Chi l’ha detto che la fuga degli “orbanisti” e dei Vox rappresenti per Giorgia Meloni un danno? Svuotando il suo Ecr degli anti-europeisti potrebbe avvicinarsi al Ppe, trovare forme collaborative e di nuova legittimazione. Un domani, chissà, qualcosa di più. Una second life europea, moderata al punto giusto, gioverebbe alla Trimurti italiana. L’affresco di Pino Pisicchio
C’è poco da fare: l’Europa, almeno per la politica italiana, è una specie di “second life”, quel metaverso rudimentale in forma di gioco che un decennio e passa fa aveva conquistato qualche gloria con gli avatar e i contesti affabulatori, per poi essere dimenticato dai più. Prendiamo l’assetto della destra di governo, per esempio. La politica interna la costringe -seppure con qualche riottosità- ad una coesione formale nella sintesi meloniana, consentendo al “mite” Tajani di recitare il ruolo del vecchio doroteo fuori tempo massimo e al pur mobile Salvini, quello del discolaccio che rumoreggia e borbotta per ricordare al mondo che c’è.
Baruffe chiozzotte di poca entità, perché si governa e si condivide. Ma in Europa no: qui i basic instinct si scatenano e non sono quelli creativi dell’eros mitologico della Sharon Stone di qualche decennio fa, nossignore. Sono divaricazioni vere, giochi di guerra a rubamazzetto, guerre di posizione, nella strana illusione che non abbiano a che fare con la realtà nazionale: tanto chi agisce è l’avatar, mica sono io…
Così Salvini può salutare con entusiasmo e partecipazione lo svuotamento della creatura europea di Giorgia Meloni, il gruppo parlamentare dei Conservatori e Riformisti, in favore del gruppo estremista dei Patrioti, capeggiato da Orban, dove- se l’entusiasmo dell’italiano significa qualcosa e non solo mugolio soddisfatto per l’abbandono da parte di Vox ( e dello stesso Orban) dell’Ecr della premier- potrebbe andare a finire anche lui e il suo gruppo europeo di ID.
Questa è la cronaca politica delle ultime ore ma, siccome in politica ogni gesto dovrebbe avere un suo senso, cerchiamo di capire che cosa sta veramente succedendo. Salvini, più o meno, si capisce: se la destra italiana è come la Trimurti induista dove Brahmā (Giorgia) è il creatore, Vishnu (Tajani) è il conservatore e Shiva (Matteo, appunto) è il distruttore, il leader leghista sta facendo il suo mestiere, marcando con il suo avatar europeo lo spazio vitale anche italiano.
Che è quello della destra sovranista, identitaria, reazionaria, che una volta si identificava totalmente con lo spazio della Meloni, e che oggi ne erode a destra i confini. D’altro canto se non fa il vannacciano al quadrato Salvini che fa? Il problema, allora, è della premier italiana: in Europa aveva coltivato l’aspirazione di uno sdoganamento nella penthouse dove si accomodano quelli che danno le carte, portandoci la sua creatura conservatrice e riformista e non reazionaria, ma non è andata bene.
Il fianco centrista è presidiato dalla forza tranquilla di Tajani, e a lei che resta, oltre l’amarezza abbandonica per gli ultras alla Orban e quella dell’incomprensione dei potenti d’Europa? Forse la via della resilienza. Chi l’ha detto che la fuga degli “orbanisti” e dei Vox rappresenti per lei un danno? Svuotando il suo ECR degli anti-europeisti potrebbe avvicinarsi al PPE, trovare forme collaborative e di nuova legittimazione. Un domani, chissà, qualcosa di più. Una second life europea, moderata al punto giusto, gioverebbe alla Trimurti italiana. In fondo Giorgia è o non è Brahmā, il creatore?