amr è affrontato in maniera assolutamente trasversale dai vari Ministeri e che la Presidenza italiana sta dedicando ampio spazio alla problematica. Auspico, dunque, che la ministeriale del G7 sulla salute che si terrà il prossimo ottobre ad Ancona, dedicata anche a questo tema, possa essere la giusta arena per un confronto tra i vari Paesi sulle misure concrete attuate e attuabili nel breve-medio termine a livello nazionale, idonee a far fronte anche a questa criticità sistemica.

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