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Sinistra, il modello Schlein è francese. Le controindicazioni secondo Merlo

Il vero nodo politico, adesso, è quello di capire se il modello francese – come pare essere – sarà il riferimento decisivo e determinante nell’ispirare il concreto comportamento della sinistra italiana o se, invece e al contrario, saranno la cultura, la sensibilità e il progetto riformista ad affermarsi. Il commento di Giorgio Merlo

Esistono, come tutti sappiamo, diversi modelli esteri a cui la sinistra italiana cerca di agganciarsi in vista di una possibile e sempre più remota vittoria politica alle prossime elezioni.

Ma è indubbio che, al di là delle varie offerte presenti nel Vecchio continente e a livello internazionale, il modello inglese e quello francese sono quelli più gettonati in questi ultimi tempi.

E, come sempre capita e al di là delle macroscopiche differenze degli assetti politici e istituzionali dei vari Paesi, cresce la confusione su quale possa essere il modello migliore a cui affidarsi. E il dibattito, e lo stesso confronto politico, all’interno dei partiti del cosiddetto neo “Fronte Popolare” in versione italiana ruota attorno a questo dilemma. E cioè, è meglio il modello del riformista britannico Starmer o quello francese del cartello elettorale contro la cosiddetta “onda nera” rappresentata da Marine le Pen? E proprio attorno a questa disputa si gioca l’iniziativa e il progetto politico della sinistra ex e post comunista italiana.

Ora, è abbastanza evidente, al di là delle chiacchiere e della propaganda spicciola, che il modello perseguito dalla sinistra radicale e libertaria della Schlein, dalla sinistra estremista e fondamentalista del trio Fratoianni/Bonelli/Salis e dalla sinistra populista e demagogica dei 5 Stelle era e resta il modello francese. Non parlo dei cosiddetti partiti di centro che si accoderebbero a questo cartello elettorale e politico perché assomigliano troppo all’esperienza dei “partiti contadini” di comunista memoria per essere presi in seria considerazione.

E, sotto questo versante, è altrettanto indubbio che l’obiettivo non è quello di costruire una coalizione politica o una alleanza elettorale finalizzati al governo del Paese con un programma condiviso e chiaramente riformista elaborato dai vari partiti e movimenti. Ma che, al contrario, si coltiva il prioritario obiettivo di demolire la destra, il neo fascismo, la svolta illiberale, la torsione autoritaria, la dittatura, la negazione delle libertà democratiche, la sospensione della libertà di espressione, la violazione dei principi costituzionali e tutto il caravanserraglio che ascoltiamo tutti i giorni dalla legittima propaganda della sinistra nelle sue diverse e multiformi espressioni attraverso i suoi gazzettieri della carta stampata e dei vari, e noti, talk televisivi.

Ecco perché il vero nodo politico, adesso, è quello di capire se il modello francese – come pare essere – sarà il riferimento decisivo e determinante nell’ispirare il concreto comportamento della sinistra italiana o se, invece e al contrario, saranno la cultura, la sensibilità e il progetto riformista ad affermarsi.

È di tutta evidenza, però, che la strategia della “santa alleanza” contro il nemico giurato ed implacabile – che esista,  o meno, è un puro dettaglio – ha due controindicazioni.

Innanzitutto contribuisce a radicalizzare lo scontro politico alimentando quella logica perversa degli “opposti estremismi”, tristemente nota nel nostro Paese, che nuoce alla democrazia e la riduce ad una contesa dove ogni mezzo diventa lecito pur di abbattere il nemico.

In secondo luogo, si rinuncia pregiudizialmente e definitivamente a costruire una cultura di governo che era, e resta, l’unico elemento che qualifica e nobilita un partito e una coalizione. Due elementi, quindi, che non possono essere sacrificati sull’altare della sola propaganda perché una coalizione è credibile, e le rispettive forze politiche mature, solo se riesce a declinare – nel rigoroso rispetto delle regole democratiche e costituzionali – una vera e propria cultura di governo.

Perché dar vita ad alleanze “contro” e non “per” ha l’unico ed esclusivo obiettivo di gettare un Paese nel caos e nella confusione. Speriamo che questa ennesima deriva non prevalga nella sinistra italiana dopo il voto francese.



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