La Germania si sta svegliando. Berlino finanzierà metà della più grande base militare lituana, che ospiterà 4000 militari tedeschi (novità dal ’45). Nel frattempo, il governo reagisce sul sostegno all’Ucraina e una fregata potrebbe passare attraverso lo stretto di Taiwan
Ci hanno messo un po’, ma i tedeschi sembrano iniziare a cambiare passo. Intendiamoci, niente che abbia effettivamente spostato gli equilibri, e segnali forse anche ondivaghi, ma neppure niente di comparabile alla Germania di 10 anni fa.
Andiamo con ordine, e partiamo dal nord-est. La Lituania ha posato la prima pietra di quella che sarà la più grande base militare nel Paese, e che sarà per metà finanziata da fondi tedeschi (circa un miliardo di euro per Paese). Rūdninkai, nel sud-est del Paese (i.e., vicina al confine con la Bielorussia, così come pure la capitale Vilnius), sarà vasta 170 ettari e, dal 2025, ospiterà la brigata tedesca che Berlino aveva promesso a Dicembre 2023. Si tratta (tratterà) di 4000 uomini dei 4800 tedeschi nel Paese baltico, ossia, principalmente, il 122esimo battaglione di fanteria corazzata, il 203simo battaglione carri e il Battle group multinazionale Nato in Lituania (a comando tedesco, con partecipazione di Paesi Bassi, Belgio, Norvegia e Lussemburgo); un paio di mesi fa, Berlino ha pure acquistato 105 Leopard 2A8 (i più nuovi) da dedicare proprio alla sua brigata lituana. Si tratterà della prima volta dalla seconda guerra mondiale in cui militari tedeschi saranno stanziati all’estero in una base nazionale ed in modo slegato da organizzazioni internazionali. Non è poco.
Scendiamo più a sud, verso l’Ucraina. Nel fine settimana, il Frankfurter Allgemeine Zeitung pubblicava una notizia secondo la quale il ministro delle Finanze, Christian Lindner, aveva scritto in una lettera del 5 agosto che nuovi aiuti per Kyiv sarebbero stati approvati solo a fronte di un nuovo budget passato dal Parlamento – questione piuttosto annosa in Germania. Questo, però, viene mitigato dall’intenzione tedesca di usare gli extra-profitti degli asset russi congelati per finanziare lo sforzo dell’Ucraina, tant’è che si segnala la risposta di Wolfgang Büchner, portavoce del governo: “Non cambierà assolutamente nulla nel nostro impegno e nella nostra fermezza nel supportare l’Ucraina”, precisando che suggerire altrimenti sarebbe “quasi diffamatorio”. Non solo la Germania è già il più importante partner europeo di Kyiv (14 miliardi di euro a fine giugno 2024, secondo il Kiel institute for the World Economy) e, comunque, ha già nel budget 4 miliardi per il prossimo anno (stessa cosa era prevista per quest’anno, ma poi i soldi sono quasi raddoppiati, toccando quota 7,5 miliardi), ma si appresta, effettivamente, ad usare gli extra-profitti dei beni russi congelati – mossa che Mosca non apprezzerà.
In ultimo, navighiamo fino all’Estremo Oriente, dove la Deutsche Marine schiera al momento la fregata Baden-Württemberg e il rifornitore Frankfurt-am-Main. Le due navi passeranno a breve vicino allo stretto di Taiwan, e non è ancora chiara quale sarà la rotta della fregata, come ammesso dallo stesso ammiraglio Alex Schulz a Reuters. Niente di certo, allora, ma nel 2021, non c’era alcun dubbio in merito alla rotta della fregata Bayern, impiegata in una missione simile. Ora, però, nonostante l’enorme importanza economica della Cina per Berlino, le cose potrebbero cambiare, anche in virtù del fatto che, il 31 luglio scorso, è stato reso noto che l’Agenzia federale tedesca di cartografia e geodesia è stata vittima di un attacco cibernetico attribuito a attori statuali cinesi.
Importante precisare che, qualora Berlino decidesse di traversare lo stretto di Taiwan, si tratterebbe sì di un gesto forte nei confronti di Pechino, ma di un gesto perfettamente legale. I cinesi definiscono Taiwan una “provincia ribelle”, e questo status è riconosciuto de iure da quasi tutto il mondo, ma questo non è assolutamente il punto. Secondo il diritto internazionale del mare – codificato dalla convenzione di Montego Bay, di la Cina è firmataria – la sovranità cinese sull’isola di Formosa, de iure o de facto che sia, non può inficiare il diritto di “passaggio inoffensivo” di navi da guerra straniere. Per altro, sempre secondo Unclos (United Nations convention on the law of the seas) lo stretto di Taiwan è troppo largo per essere fatto esclusivamente di acque territoriali, mentre la sovranità funzionale legata alle Zone economiche esclusive (Zee) non riguarda il passaggio di navi militari.