Cresce ancora il peso della Turchia nel Mediterraneo allargato, con l’annuncio di uno squadrone aereo congiunto con i qatarini, basato proprio nella monarchia del Golfo. Mentre Doha guadagna in sicurezza, per Ankara è un successo geopolitico e un’opportunità di osservare da vicino Eurofighter e Rafale
I rapporti securitari tra Qatar, già territorio dell’Impero ottomano dal XVI secolo all’inizio del Novecento, e Turchia sono stretti da anni, ma hanno appena raggiunto una nuova vetta. I due Paesi, infatti, schiereranno uno squadrone aeronavale congiunto basato nella monarchia del Golfo. Vantaggi geopolitici e militari per Ankara (la quale nel frattempo inaugura pure un nuovo cantiere navale), mentre la piccola Doha accresce la propria sicurezza in un momento turbolento. Che sia per fronteggiarlo come i francesi, per cooperarvi o semplicemente per interargirci, opportuno avere bene a mente i progressi turchi nel Mediterraneo allargato).
L’annuncio del nuovo squadrone viene dal ministero della Difesa qatarino, in occasione della visita del generale dell’Aviazione turca Ziya Cemal Kadıoglu alla base aerea di Dukhan, dove sono già iniziati lavori e esercitazioni per la Forza congiunta. Per quanto ancora si conoscano pochi dettagli, la Turchia dovrebbe schierare alcuni dei propri F-16 (6, per il sito specializzato turco SavunmaSanayiST), mentre il Qatar alcuni dei suoi Eurofighter e Rafale. Scopo della pattuglia sarà, oltre ad aumentare l’interoperabilità tra le due Forze aeree attraverso una cooperazione costante, fronteggiare terrorismo e pirateria.
A un livello più profondo, Doha incrementa la propria sicurezza legandosi ad una delle principali potenze regionali. Per quanto non ne avesse un enorme bisogno – la sua politica non la pone in diretta rotta di collisione con alcuna altra capitale e, comunque, nella base Usa di Al-Udeid, è basato personale di Usaf e Raf – si tratta di un trip-wire in più, soprattutto uno appartenente ad un altro campo. Inoltre, i qatarini hanno fondi e moderni aerei europei, ma mancano di esperienza: volare con l’Aviazione turca gli consentirà di migliorare prestazioni e incrementare la propria conoscenza.
Per Ankara, invece, si tratta di una nuova testimonianza del proprio status di potenza regionale, che, ormai, dopo Medio Oriente e Nord Africa, comincia a espandersi anche nel Golfo Persico. Geopolitica a parte, i turchi hanno un grande interesse a volare insieme a Eurofighter e Rafale, in quanto vogliono comprare i primi e potrebbero trovarsi a fronteggiare i secondi, schierati dalla Grecia.
Si tratta solo dell’ultima novità nei rapporti securitari tra Ankara e Doha. Nel 2021, quattro Rafale qatarini furono invitati all’esercitazione turca “Aquila d’Anatolia” (leggasi di nuovo il desiderio di carpire informazioni sulle prestazioni del Rafale), contemporaneamente alla quale il Parlamento di Ankara approvò un accordo bilaterale che avrebbe concesso a Doha di schierare fino a 36 velivoli e 250 militari in Turchia (a patto che tutti i voli venissero poi sorvegliati dall’Aviazione di casa – amici sì, ma fino a un certo punto). Similmente, la Turchia schiera 250 militari nel territorio dell’Emirato.
La proiezione navale turca
L’ambizione di Ankara, però, non si ferma né al Qatar nè al dominio aereo: pochi giorni fa è stato inaugurato il nuovo cantiere navale di Aksaz. Il sito porta con sé diverse novità, tra le quali il primo molo galleggiante turco (per l’azienda di casa Asfat, il più grande al mondo) in grado di facilitare la manutenzione dei sottomarini; il fatto che sia galleggiante lo rende trasportabile in altri luoghi. Emblematiche le parole del presidente Recep Tayyip Erdoğan all’inaugurazione: “siamo coscienti del fatto che, per vivere in pace sul nostro territorio, dobbiamo avere una Marina forte e efficace nella nostra patria blu e in teatri lontani”. Con “patria blu”, infatti, i turchi rivendicano un ruolo di primo piano nel Mediterraneo orientale e nel mar Nero, ignorando interamente la sovranità greca sulle isole tra i due Stati (e le relative acque).