Le francesi Naval Group e Couach hanno siglato un accordo per sviluppare sistemi autonomi di combattimento navale, dei veri e propri droni marittimi. L’intesa si inserisce nel contesto della cresta di interesse (tra cui quella italiana) verso questo tipo di piattaforme, anche a seguito dei risultati raggiunti dagli ucraini nel mar Nero
Quella dell’importanza crescente dei veicoli a pilotaggio remoto (i cosiddetti droni) nelle operazioni di combattimento è una delle principali lezioni apprese dal conflitto russo-ucraino, non solo nelle loro configurazioni aeree, ma anche in versioni terrestri e soprattutto navali. È infatti in quest’ultimo dominio che si inserisce In questa ottica si inserisce l’accordo raggiunto dalle due società cantieristiche francesi Naval Group, mediante la controllata Sirehna, e Couach. La partnership tra le due aziende mira a conquistarsi una posizione nel mercato dei droni navali di superfice, gli Usv (Unmanned surface vehicle), producendo piccoli sistemi, da schierare rapidamente e pronti al combattimento. L’accordo, raggiunto a fine agosto, mette a sistema le capacità cantieristiche e combat-oriented di Naval Group con l’esperienza di Couach nel campo delle tecnologie da remoto e del design innovativo e su misura. La partnership punta a offrire alla Marine nationale francese un fornitore domestico di droni navali, sia di superficie sia sottomarini, per incontrare le rinnovate esigenze delle forze navali.
La lezione ucraina
Sul piano delle operazioni di combattimento, l’uso droni di superficie ha permesso alle Forze armate ucraine di mettere in scacco la flotta russa del mar Nero in questi due anni e mezzo di conflitto. Con gli assetti navali russi bloccati nel mar Nero a causa della chiusura degli stretti turchi di Bosforo e Dardanelli, l’Ucraina ha condotto, e conduce tuttora, una serie di attacchi, portati a termine da natanti a pilotaggio remoto, contro i vascelli russi posizionati intorno alla Crimea e al porto di Sebastopoli. La letalità e la scarsa rilevabilità di questi mezzi, unitamente al loro basso costo di produzione, hanno permesso di infliggere dure perdite alla marina russa, nonché di colpire infrastrutture portuali e centri di comando. Anche nel mar Rosso, le milizie degli Houti abbiano condotto attacchi contro naviglio commerciale avvalendosi, tra le altre cose, di Usv lanciati da navi-madri con equipaggio.
Lo sviluppo navale
La Francia non è l’unico Paese a prendere in considerazione una rimodulazione delle proprie forze navali che faccia più affidamento sulla componente unmanned. Già da tempo la Royal navy britannica e la stessa Marina militare italiana stanno valutando concretamente un impiego più massiccio di droni navali, sia per scopi di pattugliamento e ricognizione in alto mare o nei fondali — lungo infrastrutture critiche come le condutture energetiche o informatiche — sia per operazioni offensive. Una maggiore integrazione di sistemi autonomi, tra l’altro, e a pilotaggio remoto può rappresentare un utile contrappeso anche al problema del calo di personale e della crisi dei reclutamenti. Inoltre, l’utilizzo di droni, pilotati o autonomi, permette di mettere a repentaglio meno vite umane nella conduzione delle operazioni, e di impiegare assetti più facilmente “spendibili” e rimpiazzabili a costi sostenibili.
L’emergere di sempre più attori nel campo della ideazione e produzione di Usv riflette la crescente importanza di questi assetti per i conflitti del futuro e per la sicurezza delle infrastrutture critiche sottomarine e delle rotte commerciali. Anche l’Italia costituisce un attore all’avanguardia nel campo, avendo recentemente inaugurato il Polo nazionale della subacquea a La Spezia. In quest’ottica una futuribile collaborazione tra Italia e Francia nel campo dei droni navali potrebbe rappresentare un ulteriore successo della partnership transalpina, dopo gli eccellenti risultati raggiunti dal programma delle fregate Fremm.