Skip to main content

Caccia del futuro, ratificato il Global combat air programme. Tutti i dettagli

Grande attenzione sul Gcap, dopo il nuovo modello concettuale. Il nostro Consiglio dei ministri ha ratificato la convenzione sull’istituzione del Gcap inter-governmental organisation. Dal Regno Unito rassicurazioni sull’impegno del nuovo governo laburista

Il nuovo modello concettuale del Global combat air programme svelato nel primo giorno del Farnborough ha fatto molto rumore, catturando l’attenzione di tutte le pubblicazioni del settore del mondo. Nel mentre, aspettando bilaterali tra i ministri della Difesa di Italia, Regno Unito e Giappone, tutti in questi giorni a Londra, ci sono sviluppi anche da Roma. 

La ratifica del Gigo 

Il Consiglio dei ministri di lunedì 22 luglio 2024 –  su proposta dei ministri degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, e della Difesa, Guido Crosetto – ha approvato un Disegno di legge relativo alla ratifica ed esecuzione della convenzione sull’istituzione del Gigo, Gcap inter-governmental organisation, siglata a Tokyo il 14 dicembre 2023. 

La convenzione costituisce e regola questa nuova organizzazione internazionale, chiamata a gestire e realizzare in maniera unificata ed indipendente il Gcap. La convenzione regola l’organizzazione internazionale e il suo personale, ma non contempla uno specifico impegno finanziario a carico degli Stati membri e non crea alcun obbligo specifico di sviluppo, produzione e supporto logistico di sistemi d’arma. Le parti, pertanto, concorderanno, attraverso intese successive, i termini di contribuzione finanziaria di ogni partner relativamente alle varie fasi del programma (sviluppo, produzione, supporto logistico), che, comunque, non comporteranno implicazioni economico-finanziarie aggiuntive rispetto a quanto già previsto dalle linee di finanziamento dedicate nell’alveo delle allocazioni designate per il ministero della Difesa.

I commenti degli altri produttori occidentali

Dal Regno Unito, Airforce Technology parla della (remota) possibilità che il nuovo governo laburista stacchi la spina, o comunque riduca il supporto, al programma. Si tratta di un’eventualità estremamente remota (il programma è cruciale per la sicurezza britannica e per salvaguardare un settore altamente strategico, e proficuo, come l’aerospazio), basata esclusivamente su una risposta di circostanza di Luke Pollard, ministro delle Forze armate (non della Difesa, che è John Healey), che ha solamente affermato di non potersi esprimere prima della pubblicazione della “Strategic Defence Review”. Che la possibilità di scossoni sia minuscola lo ha fatto capire lo stesso Kier Starmer, nuovo Primo ministro di Sua Maestà, a Herman Claesen, numero 1 del Gcap di Bae Systems. Quest’ultimo ha inoltre dichiarato “credo che il fatto che Starmer sia venuto qui, che volesse vedere il velivolo, che volesse parlarne, dà un’altra indicazione sulla strategicità chiave del programma per il Regno Unito”. 

Gli statunitensi di DefenseNews si concentrano sulla possibilità di allargare la geometria trilaterale ad ulteriori partner – e il convitato di pietra si chiama Arabia Saudita. Londra dialoga in modo piuttosto stretto con Ryad nel campo della Difesa (secondo Sipri, l’Arabia Saudita è stato il più grande cliente di sistemi d’arma britannici tra il 2013 e il 2022, col 32% del totale dell’export) e dell’aerospazio (oltre a essere stata in prima linea per la vendita degli Eurofighter, i due Paesi parlano a livello bilaterale proprio di caccia di sesta generazione). All’opposto, il Giappone si è sempre mostrato contrario: Tokyo ha la necessità di avere il Gcap nel 2035 per far fronte all’aggressività della Cina (con la quale Ryad, per altro, sta stringendo rapporti più stretti) e qualsiasi cambiamento delle geometrie del programma comporterebbe rallentamenti. L’Italia, invece, non ha preso una posizione chiarissima, e sembra comunque incline ad essere favorevole a questo allargamento; a Farnborough, Guglielmo Maviglia, capo di Leonardo per il programma, ha dichiarato “ciò che si può dire è che stiamo sviluppando una struttura che sia capace e aperta ad altri partner, che sono assolutamente essenziali in quanto il mercato degli export è rilevante per il programma”, anche se introdurre un nuovo Paese “richiederebbe un impegno ulteriore”. 

I francesi di Zone Militaire suonano una musica diversa, che sottolinea l’avvenire incerto dei caccia di sesta generazione. Difficilmente potrebbe essere altrimenti, visto che Parigi guida il programma internazionale Scaf (Système de combat aérien du futur) con Berlino e Madrid; questo è effettivamente un’alternativa al Gcap, e sta procedendo a rilento, all’interno di un asse franco-tedesco che, sulla Difesa, scricchiola. 

×

Iscriviti alla newsletter