Pechino lo ha scritto nel suo position paper del 2023, per risolvere il conflitto in Ucraina è necessario il dialogo tra le parti, nonostante le critiche occidentali che vorrebbero invece una vittoria dell’aggredita Kyiv. La Cina appoggia la Russia, ma ha anche riaffermato il sostegno incrollabile all’integrità territoriale dell’Ucraina, questo fa presumere che il suo ruolo nella risoluzione del conflitto potrebbe, in futuro, essere attivo. L’analisi di Francesco Lorenzo Morandi (Geopolitica.info)
A tutt’oggi, l’approccio della Repubblica popolare cinese in relazione al conflitto russo-ucraino risulta sostanzialmente cristallizzato nel position paper pubblicato da Pechino nel febbraio 2023, ad un anno esatto dall’inizio dell’inizio dell’Operazione militare speciale attivata da Mosca ai danni di Kyiv. Il documento, per quanto rilasciato un anno e mezzo fa, risulta comunque di particolare interesse, in quanto consente di comprendere come la necessità di trovare una effettiva soluzione politica alla crisi in questione sia intrinsecamente legata alla volontà cinese di acquisire il ruolo di “attore imparziale”, in grado dunque di mediare efficacemente tra le parti coinvolte nel conflitto e, quindi, di dare ulteriore definizione a quell’immagine di “potenza responsabile” che Pechino aspira a vedersi riconosciuta in ambito internazionale.
In netta contraddizione agli approcci di carattere occidentale, smussati nel corso del tempo ma che in misura variabile vedono come unica soluzione possibile al conflitto una vittoria ucraina (al netto delle possibili, differenti, interpretazioni del concetto di “vittoria”), proprio dal position paper si evince che obiettivo di Pechino sia il coinvolgimento di entrambe le parti di modo che si possa raggiungere un “ripristino del dialogo il più rapidamente possibile” e una riattivazione immediata delle attività negoziali, precondizioni essenziali ai fini della de-escalation del conflitto e, quindi, del raggiungimento di un cessate il fuoco duraturo. Proprio su questo fattore poggia la cosiddetta “imparzialità”, in verità contestata da più parti, della quale si fregia la Repubblica popolare. Anzi, aprendo un inciso, fattore fondamentale che ha determinato la mancata partecipazione cinese al Summit on Peace in Ukraine, organizzato su richiesta ucraina e tenutosi in Svizzera tra il 15 ed il 16 giugno 2024, è stata proprio la volontà di escludere Mosca dai lavori, che la parte cinese vede appunto come prerequisito fondamentale ai fini della cessazione delle ostilità.
Ancora, è la stessa shuttle diplomacy di Pechino ad avere come scopo la necessità di trovare una possibile soluzione alla crisi ucraina sulla base del dialogo tra le diverse parti coinvolte. In questo senso, come si evince da un commento pubblicato dall’ agenzia Xinhua, il viaggio iniziato il 28 luglio 2024 da Li Hui, rappresentante speciale del governo cinese per gli affari eurasiatici e che ha toccato Brasile, Sudafrica ed Indonesia, si pone in diretta continuità con la volontà di coinvolgere in maniera sempre maggiore il Global South nella de-escalation della crisi. Anche il precedente tour mediorientale conclusosi il 9 maggio 2024 ha avuto caratterizzazione similare: come riporta la redazione di China Files, l’incontro di Li con i rappresentanti diplomatici di Turchia, Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, ha avuto come caratterizzazione principale la sicurezza delle infrastrutture energetiche e la promozione del cessate il fuoco e dei colloqui di pace.
Riprendendo quanto affermato in precedenza, il grande attivismo diplomatico cinese in relazione alla crisi ucraina, in verità corroborato dal successo ottenuto da Pechino nella mediazione tra Arabia Saudita e Iran, funge da sostegno alla credibilità della Repubblica popolare sulla scena internazionale, a sua volta funzionale ad assurgere al ruolo di “potenza responsabile”. Questo irrobustimento della credibilità cinese è a sua volta condizione necessaria (ma non sufficiente) ai fini della promozione di piattaforme quali la Global Security Initiative, finalizzata certamente al superamento della “mentalità da guerra fredda”, ma che ad oggi risulta avere un carattere ancora poco chiaro. A tal proposito, Lorenzo Termine, docente di Relazioni internazionali presso Unint (Università degli Studi Internazionali di Roma), sostiene che un effettivo successo di queste architetture sia subordinato a capacità che ad oggi Pechino ancora non è in grado di esibire, prima fra tutte quella di essere un provider di sicurezza. Ancora, al netto della grande (e fruttuosa) attività diplomatica da parte di Pechino, l’“amicizia senza limiti” con Mosca, pone dei potenziali rischi per l’”imparzialità cinese”. Anzi, la Nato vede ora la partnership sino-russa come un crescente pericolo per la sicurezza euro-atlantica: l’Alleanza che ha denunciato apertamente il sostegno prolungato cinese nei confronti del Cremlino, in particolare per quanto concerne il trasferimento di equipaggiamento dual use ed altri materiali utili al sostentamento dell’apparato industriale militare russo, arrivando addirittura a definire Pechino una “minaccia”.
Ancora, in occasione degli Shangri-La Dialogues, lo stesso presidente ucraino Zelensky ha apertamente denunciato il sostegno offerto dalla Repubblica popolare a Mosca, arrivando ad accusare la Cina di voler “allungare la guerra”. Come afferma Lorenzo Lamperti su China Files, alle dichiarazioni di Zelensky ha fatto seguito la visita a Pechino del viceministro degli esteri di Kyiv, incontratosi con il suo omologo cinese. Ancora, a luglio 2024 Kuleba ha incontrato Wang Yi a Guangzhou. Come si evince da South China Morning Post, Wang ha riaffermato il sostegno “incrollabile” cinese all’integrità territoriale ucraina, e che la soluzione alla crisi in essere è possibile solo per via negoziale. Rilevante l’affermazione di Kuleba il quale, per quanto abbia sottolineato di non avere percepito la volontà di Mosca di intraprendere colloqui, ha comunque chiarito che la Cina è intenzionata a trovare una soluzione sostenibile e “non temporanea” al conflitto in essere.
In ragioni di questi aspetti, al netto del sostegno cinese alla parte russa ed alle evidenti difficoltà che essa implica, si ritiene probabile che la Cina possa giocare parte attiva nella futura risoluzione del conflitto russo-ucraino.