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Il ddl Sicurezza arriva in Aula ma senza strategia anti ransomware

Il testo prevede nuovi reati e il divieto alla cannabis light. Bocciato l’emendamento dem per incaricare il governo a definire un piano nazionale contro i cyber-attacchi per riscatto. Mauri (Pd): “Ci ripensino”

Riccardo Magi promette battaglia quando, a settembre, dopo la pausa estiva, il ddl Sicurezza arriverà in Aula. Il segretario di Più Europa ha promesso di “fare di tutto” per cambiare il divieto alla cannabis light previsto dal pacchetto approvato ieri in commissione alla Camera.

Le opposizioni (Partito democratico, Movimento 5 Stelle, Alleanza verdi e sinistra, Più Europa) hanno votato contro il testo provvedimento di iniziativa governativa, composto da 28 articoli, introduce ben tredici tra nuove fattispecie di reato e aggravanti. È prevista una stretta sulla cannabis light, di cui viene bloccata la vendita e la lavorazione. Vengono introdotte le bodycam per le forze di polizia impegnate nel mantenimento dell’ordine pubblico (ma non come dotazione obbligatoria), il carcere fino a un mese per chi da solo blocca una strada o una ferrovia e da sei mesi a due anni se il reato viene commesso da più persone riunite (il reato è aggravato se commesso nelle stazioni o nelle loro vicinanze). Altra aggravante è prevista per punire la violenza o la minaccia a un pubblico ufficiale se commessa per impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di una infrastruttura strategica, norma ribattezzata no Tav o no Ponte. Viene istituito il reato di “occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui”. Infine, viene punito il reato di rivolta anche nelle strutture di accoglienza per i migranti e diventa facoltativo l’attuale obbligo di rinvio della pena per le donne in gravidanza e le madri con figli sotto un anno di età.

Manca, invece, una strategia nazionale per il contrasto agli attacchi informatici di tipo ransomware. Era la proposta del Partito democratico, in linea con un ordine del giorno approvato circa un mese fa al ddl Cyber al Senato, con il parere favorevole del governo. “Ogni giorno arrivano notizie di sottrazione di dati o di blocco dei servizi a danno di soggetti pubblici e privati”, ha dichiarato Matteo Mauri, primo firmatario dell’emendamento che proponeva i criteri per dare una delega al governo per la definizione di una strategia nazionale per il contrasto agli attacchi ransomware. Il responsabile nazionale Sicurezza del Partito democratico ha auspicato che “il governo ci ripensi in occasione del voto in Aula. Noi ripresenteremo sicuramente un emendamento su questo argomento. Da qui ad allora, cioè a settembre, siamo disponibili a ragionarne con tutti. Perché pensiamo che non sia mai troppo tardi per fare la cosa giusta. Nella speranza che qualche giorno di pausa possa portare il consiglio che gli scorsi mesi hanno negato”, ha concluso.


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