Sembra di capire che, dopo aver trascorso la passata legislatura nella scia di Matteo Salvini, Forza Italia abbia deciso di rimarcare la propria identità in contrapposizione a quella di una Lega ormai vannaccizzata. Che sia l’inizio di una nuova fase della legislatura? Il commento di Andrea Cangini
Difficile dire se siano state le sollecitazioni di Marina e Pier Silvio Berlusconi, che con toni e argomenti diversi hanno di recente invocato maggiore incisività e una più scrupolosa coerenza liberale per il partito fondato da papà Silvio. Fatto sta che qualcosa di sostanziale sembra in effetti essere cambiato.
Prima abbiamo assistito a un duro, ma non inedito, scambio di accuse tra Antonio Tajani e Matteo Salvini circa la governance europea. Poi abbiamo ascoltato il segretario di Forza Italia rintuzzare l’improvvida uscita del presidente del Senato, Ignazio La Russa, sull’aggressione al cronista della Stampa (“un pestaggio criminale”), fino a non escludere lo scioglimento per via giudiziaria del movimento politico di estrema destra CasaPound.
È in seguito giunto l’annuncio di prossimo incontro tra Tajani e i vertici di Radicali italiani in vista di una possibile convergenza parlamentare a beneficio della popolazione carceraria. Ma è sull’autonomia differenziata che Forza Italia ha fatto registrare un imprevisto “salto di qualità” nel confronto con gli alleati.
Per un partito che nel Mezzogiorno d’Italia incassa grossomodo il doppio dei voti che gli vengono riconosciuti dagli elettori settentrionali, il potenziamento dell’autonomia regionale caro alla Lega rappresenta senz’altro un boccone amaro. Fino ad oggi, ad intestarsi il dissenso era stato il governatore della Calabria Roberto Occhiuto. Ma il numero due di Forza Italia lo aveva sempre fatto mantenendo la critica su livelli generali. Nei giorni scorsi, invece, è arrivato a chiedere “una moratoria” sull’applicazione della riforma finalizzata ad un “surplus di riflessione”. Posizione che dalle piazze calabresi si è oggi trasferita in sede istituzionale, quando, durante il Consiglio dei ministri, Antonio Tajani ha contestato al leghista Roberto Calderoli, che dell’Autonomia differenziata è indiscutibilmente il padre, l’intenzione di ledere le prerogative della Farnesina in materia di commercio estero.
Il salto di qualità appare evidente. Sembra di capire che, dopo aver trascorso la passata legislatura nella scia di Matteo Salvini, Forza Italia abbia deciso di rimarcare la propria identità in contrapposizione a quella di una Lega ormai vannaccizzata. La tecnica è simile: così come Salvini e i dirigenti del Carroccio non perdono occasione per criticare la linea dell’Alleanza atlantica in Ucraina, pur avendo sempre votato in parlamento i decreti sull’invio delle armi, così Antonio Tajani e i dirigenti di Forza Italia fanno, e faranno, con l’Autonomia differenziata.
Comincia così, con l’ira del mite Tajani contro il truce Salvini, una fase nuova della legislatura. Vedremo se e quali conseguenze determineranno sul governo Meloni questo e gli altri cambi di scenario in corso.