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Sindacato, vi spiego la profonda diversità tra Cisl e Cgil. Scrive Merlo

La strategia dell’attuale segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, continua a essere quella riconducibile al “sindacato bianco”. Del resto, è nel dna storico della Cisl far sì che il sindacato sia un soggetto sociale che garantisce l’autonomia dalla politica e, soprattutto, dai partiti e che, infine, certifica la credibilità di una sigla indipendente e libera da intrecci politici. La versione di Giorgio Merlo

Recentemente il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, lo ha detto con rara chiarezza: “la Cisl è un’altra cosa dalla Cgil. Noi facciamo sindacato. La Cgil fa politica”. Ecco, in poche parole, semplici ma chiare, si racchiude la profonda diversità tra il tradizionale “sindacato bianco” rispetto all’antico “sindacato rosso”. Con la differenza, non secondaria, che il primo continua a declinare con tenacia e determinazione il ruolo del sindacato nella società contemporanea mentre il secondo, altrettanto legittimamente, svolge un ruolo essenzialmente e squisitamente politico e partitico.

Una storica distinzione che, però, in questi ultimi tempi, con la leadership politica e dichiaratamente partitica di Landini, si è ulteriormente rafforzata ed affinata. Del resto, è appena sufficiente scorrere le agende pubbliche dei due sindacati per rendersi conto che c’è, ormai, una radicale distinzione di impegni, di proposte, di progetti e, di conseguenza, di comportamenti.

La Cisl, storicamente, si è sempre caratterizzata per il rispetto rigoroso e persino ossessivo di due principi cardine: l’autonomia dalla politica, e quindi dai partiti, e la pratica trasparente e coerente della contrattazione, nazionale e locale. Due cardini che confliggono apertamente, e persino platealmente, con la strategia e il progetto della Cgil. Due modelli alternativi, appunto, che contribuiscono certamente a garantire un forte pluralismo sindacale ma che, al contempo, evidenziano anche dei limiti strutturali del sindacato nel nostro Paese.

Sotto questo versante, è indubbio che quando una grande e qualificata organizzazione sindacale come la Cgil diventa un vero e proprio attore politico e partecipa attivamente alla lotta politica e di partito, si riduce inesorabilmente la credibilità di un sindacato come mero soggetto sociale e di contrattazione. E questo per la semplice ragione che ormai non c’è tema cavalcato e gestito dalla sinistra radicale, massimalista e populista – cioè la sinistra della Schlein, quella del trio Fratoianni/Bonelli/Salis e dei 5 stelle di Conte – che non veda la partecipazione attiva, e del tutto scontata, della Cgil.

Una scelta che va oltre la storica concezione del sindacato come “cinghia di trasmissione” con il principale partito della sinistra italiana, ieri il Pci e oggi il Pd. Anche perché oggi non si capisce più se l’agenda politica la detta il sindacato al partito o il partito al sindacato, talmente è ormai stretto e organico il rapporto e la collaborazione tra i due.

Ecco perché, proprio nella stagione contemporanea, è quantomai importante che la Cisl conservi e valorizzi sino in fondo la sua tradizionale identità e mission. Quella identità che permette al sindacato di valutare laicamente le principali questioni sul tappeto senza accampare le solite e ormai collaudatisisme pregiudiziali politiche e ideologiche della Cgil, cioè della sinistra. Una mission, inoltre, che permette anche, e soprattutto, di avviare sempre un confronto proficuo e costruttivo con il governo e le altre parti sociali senza trasformare il tutto in uno scontro politico frontale perché viziato da logiche esclusivamente politiche e partitiche.

Del resto, è nel dna storico della Cisl far sì che il sindacato sia un soggetto sociale che difende i lavoratori, i ceti più deboli, che crede nella contrattazione, che giudica il merito delle questioni, che garantisce l’autonomia dalla politica e, soprattutto, dai partiti e che, infine, certifica la credibilità di una sigla indipendente e libera da intrecci politici.

E la strategia dell’attuale segretario generale Luigi Sbarra continua a essere quella storicamente riconducibile al “sindacato bianco”. Per garantire la credibilità del sindacato, per rafforzare la qualità della democrazia e, infine, per la trasparenza e l’efficacia delle scelte che vengono compiute nel rapporto con il governo e le altre parti sociali.



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