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Paella alla cantonese. Ecco perché la Cina è così vicina alla Spagna

Amici e alleati (specialmente nello scambio commerciale). Tra Madrid e Pechino continua la cooperazione, nonostante la stretta dell’Europa sui dazi alle auto elettriche e le indagini sulle esportazioni di suino. A confermarlo è il nuovo viaggio di Pedro Sánchez in Cina. Ma il rischio è cadere nel tranello della Repubblica popolare…

Per Pedro Sánchez, primo ministro della Spagna, il presidente cinese Xi Jinping è un grande alleato nella ricerca di pace. Parole che stridono col contesto, basta considerare che proprio ieri gli Stati Uniti hanno accusato la Cina di fornire armi alla Russia, sostenendo direttamente l’invasione su larga scala dell’Ucraina. E la denuncia è avvenuta mentre il vicesegretario americano era allo Sharp, il quartier generale della Nato, la stessa alleanza di cui la Spagna è parte e che considera la Cina un elemento decisivo nella guerra russa, riconoscendole anche un ruolo di destabilizzazione nel Mar Cinese Meridionale.

Ma per il socialista spagnolo “la Cina e la Spagna sono due nazioni amichevoli, difensori della pace e impegnate nell’ordine multilaterale”.

Mercoledì il presidente Sánchez ha terminato il tour ufficiale in Cina (il secondo in un anno e mezzo), portandosi a casa grandi successi, secondo la stampa spagnola. Il più importante di tutti, avere aperto un ponte di mediazione tra l’Unione europea e la Cina per allentare la tensione sulle tariffe doganali – una delle varie misure di de-risking che la Commissione europea sta prendendo.

Sánchez, infatti, ha chiesto a Bruxelles di “riconsiderare” le imposte sulle auto elettriche cinese, mentre Pechino guarda con attenzione il voto europeo a fine ottobre sull’argomento. Come ricorda il Financial Times, l’Unione europea “ha proposto un forte aumento delle tariffe fino al 37,6% sui veicoli elettrici cinesi, il che porterebbe i livelli tariffari a quasi il 50% e rispecchierebbe misure simili degli Stati Uniti”. Le nuove imposte saranno approvate a meno che 15 stati membri, pari al 65% della popolazione dell’Ue, non votino contro.

Come risposta a questa possibile stretta, la Cina ha aperto un’indagine sul settore suino europeo. Ma su questo mercato specifico la Spagna è molto vulnerabile, giacché è il principale esportatore di maiale in Cina tra tutti i Paesi europei, con scambi per circa 1223 milioni di euro (dati del 2023). I funzionari spagnoli “sono preoccupati che uno dei suoi maggiori settori di esportazione, la carne di maiale, possa essere danneggiato da un’indagine anti-dumping cinese avviata dopo l’annuncio del piano tariffario sui veicoli elettrici”. Sánchez si mantiene ottimista: “Si continua a lavorare per tendere ponti, la negoziazione resta aperta”.

Per Mei Yuan, professore di Economia alla Singapore Management University, il fatto che la Cina abbia preso di mira settori sensibili per le economie europee, come i prodotti agricoli, è stata una mossa intelligente perché evidenza la forza di ricatto che Pechino può esercitare nei negoziati commerciali.

Durante la visita di Sánchez, il presidente cinese ha confermato la sua speranza che la Spagna svolga “un ruolo costruttivo” nei rapporti tra Cina e Ue “per raggiungere un progresso costante nello sviluppo dei rapporti in una direzione di indipendenza, sostegno mutuo e benefici condivisi”. “Dobbiamo lavorare per il multilateralismo e il libero commercio”, ha detto.

Sánchez però ha anche riconosciuto alcuni problemi con la Cina, come ad esempio il grande deficit commerciale che preoccupa le autorità spagnole ed europee. “Ma i punti in comuni sono di più e più importanti”, ha aggiunto. Il leader del Partito Operaio Socialista Spagnolo (Psoe) ha anche inaugurato una sede dell’Istituto Cervantes a Shanghai, facendo della Spagna l’unico Paese europeo con due centri culturali riconosciuti sul territorio cinese, e fortificando la cooperazione in materia educativa e di turismo tra i due Paesi.

Dall’altra parte, il presidente Xi ha lasciato in chiaro dopo l’incontro con Sánchez che la Spagna deve procurare “un ambiente imprenditoriale giusto, equo, sicuro e non discriminatorio perché le compagnie cinesi investano e possano fare affari nel Paese”.

La stampa cinese ha celebrato la visita dello spagnolo sottolineandone la posizione aperta, in un momento di grande tensione commerciale. Il quotidiano cinese statale Global Times – vettore del pensiero strategico del Partito/stato, in inglese – ha citato alcuni analisti che credono che i rapporti tra Bruxelles e Pechino restano solidi e i viaggi dei leader europei ne sono la prova. In questi c’è da includere anche quello di Giorgia Meloni poche settimane fa.

Il professore Cui Hongjian della Peking University ha spiegato che “è poco probabile che la volontà e la necessità di cooperare cambi”, sostenendo che si stanno cercando soluzioni sul tema dei dazi per evitare uno scenario “in cui tutti perdono”. “La visita di Sánchez – prosegue Cui – che si aggiunge a quelle di altri leader europei come il francese Emmanuel Macron o il tedesco Olaf Scholz, dimostrano che la Cina è cruciale all’ora di affrontare grandi temi, siano sulla guerra o sul cambiamento climatico”.

L’obiettivo cinese è quello di dividere l’Unione. È una strategia che dura da tempo, e mira a costruire un dialogo bilaterale con i singoli Paesi in modo che mettano l’interesse diretto, nazionale, prima di quello dell’Ue. In tal modo la Cina sa di avere maggiora forza negoziale e poter tutelare maggiormente le proprie priorità.



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