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La Nato, l’Europa e l’incognita Trump. Cos’hanno detto Stoltenberg e Kallas

Il segretario generale ha voluto sottolineare l’importanza dell’impegno del Vecchio continente per smentire il “mito” che siano solo gli Usa a sostenere Kyiv. Per la premier estone, che guiderà la diplomazia Ue, l’adesione all’alleanza avverrà. Il senatore Risch ha voluto rassicurare sugli impegni di Washington in caso di ritorno del tycoon alla Casa Bianca

Celebrare i 75 anni dell’alleanza ma anche gettare le basi per il futuro, dimostrando che gli alleati sono in grado di adattarsi a un mondo in cambiamento. È questo l’obiettivo fissato per il summit Nato in corso a Washington, negli Stati Uniti, da Jens Stoltenberg, che a ottobre, dopo un decennio, lascerà l’incarico di segretario generale della Nato a Mark Rutte, ex premier olandese.

Stoltenberg ha partecipato al Nato Public Forum (di cui Formiche è per la seconda volta partner istituzionale) in una conversazione con Frederick Kempe, presidente dell’Atlantic Council. Oltre alla terminologia della dichiarazione finale, sono importanti le azioni, “più importanti”, ha dichiarato Stoltenberg sottolineando la necessità di sostenere militarmente l’Ucraina e avvicinare così il momento del suo ingresso nell’alleanza. Il segretario generale non ha voluto fornire date per questo obiettivo ricordando (e tradendo un po’ di insofferenza) che serve l’unanimità tra gli alleati. Ma ha tenuto a osservare che quando la guerra finirà sarà fondamentale che “l’Ucraina abbia la capacità di scoraggiare ulteriori aggressioni russe”. Pensando al futuro dell’alleanza e alle conseguenze di una secondo amministrazione Trump negli Stati Uniti, Stoltenberg ha affrontato quello che ha definito un “mito”: “Circa il 50% del sostegno militare all’Ucraina proviene dagli alleati europei e dal Canada. Se si aggiunge il sostegno economico e umanitario, gli alleati europei stanno fornendo molto di più”, ha spiegato. È un “mito”, dunque, che siano “soprattutto gli Stati Uniti” a sostenere l’Ucraina, ha spiegato ancora.

“L’Ucraina dovrà diventare membro della Nato”, ha dichiarato nel panel successivo Kaja Kallas, premier dell’Estonia e prossimo Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Ciò è cruciale, ha aggiunto, per evitare che l’Ucraina rimanga in una “zona grigia”, che sarebbe a tutto vantaggio della Russia.

Al dibattito, moderato da Róbert Vass president di Globsec, think tank con sede a Bratislava, in Slovacchia, ha preso parte anche Mette Frederiksen, primo ministro della Danimarca, che ha spiegato che “fare la cosa giusta”, in questo caso sostenere l’Ucraina “non è mai difficile”. Come Petr Pavel, presidente della Repubblica Ceca, Frederiksen ha ricordato i ritardi occidentali. Oggi, hanno evidenziato entrambi, serve aiutare Kyiv affinché possa “respingere la Russia” con tutti i mezzi a disposizione, militari ma anche economici e diplomatici.

Tema del dibattito: i legami transatlantici. Visti i partecipanti è stato inevitabile parlare del tentativo della Russia di Vladimir Putin di dividere i Paesi Nato. Il senatore statunitense Jim Risch, repubblicano, membro della commissione Esteri, ha raccontato gli incontri con i rappresentati dei Paesi baltici, preoccupati dopo l’invasione russa dell’Ucraina. “Signor Putin, ascolti”, ha detto Risch: “L’articolo 5 significa esattamente ciò che dice e prendo questo impegno ora per gli Stati Uniti e gli Stati Uniti sono decisi a rispettare gli impegni”, ha aggiunto”.

Parole che, considerato il sostegno di Risch a Donald Trump nonostante le divergenze dell’anno scorso tra i due, sembrano un messaggio di rassicurazione agli alleati europei, che temono un possibile passo indietro degli Stati Uniti in cui di ritorno di Trump alla Casa Bianca. A tal proposito, Risch ha anche elogiato gli alleati europei per il loro sostegno all’Ucraina, ribattendo alle critiche (molte nel suo partito) secondo cui l’Europa non stia facendo abbastanza per l’Ucraina. Anzi, gli europei sono andati “ben oltre le aspettative di molte persone”, ha aggiunto.


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