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L’intesa spaziale Tokyo-Washington in chiave anti-cinese

Gli Stati Uniti hanno appena fornito al Giappone due tranche di sensori da implementare sui satelliti giapponesi di ultima generazione H3 per rafforzare le capacità coordinate di Sda. Gli sforzi di Tokyo per colmare il gap con le altre potenze in materia di sicurezza e difesa spaziale

Tokyo vuole sempre più proporsi come attore centrale nelle dinamiche geostrategiche della corsa allo spazio, e l’ultimo passo intrapreso in questa direzione è strettamente legato all’approfondimento della cooperazione con gli Stati Uniti. I due Paesi hanno infatti completato il trasferimento di sensori americani per la localizzazione orbitale di navicelle, strutture e detriti spaziali da impiantare all’interno dei nuovi satelliti giapponesi.

Questo nuovo sviluppo si inserisce nell’ottica di ampliare la Space domain awareness (Sda), ovvero le capacità conoscitive dell’intero dominio spaziale e la comprensione dei fattori che influenzano le attività e la sicurezza spaziali.  Il calendario attuale prevede il lancio del primo satellite di questo tipo nel 2026, e prevede l’utilizzo di sensori di fabbricazione americana all’interno del Programma Quasi-zenith satellite system. 

L’invio di tali sensori, sviluppati dal Massachusetts institute of technology, è avvenuta in due tranche tra gennaio e maggio del 2024, ed è stata caldamente celebrata in entrambe le sponde del Pacifico. L’attaché per l’aeronautica e lo spazio dell’ambasciata giapponese negli Usa  ha ribadito, a margine della Conferenza Aiaa ascend di Las Vegas, come l’aumento delle capacità Sda rimane la priorità del gruppo Operazioni Spaziali del Giappone.

L’unità, al cui vertice si intende porre un generale per la gestione del Sda, è stata fondata nel 2022 come parte delle Forze di Difesa aerea nipponiche. Inoltre, il Governo del Giappone ha approvato uno stanziamento di 6,7 miliardi di dollari a carico dell’Agenzia di esplorazione aerospaziale (Jaxa) con l’obiettivo di stimolare il comparto R&d dell’industria privata nazionale in tre settori strategici quali i satelliti, l’esplorazione spaziale ed le modalità di trasporto spaziale. Questo piano decennale si propone come uno strumento flessibile, ma allo stesso tempo sufficientemente stabile da garantire il giusto supporto strategico per permettere ai privati e alle università di contribuire in maniera sostanziale ad accelerare i processi di sviluppo.

Se non bastassero gli investimenti – in fondi e capitale politico-diplomatico – spesi per accelerare e potenziare la propria presenza nello spazio a confermare la centralità data a questo aspetto da Tokyo, si può anche guardare agli aspetti simbolici. Per esempio, si intende rinominare il “Corso di difesa aerea” in “Corso di difesa aerea e spaziale”.

La militarizzazione dello spazio giapponese e il divario con la Cina

Il Giappone non ha tempo da perdere. Tutte le potenze più tecnologicamente avanzate – incluse Stati Uniti, Cina e Russia – si stanno preparando ad espandere la competizione (e, potenzialmente, anche conflitti) alla sfera spaziale (la Nato, per esempio, ha ufficialmente riconosciuto come dominio bellico già a partire dal Novembre 2019).

Il confronto col vicino cinese, in particolare, è impietoso. Nel solo 2022, Pechino ha completato con successo 64 lanci, per un totale di 160 nuovi satelliti in orbita, come riportato dal Comandante del Comando statunitense dell’Indo-Pacifico Ammiraglio John Aquilino durante l’interrogazione parlamentare il 20 aprile 2023. Il Giappone, dal canto suo, non ha concluso nessun lancio nel 2022 e solo tre nel 2023, di cui uno peraltro senza successo (appunto, il nuovo razzo H3). Vi è un costante e crescente senso di urgenza per Tokyo di rinnovare gli sforzi per rilanciare la competizione con la Cina nel più breve tempo possibile.

Se nella competizione tête-à-tête con la Cina, il Giappone è svantaggiato e in ritardo, lo stesso non si può dire per quanto riguarda la capacità del Giappone di inserirsi in una più ampia rete di alleanze. Oltre alla già citata cooperazione con gli Stati Uniti nel programma Quasi-zenith satellite system, il Giappone è entrato a far parte dagli ultimi mesi del 2023 nella Combined Space Operations initiative. La partnership, nata sempre sotto l’egida di Washington, si propone come ambizioso piano di rafforzamento delle capacità di coordinamento militare fra i paesi membri – ad oggi Italia, Australia, Canada, Francia, Germania, Norvegia, Nuova Zelanda, Regno Unito. 

Con le alleanze e le cooperazioni Tokyo cerca di colmare parzialmente il suo ritardo con la Cina, mentre gli investimenti interni e la ristrutturazione degli assetti militari e burocratici vogliono dare nuova linfa all’industria interna. La precedente assenza di una strategia di lungo periodo ha comportato una diminuzione significativa degli incentivi affinché si investissero risorse nello sviluppo di sistemi militari adatti alle nuove frontiere di conflitto del futuro (ma già del presente).



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