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Ferretti in acque agitate? I cinesi di Weichai minacciano l’uscita

Seccatura a Pechino per i paletti del Golden Power che hanno spinto, a inizio anno, ad annullare una delibera relativa all’acquisto di azioni proprie e alla governance. E ora il colosso potrebbe lasciare

È fissata per giovedì 29 agosto la semestrale di Ferretti Group, gruppo della cantieristica con il quartier generale a Forlì, il cui azionista di riferimento è Weichai, colosso controllato da Pechino. Sarà l’ultimo consiglio di amministrazione per Tan Xuguang che, a 63 anni, ha annunciato due settimane fa la decisione di lasciare il colosso cinese e tutte le cariche collegate, compresa quella nell’azienda italiana, il cui 75% è stato acquisito nel 2012 per poi scendere al 37,5% in occasione delle quotazioni in Borsa a Hong Kong nel 2022 e a MIlano l’anno scorso.

Ieri il quotidiano La Verità ha pubblicato alcuni estratti di un comunicato del gruppo cinese da cui sembrano emergere la volontà di cedere le quote e forti tensioni con l’amministratore delegato Alberto Galassi (che soltanto a maggio negava ipotesi di uscita da parte del colosso di Pechino).

Si legge: “Abbiamo seguito con attenzione lo sviluppo di Ferretti nel corso di quest’anno, dove sembrano tuttavia perdurare alcuni problemi nella gestione interna, a partire dal clamoroso caso di attuazione della Golden power, poi decaduta, nel marzo di quest’anno, occasione nella quale probabilmente si è incrinato definitivamente il rapporto tra gli azionisti di riferimento cinesi e l’attuale management in carica. A giudicare dalle informazioni in nostro possesso in Ferretti si è creato molto spazio per l’immaginazione sul suo futuro sviluppo, e in ambito finanziario sono molteplici le voci che circolano. Le attuali acqua calme del gruppo Ferretti potrebbero quindi diventare molto agitate nelle prossime settimane, a seguito dei noti problemi interni”. Segue, aggiunge La Verità, un paragrafo che annuncia un pressing degli azionisti con l’obiettivo di cambiare l’organizzazione e forse la governance.

Ma soprattutto, emerge la volontà di Weichai di cedere la propria partecipazione con la mediazione della banca d’affari Cicc. “Con un nuovo presidente del cda, considerando inoltre la volontà del socio di maggioranza che intende valutare un’uscita dal capitale, Ferretti potrebbe”, chiude il comunicato, “avere un periodo di burrasca avanti a sé, e non si sa quale impatto lo stesso potrà avere sul mercato dei capitali”. Ferretti rimarrà cinese? Vedremo.

Alla base della nuova linea di Weichai c’è quanto accaduto a inizio anno e raccontato da Formiche.net: in seguito all’apertura dell’istruttoria da parte della presidenza del Consiglio ai sensi del Golden Power, il consiglio di amministrazione di Ferretti Group, in una riunione in videoconferenza convocata la domenica di Pasqua, aveva deciso di annullare una precedente delibera relativa all’acquisto di azioni proprie e alla governance. Sarebbe stato il timore di prescrizioni a suggerire il passo indietro, avevamo scritto. La decisione, o quantomeno la minaccia, di uscire da Ferretti Group sembra confermare il fastidio del colosso statale cinese verso quella notifica (che è obbligatoria, è bene ricordarlo) di inizio anno e i possibili interventi del governo italiano. Ma più generale suggerire una certa seccatura da parte di Pechino dopo quanto accaduto con Pirelli.



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