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Perché il payback è un colpo mortale per l’intero comparto. Il commento di Bottino (Acoi)

Di Vincenzo Bottino

Il payback dispositivi medici significherà aziende a rischio fallimento, perdita di posti di lavoro, assenza di dispositivi di qualità nelle sale operatorie e non rispondere adeguatamente ai pazienti. Il commento di Vincenzo Bottino, presidente nazionale Acoi (Associazione chirurghi ospedalieri italiani), sulla recente sentenza della Consulta

La sentenza della Corte costituzionale sul payback dispositivi medici la rispettiamo, come rispettiamo ogni parere di un organo dello Stato, ma non possiamo condividerla. L’Acoi, principale associazione dei chirurghi ospedalieri in Italia, è dal dicembre 2022 che attraverso appuntamenti pubblici, confronti con le istituzioni, campagne di sensibilizzazione sta denunciando le possibili conseguenze di una norma che rischia di essere un colpo mortale per l’intero comparto produttivo di dispositivi medici e che avrà, ovviamente, pesantissime ripercussioni sul nostro Servizio sanitario nazionale, sulla qualità del lavoro dei chirurghi italiani e, certamente, sulla cosa per noi più importante, la buona salute dei nostri pazienti.

Sì, i nostri pazienti: le loro vite vengono salvate dal gioco di squadra fatto da istituzioni lungimiranti, aziende innovative, chirurghi nelle sale operatorie. Se salta un solo attore di questo sistema significa mettere a rischio la vita delle persone. E con il payback dispositivi medici sentenziato dalla Corte costituzionale si sceglie, in modo incosciente, di eliminare le aziende da questo gioco di squadra. Eliminare, dico esattamente questo. Perché nel nostro Paese rischiano di essere eliminate migliaia di piccole e medie imprese che con il loro lavoro contribuiscono a promuovere innovazione tecnologica nelle sale operatorie, nuovi e più efficaci strumenti a nostra disposizione e, non ultimo, contribuiscono concretamente a supportare il nostro lavoro attraverso percorsi formativi che il Servizio sanitario nazionale non riesce più a garantire. Centinaia di specializzandi acquisiscono competenze e professionalità grazie a questa partnership sana tra pubblico e privato, tra una società scientifica come la nostra e le aziende del comparto.

Permettetemi di essere ancora più esplicito: il payback dispositivi medici significherà aziende a rischio fallimento, perdita di posti di lavoro, significherà assenza di dispositivi di qualità nelle sale operatorie, significherà non rispondere adeguatamente ai nostri pazienti, significherà colpire pesantemente il Servizio sanitario nazionale a scapito delle persone più deboli o che non possono permettersi altre cure. La metto così, esplicita, perchè secondo noi qualcuno non si sta rendendo conto di quello che sta accadendo o che può accadere.

La desertificazione delle piccole e medie aziende che ci consentono di erogare servizi fondamentali per una sanità sicura, l’incapacità evidente del governo burocratico, anziché clinico, delle aziende sanitarie, i 21 servizi sanitari regionali presenti nel nostro Paese e i rischi, se non governata in ambito sanitario, dell’autonomia differenziata ci faranno assistere ancora una volta all’acuirsi delle differenze sulla qualità dei servizi tra le regioni e ovviamente tra le regioni del sud e quelle del nord. Chi ci rimette in tutto questo? Ci rimette la nostra professione, oramai al collasso per le difficoltà oggettive legate ai rischi professionali ma anche, evidentemente, i nostri pazienti, cioè le persone che si rivolgono alla Sanità pubblica.

Per questo, dopo la sentenza della Corte costituzionale abbiamo deciso di organizzare per il prossimo ottobre a Roma un evento nazionale sul payback dispositivi medici e lo stato di salute della sanità pubblica: vogliamo che le istituzioni e le associazioni dei pazienti si rendano conto, in modo chiaro, degli effetti di questa sentenza. Ma è bene che anche il governo faccia la sua parte anche se non ha avuto in questi mesi responsabilità dirette: noi abbiamo iniziato ad incontrare le aziende per costruire un lavoro comune e perché siamo consapevoli che senza il loro supporto la nostra diventa una professione impossibile. Ma allo stesso tempo chiederemo incontri in tutte le Regioni e al Governo nazionale: la sentenza della Corte costituzionale, come purtroppo abbiamo letto in questi giorni, non è la vittoria di qualcuno. Questa sentenza è la sconfitta di tutta la Sanità pubblica italiana. Pazienti compresi.

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