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Il centro non esiste nel campo largo. Renzi e Calenda nel Pd? Risponde Merlo

La possibile e prossima confluenza dei partiti di Renzi e di Calenda nel Pd può rappresentare un elemento di chiarezza e di trasparenza non solo per il futuro del Centro e della “politica di centro” nel nostro Paese, ma anche un momento importante che aiuta il confronto tra le rispettive coalizioni. Il commento di Giorgio Merlo

Che il Centro non abbia sostanzialmente cittadinanza nel cosiddetto “campo largo” è un dato di fatto. In una coalizione modellata ed incardinata sulle tre sinistre – quella radicale, massimalista e libertaria della Schlein, quella populista e demagogica dei 5 Stelle e quella fondamentalista ed estremista del trio Fratoianni/Bonelli/Salis – è di tutta evidenza che tutto ciò che è riconducibile al Centro non può che guardare altrove.

Detto ciò, il cosiddetto “campo largo” – seppur tra insulti e scomuniche quotidiani dei capi dei vari partiti personali contraenti l’accordo – prende il largo e si sta consolidando come un vero e proprio “Fronte popolare” contro il nemico giurato ed implacabile che era e resta la coalizione di centro destra.

Certo, si tratta di una profonda regressione sotto il profilo della costruzione di una vera, credibile e trasparente democrazia dell’alternanza perché si basa su un odio ideologico nei confronti del nemico senza limiti. Ed è per queste semplici ragioni che all’interno del futuro “Fronte popolare” o campo largo che sia, diventa sempre più curioso verificare l’evoluzione dei due cosiddetti partiti centristi. Entrambi partiti personali ed entrambi in perenne conflitto tra di loro per le note ragioni riconducibili al rapporto personale tra i rispettivi capi partito. Ma, come dicevamo, al di là delle chiacchiere, dell’ipocrisia e della propaganda, è di tutta evidenza che difficilmente possono coesistere due piccoli partiti personali centristi all’interno di una coalizione di sinistra. E, oltretutto, con il veto esplicito, seppur alterno e balbettante, dei populisti pentastellati nei confronti di Renzi e di Italia Viva. Per non parlare, lo ripeto, dei rapporti tra i due capi dei rispettivi partiti personali, cioè Renzi e Calenda. Ma, se vogliamo guardare un po’ oltre la cronaca quotidiana, forse è anche doveroso iniziare ad anticipare l’epilogo finale di questo balletto.

Pur senza avere alcuna vocazione profetica, è abbastanza evidente che questi due piccoli partiti personali saranno destinati, o costretti, a confluire definitivamente ed irreversibilmente nel Partito democratico. E la conferma plateale di questa banale osservazione è la smentita dei capi dei due partiti personali rispetto a questo epilogo. Dopodiché, come sarà organizzata questa confluenza è oggetto di discussione e di confronto con l’azionista di maggioranza, cioè il vertice del Partito democratico. E questo perché, banalmente, è l’unico modo per superare tutte le pregiudiziali ideologiche e personali che vengono ancora accampati dagli uni e dagli altri nei confronti di questi due partiti e dei rispettivi capi. Perché nel momento in cui si confluisce nel Pd l’accordo lo si fa con il Pd e non più con i due piccoli partiti personali. E, di conseguenza, non potranno che cadere tutte le attuali perplessità, veti ed opposizioni che ancora oggi aleggiano attorno alla composizione ed alla costruzione di questo nuovo ed inedito “Fronte popolare”. E questo epilogo, abbastanza naturale e del tutto ovvio, offre anche la concreta opportunità per ricostruire altrove e con maggior coerenza una forza centrista, riformista, democratica e di governo. E, al contempo, cancella anche tutti i dubbi e le perplessità attorno a chi si auto candida a rappresentare un’area politica, culturale e programmatica pur non avendone alcuna affinità e, soprattutto, con una prassi ed un metodo quasi alternativi rispetto ad una credibile ed efficace “politica di centro”. Per questi motivi, semplici ma essenziali, la possibile e prossima confluenza dei partiti di Renzi e di Calenda nel Pd può rappresentare un elemento di chiarezza e di trasparenza non solo per il futuro del Centro e della “politica di centro” nel nostro Paese ma anche un momento importante che aiuta il confronto tra le rispettive coalizioni.



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